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Ferrara, il granchio blu nei menù: richiesta nei ristoranti ma non nelle pescherie

Annarita Bova
Ferrara, il granchio blu nei menù: richiesta nei ristoranti ma non nelle pescherie

I ferraresi lo sanno gustare ma non lo vogliono cucinare: «È difficile, la preparazione richiede tempo e fatica»

10 agosto 2023
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Ferrara Il granchio blu pare avere una sola qualità, di non poco conto: è buono da mangiare. La polpa si presta per primi piatti come anche per fritture e grigliate e in questo periodo di abbondanza (forse anche troppa) è comparso anche nei menù delle sagre di tutta la provincia. Nei ristoranti, a dire il vero, il granchio blu viene proposto da qualche anno, ma il realtà nel ferrarese non è un piatto molto amato: lo si conosce in realtà poco e soprattutto non è così semplice da “gestire”.

Nei ristoranti In città il granchio blu si può gustare da Makorè in via Palestro (che però è al momento chiuso per ferie) e anche Cucina Bacilieri in via Terranuova ha proposto nel tempo alcuni piatti. «Lo abbiamo nel menù ma non lo teniamo al banco pescheria - spiegano da Makorè, dove il pesce viene anche venduto al dettaglio -. È un prodotto molto particolar, come lo sono poi tutti i crostacei. Bisogna saperli lavorare bene e soprattutto i granchi blu possono anche essere pericolosi perché quando il granchio capisce cosa sta succedendo e usa le chele per pizzicare con tutta la sua forza. E per poterli gustare in tutta la loro bontà, vanno venduti ancora vivi. A Ferrara la richiesta non c’è, le persone non sono abituate a proporlo in tavola». Al mercato ittico «si trova ormai da diversi anni, prima naturalmente era molto più caro, adesso il prezzo è crollato». Dai 15 euro al chilo circa, si è passati agli otto, arrivando anche a cinque. «Noi proponiamo un primo piatto particolare, magistralmente preparato dal nostro chef Denny Lodi Rizzini: la canatella di granchio blu, chutney di cipolla e zuppetta di miso. Da assaggiare, subito dopo le ferie!».

Nelle pescherie «Di granchi ne abbiamo, ma non quelli blu». I fratelli Ferroni sono punto di riferimento per i residenti in zona Acquedotto, e non solo. Arrivano direttamente dal mare con la loro postazione mobile. «Non li abbiamo, non si vendono - dicono convinti -. Sono certamente buoni ma i nostri clienti non li consumano. Io ci stavo rimettendo un dito con un esemplare abbastanza grosso, e sono del mestiere. Potrebbe diventare un prodotto d’élite, per cene o occasioni particolari. Al mercato ittico è in vendita regolarmente da cinque anni, e viene acquistato principalmente da cittadini cinesi o filippini». Piuttosto «siamo molto preoccupati per le nostre vongole e cozze, quello sì. Il timore è che i prezzi possano salire alle stelle perché di prodotto se ne trova sempre meno, mentre la richiesta è davvero tanta».

Stessa posizione per la pescheria friggitoria in Villa Fulvia: preferiamo lasciare stare. Le ragioni sono tante. I clienti sono curiosi, fanno domande ma alla fine vanno sempre sul classico».

Le sagre Il granchio blu è invece entrato con entusiasmo nel menù di tante sagre in tutta la provincia di Ferrara. Il prezzo molto basso di questo periodo ha invogliato gli organizzatori a proporre nuovi piatti e dopo il tipoco “guazzetto cozze vongole” ecco arrivare i ravioli e i tagliolini, le polpette, il fritto e gli spiedini alla griglia. Ma anche granchio in umido e sedanini alla polpa di granchio. Lo slogan, proposto non a caso in accordo con gli acquacoltori è “loro mangiano le vongole e noi mangiamo loro”. Una risorsa per i pescatori? Nì. A patto che si riesca a contenerlo in ogni modo possibile. l