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Gli effetti della grandinata

Bomba di ghiaccio: la conta dei danni. E San Bartolomeo è un paese in ginocchio

Bomba di ghiaccio: la conta dei danni. E San Bartolomeo è un paese in ginocchio

Report dalle frazioni ferraresi con edifici “bucati”. A Marrara farmacia e Zanzi. Tetti, auto, finestre, pannelli fotovoltaici finiti a pezzi. Una residente: «Chiusa in casa ho pianto»

26 luglio 2023
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Ferrara Una specie di bomba a grappolo fatta di ghiaccio, duro come un sasso. Ogni palla, grande come una pesca, è stata sparata contro case, palazzi, capannoni, caserme, magazzini, ricoveri di attrezzi, negozi, arredi da giardino, frutteti e campi coltivati, veicoli in marcia o parcheggiati vicino a casa. Milioni di euro di danni già stimabili a occhio: un costo collettivo imponente che si aggiunge ad un conto ancora aperto e recapitato a rate, dal clima impazzito, a famiglie e imprese della provincia, una superbolletta che comprende anche precedenti gelate, grandinate e alluvioni.


Ma c’è anche l’aspetto psicologico: conviene oggi tenere parcheggiata l’auto in strada risparmiando sul costo del garage? Si è ancora sicuri dentro casa se quelle gragnuole forano tetti e infrangono finestre come fossero di carta? E se si viene sorpresi in strada, come ci si può difendere da fendenti potenti come pugni ?

«Sabato mi sono chiusa in casa e ho pianto per la paura», racconta Chiara che di temporali, anche brutti, ne ha visti tanti. Ora assieme al marito, Gabriele Zaccarini - abitazione, mezzi e attrezzi agricoli in via Cavo Ducale, fra San Bartolomeo e Marrara – mostra uno dopo l’altro i danni che dovrà riparare attingendo anche dal proprio conto. «La tettoia in fibrocemento è andata, bucata come una groviera – racconta Zaccarini – Ma sono da rifare tutti i tetti, la grandine ha sbriciolato i coppi in un quarto d’ora, devo cambiare le tapparelle, i vetri di porte e finestre, l’auto non si può più usare. «L’acqua filtra dal tetto e piove in camera da letto», aggiunge la moglie. La famiglia è assicurata contro i danni da eventi atmosferici, come molte imprese. Ma in tanti dovranno cavarsela coprendo le spese solo con i propri risparmi. Per qualcuno sarà un bis, anche ravvicinato. «Molte famiglie qua attorno – spiegano Chiara e Gabriele – hanno da poco rifatto i tetti....».


In paese, a Marrara, il farmacista, Luca Padovani, ha sostituito domenica scorsa decine di coppi in cemento sopra la casa e la farmacia grazie al soccorso di un’impresa edile. Le macerie sono riunite in due cumuli in attesa di rimozione.

Riccardo Zanzi, che ha un negozio di articoli di giardinaggio a 200 metri dalla farmacia, indica la copertura di capannone e rimessa, strato doppio di eternit, perforate come burro. «Se piove qui sotto dovrò usare i secchi», commenta. La riparazione di tetti e tettoie ha un costo altissimo se c’è anche l’eternit da smaltire. «Questo è un danno da 50-60mila euro – la valutazione di Zanzi – E dovrò sistemare anche il tetto di casa. Questi immobili hanno retto bene anche al terremoto, sono qui da 58 anni».

A San Bartolomeo, frazione confinante, è andata anche peggio. Non c’è famiglia che non abbia dovuto fare i conti con la bomba di ghiaccio. Percorrendo via Masi si coglie il via vai incessante dei veicoli delle imprese edilizie, sui tetti delle abitazioni si notano gli operai al lavoro per ripristinare i coppi spezzati dalla furia della grandinata, i nastri bianchi e rossi a delimitare le pareti esterne delle case e della caserma dei carabinieri probabilmente per il rischio di caduta di tegole in frantumi.

In via Masi è parcheggiato un mezzo dei vigili del fuoco. Davanti al monumento dedicato ai caduti c’è un faretto crivellato. A pochi metri, la proprietà di Eliano Fabbri, mostra tutti i segni dell’azione delle raffiche di ghiaccio, seppur contenuta in pochi minuti. I vigili del fuoco di Portomaggiore, con l’aiuto di personale e mezzi messi a disposizione dal gruppo volontari di Copparo, rimuovono i coppi frantumati sul tetto. Nella rimessa c’è un’auto con i vetri spaccati. «Era parcheggiata di fianco a casa, in pochi minuti la carrozzeria è stata ammaccata in decine di punti. Tre anni fa, a causa di un fenomeno simile – ricorda Eliano Fabbri – era già stata danneggiata. La carrozzeria si può riparare ma costa: quella volta quasi 10mila euro». Cifre che impongono un dilemma: sostenere l’importo della riparazione o puntare sull’acquisto di un veicolo nuovo oppure usato?


Le palle di ghiaccio hanno letteralmente asportato brandelli di plastica dalla pila di sedie incolonnata vicino alla porta dell’abitazione (le case della zona mostrano coperture da 110% rovinate da decine di acciaccature, teli di copertura di sedili ad altalena ridotti a stracci penzolanti, finestre a pezzi su molte facciate). La moglie di Eliano, Elisabetta, ricorda il rumore del bombardamento: «Era di una violenza tremenda, mai sentito e visto nulla di simile». Eliano si ferma vicino a una finestra dove sono rimasti solo spicchi di vetro.

A un chilometro, in via Moggi, c’è il frutteto di un familiare. Negli ultimi mesi l’impianto agricolo ha subito tre aggressioni devastanti: una gelata in primavera, una grandinata in maggio e quella di sabato scorso. Sei ettari di pere (abate, fetel, kaiser, carmen) in parte cadute, in parte rimaste appese ma scavate dai colpi micidiali dei chicchi che ne hanno risparmiato solo una piccola quantità. «Decine di migliaia di euro in fumo – valuta a spanne Eliano – Sì l’assicurazione paga, ma c’è la franchigia, il decimo più alto del costo che non viene rimborsato e poi si fa riferimento ai prezzi dell’anno prima. È chiaro che si può avere la tentazione di abbandonare l’attività».

Nella vicina via della Signora, Franco Scaramagli siliconava ieri il supporto della luce del cancello elettrico. Il tetto di casa, oltre ai coppi sbriciolati ha avuto il 70% dei pannelli fotovoltaici gravemente danneggiati, l’antenna da riparare, le finestre di alluminio ammaccate e i lampioni abbattuti. «Qui le ditte presenti sono tutte al lavoro. Ce n’è una di Pontemaodino che sta rispondendo alle chiamate».

I pannelli fotovoltaici sono fessurati su ogni copertura, al posto dei vetri degli abbaini sono comparsi teli di plastica per evitare che l’eventuale pioggia arrivi dentro casa. Sulla strada non c’è una sola auto rimasta indenne: tutte coperte da teloni perchè lunotti e parabrezza sono finiti in pezzi. Scaramagli punta lo sguardo verso i contenitori delle ramaglie: «Hera non li svuota, stiamo tenendo la frazione vegetale da smaltire nei nostri cortili e giardini».

Su via Masi il cellophane copre l’intera vetrata d’ingresso di un’abitazione. «Il danno vero – spiega il residente – è il tetto da rifare». Il capannone dell’azienda Coferasta è recintato da nastro bianco e rosso, le vetrate spaccate – all’ingresso della frazione – è come se parlassero: «Qui sopra si è rotto il cielo e ha pianto le sue lacrime di ghiaccio». l

Gi.Ca.

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