La Nuova Ferrara

Ferrara Due ambiti su tre in gioco, centinaia di milioni sul tavolo assieme ad altrettanti posti di lavoro. Questo è il risiko della raccolta rifiuti in provincia di Ferrara, un quadro in movimento con l’unica eccezione di Argenta, dove Soelia è forte dell’affidamento in house valido fino al 2033. Sia per Ferrara, con la gestione Hera, che per il resto del territorio “ripulito” da Clara, il 2024 sarà l’anno decisivo per assegnare una gestione quindicennale che vale cifre mai viste dalle nostre parti, passando ancora per affidamenti a realtà pubbliche oppure, per la prima volta, attraverso una gara europea. È sicuramente più vicino alla gestione diretta l’ambito Alto-Basso Ferrarese, ma questo scenario non è formalmente escluso nemmeno per il capoluogo: dipende dalla decisioni del Comune dopo lo studio sulla pubblicizzazione del servizio commissionato ad Unife.

La situazione Sia l’ambito Ferrara che quello del resto della provincia, Argenta esclusa, sono in proroga rispetto agli obblighi di gara europea, che viene varata da Atersir. L’Agenzia interregionale ha già provveduto negli ultimi dieci anni a mettere a gara quasi tutti gli ambiti regionali, con l’eccezione appunto dei due ferraresi, di Rimini e Reggio: peraltro Ferrara Hera è in proroga dal 2017, gli altri due da qualche anno prima. Clara è una società partecipata dai Comuni, che hanno appunto chiesto per lei l’affidamento quindicennale in house, e da Bologna arrivano segnali in questa direzione: «Contiamo di concludere l’affidamento entro il 2024, una volta risolte le ultime questioni ancora aperte» spiega Vito Belladonna, direttore Atersir. Tra queste non vi è l’obbligo di avere in azienda il ciclo completo dei rifiuti, in sostanza di possedere un inceneritore e impianti di trattamento delle frazioni riciclabili, perché per legge il completamento è possibile attraverso accordi con altre aziende (ad esempio Hera). In caso di affidamento Clara avrebbe 15 anni di servizio garantiti, una condizione che potrebbe essere messa in discussione solo da cambiamenti nella natura della società.

Completamente diverso lo scenario per quanto riguarda Ferrara, ambito rifiuti che vale quasi 400 milioni nel quindicennio, per il quale Atersir, che preparato da tempo il terreno, attende appunto la decisione definitiva di Palazzo Municipale, dopo diverse proroghe ottenute da Hera in questi anni anche per gli investimenti sostenuti passando al sistema di raccolta misto, tra calotte a tessera, raccolta stradale in centro e altri ambiti, e tariffa puntuale.

L’orientamento L’assessore Alessandro Balboni, che sta seguendo la partita fin dall’inizio, ieri ha fatto un passo avanti verso la gara europea. Anzitutto ha chiarito la tempistica, «la decisione dovrà essere presa entro il 2023», quindi niente slittamenti ulteriori.

Poi ha esplicitato un orientamento tratto dall’analisi dello studio Unife: «Il report lo abbiamo pubblicato sul sito, quindi ognuno può farsi la propria opinione. La mia è che tutte le modificazioni dell’assetto attuale (gestore non pubblico e sistema di raccolta misto, ndr) rappresentino un maggiore costo per i cittadini e bollette più elevate. Per passare alla gestione diretta dovremmo accendere mutui e vendere azioni Hera, dismettendo parte del patrimonio pubblico. Inoltre, guardando ai risultati dell’attuale sistema, nel 2023 avremo una tariffa rifiuti più bassa del 10%, mantenendo il trend di questi quattro anni di mandato, con un servizio sufficiente. Va inoltre tenuto conto che Ferrara è un centro Unesco, con standard di decoro da conservare anche tenendo il meno possibile su strada i sacchetti di rifiuti».

L’alternativa inoltre non convince Balboni, «gli elementi di criticità di altri sistemi di gestione e di raccolta non possono essere banalizzati». Ora la decisione, che non potrà che essere di sindaco e giunta. l

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