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Ferrara, la “fuga” dei medici di base: «Costi alti, servono incentivi»

Stefano Ciervo
Ferrara, la “fuga” dei medici di base: «Costi alti, servono incentivi»

Trenta in meno in pochi anni, bandi disertati: «L’Asl ci aiuti»

22 luglio 2023
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Ferrara Medici in fuga dagli ambulatori e, questo è il rischio, dai Centri di assistenza urgenza. Il numero di uscite degli ultimi anni, con una “striscia” che arriva a queste settimane quando hanno comunicato l’addio, per vari motivi, altri quattro professionisti. «Le difficoltà e i costi per i medici di base sono crescenti e il mancato accordo con l’Asl per gli aiuti alle Medicine di gruppo è un ostacolo: e pensare che potremmo aiutare anche a smaltire le code delle visite specialistiche» dice Francesco Levato, esponente del sindacato Fimmg e fresco referente di Distretto per le cure primarie.

Numeri e casi Che non vi sia una corsa a coprire i posti vacanti negli ambulatori e nelle ex Guardie mediche lo testimoniano i due più recenti bandi, che sono andati quasi interamente deserti. Il numero dei medici di base del resto sta costantemente diminuendo, una tendenza iniziata prima del Covid e che certo la pandemia ha accentuato. Nel 2018 le convenzioni con l’Asl erano 243, salite a 248 nel 2020, il primo anno di Covid; da lì in poi la discesa è stata costante fino a 219 medici di base di inizio 2023. «Abbiamo perso una trentina di professionisti in pochi anni» è il conteggio di Levato, con un tasso di abbandono delle convenzioni esploso appunto durante la pandemia: da 16 nel 2019 al picco di 33 nel 2020, ma anche i 27 sconvenzionamenti dell’anno scorso e i 15 fino a luglio 2023 sono indicatori preoccupanti.

Le conseguenze si stanno facendo sentire anche sulle Medicine di gruppo: a Lagosanto uno dei tre medici si trasferirà a Ferrara, e due non bastano per andare avanti. Nella Mdg dello stesso Levato, la Naviglio, è atteso un arrivo da Ambrogio per compensare il medico che ci congeda, ma poi ci sarà da coprire il posto vacante.

Tanti perché L’aumento degli abbandoni è solo il parte spiegabile con il “cluster” di età pensionabili riscontrabile in questi anni, «vediamo colleghi andare via anche prima di quel traguardo» spiega il referente di Distretto. Ci sono quindi dei motivi “aggiuntivi” e per illustrarli Levato comincia da lontano: «Il Pnrr ha previsto fondi anche per le infrastrutture della sanità, ma la formazione dei professionisti? Inoltre c’è un problema di costi che non è più eludibile».

L’accordo regionale del luglio 2022 aveva consentito ai medici di aumentare il tetto di pazienti, dando loro in cambio ulteriori fondi per l’assunzione di un infermiere e un segretario per gestire l’ambulatorio. Alla convenzione nazionale che riconosce 4 e 3,5 euro a paziente rispettivamente per infermiera e segretaria, l’accordo regionale ne aggiunge 3 e 1,28 con il vincolo, però, di sbloccarli a livello locale dopo aver concordato l’impegno orario. «È da settembre che stiamo trattando con l’Asl, sembrava fossimo all’incontro decisivo ma è stato tutto rinviato all’1 agosto - racconta Levato - Così in questi mesi solo 6-7 Medicine di gruppo su 30, delle quali 23 inserite negli accordi, hanno ottenuto l’integrazione, in quanto si erano già organizzate sul fronte degli orari, e solo per il personale amministrativo. E nel frattempo c’è stata la novità degli infermieri di comunità».

L’altra rimostranza dei medici riguarda il mancato rinnovo dell’accordo con l’Asl per favorire l’attività delle Medicine di gruppo, «è scaduto dal 2020 e da allora non si costituiscono più Medicine di gruppo: in questo quadro generale - è sempre il referente di Distretto a parlare - s’innestano situazioni specifiche come quella di via Comacchio, che è stata esclusa dall’accordo e quindi non ha più agevolazioni per progettualità e servizi».

In questa situazione, è il corollario, le Mdg non hanno la possibilità di aiutare nello smaltimento di alcune liste d’attesa specialistiche, «tra i nostri colleghi ci sono tanti laureati in dermatologia, urologia o reumatologia, che potrebbero mettersi a disposizione dei pazienti alla ricerca di appuntamenti per visite» sottolinea ancora Levato.

E ai sindaci L’Asl non è l’unico referente dei medici di base in questa fase rivendicativa. «C’è il problema dei costi dei singoli ambulatori, anche nei paesi della provincia, dove infatti è sempre più difficile trovare medici disponibili a trasferirsi. I sindaci - è l’appello conclusivo di Levato - dovrebbero dare una mano a reperire sedi con affitti calmierati, altrimenti il rischio è di aumentare il numero delle zone scoperte con pochi pazienti, magari 2-300, perché con questi numeri non si pagano nemmeno le spese».

A Venezia ai medici di base viene fornito l’appartamento, qui viene richiesto comunque un aiuto. 

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