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San Bartolomeo, un mese dopo: «La grandine ha distrutto e ferito»

San Bartolomeo, un mese dopo: «La grandine ha distrutto e ferito»

Ombretta Vecchi ha riportato la rottura dell’avambraccio e porta ancora il gesso. Molti residenti attendono i lavori. Famiglie con conti da decine di migliaia di euro

22 agosto 2023
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San Bartolomeo Ombretta Vecchi ha ancora l’avambraccio coperto dal gesso. Un chicco di grandine, più veloce e pesante di un sasso, le ha rotto il radio un mese fa e solo oggi – durante la visita programmata con l’ortopedico – saprà se l’osso si è saldato. A San Bartolomeo in Bosco, frazione vocata all’economia agricola una quindicina di chilometri a sud di Ferrara, tutti conoscono la sua storia e anche quella di una signora «che stava lavando i piatti vicino alla finestra della sua abitazione, in paese, quando ha rischiato un occhio perché la grandinata ha spaccato il vetro».

I chicchi di ghiaccio non hanno risparmiato le cose esposte (tetti, pareti esterne, finestre, auto, arredi, luci, antenne) ma anche le persone che nel quarto d’ora in cui, il 22 luglio scorso, infuriava la tempesta non hanno avuto la possibilità di proteggersi dalla gragnuola che ha bersagliato il paese. «È avvenuto tutto nel giro di pochi minuti all’inizio del pomeriggio – racconta Ombretta Vecchi – All’improvviso hanno iniziato a cadere chicchi grandi così e ho pensato di portare l’auto in garage. Purtroppo non sono riuscita ad evitare il danno all’auto e ho riportato anche un grave trauma ad un braccio. L’osso si è spezzato e sotto ho un ematoma che resta lì nonostante i trattamenti». Nelle scorse settimane è riuscita a riparare i fanali dell’auto, «la carrozzeria però la lascio così, non posso sostenere il costo della riparazione. Comunque nel giro di un paio d’anni ho dovuto fronteggiare altri danni al tetto, sempre a causa di una grandinata, e l’anno scorso il vento ha strappato l’antenna tv».

A San Bartolomeo c’è chi ha iniziato a mettere in fila la sequenza degli ultimi eventi meteorologici che hanno costretto imprese e famiglie ad aprire il portafogli e la preoccupazione è palpabile. Molti residenti dovranno pagare decine di migliaia di euro per ripristinare la situazione precedente la grandinata. E per qualche impresa, come Simoni, grossista di frutta e verdura con frigo e capannone sulla strada principale, il costo è molto più salato: «Abbiamo subito danni per 500mila euro».

I ponteggi, anche in pieno agosto, affiancano le pareti esterne di molte abitazioni: i tetti – soprattutto quelli coperti da vecchi coppi in cotto – dovranno essere in buona parte ricoperti da nuovo materiale. Ma sotto bisognerà posare le guaine di cui molte abitazioni e palazzine sono sprovviste.

Eliano Fabbri conserva in cortile un cumulo di macerie che i vigili del fuoco, un mese fa, avevano prelevato dalla sommità della casa per mettere il tetto in sicurezza. Dovranno essere rimosse dal Comune. La famiglia sta aspettando i preventivi richiesti ad alcune aziende edili per fare i lavori. «Sono tutte molto impegnate, dobbiamo avere pazienza. L’ordine di grandezza della cifra? Siamo sopra i ventimila euro. I tempi sono lunghi, quest’anno abbiamo dovuto rinunciare anche a qualche giorno di vacanza perché se piove l’acqua entra in casa».

Oltre al tetto semiscoperto, l’abitazione dei coniugi Fabbri ha riportato danni alle finestre (vetri rotti) e all’auto di un familiare. «La carrozzeria ci ha detto: “Se riuscite a trovare lunotto e parabrezza li montiamo noi”».

Il figlio, agricoltore, ha perso l’intero raccolto di una varietà di pere. «Per la altre due varietà siamo in attesa della perizia, ma sono costi giganteschi e purtroppo ricorrenti. Per i risarcimenti aspettiamo notizie dalle associazioni agricoltori», racconta Fabbri. Esattamente di fronte, attraversata la strada, c’è “Frutta più”, negozio gestito da Catia e Goffredo. Il negozio ha subìto danni alla vetrina («il perito è venuto sabato scorso», ricorda Goffredo) mentre la palazzina che ospita lo spazio commerciale è incoronata da un cantiere: «Stanno rifacendo il tetto, la grandinata ha spaccato tutto».

L’auto, parcheggiata nel piazzalino prospiciente, è segnata dalle ammaccature provocate dai chicchi. «Ma dovremo occuparci anche di casa nostra, la grandinata non ha risparmiato neppure quella».

Qualche centinaio di metri verso l’imbocco di via Masi (da via Frasbalda) c’è un altro cantiere allestito, ma in pausa ferragostana. Alberto, Claudia e Diego, il figlio della coppia, raccontano che «la famiglia dovrà sostenere i lavoro di riparazione di cinque immobili danneggiati un mese fa». Come per molte famiglie residenti alcune case sono assicurate contro i danni da maltempo («ma vediamo poi quanto rimborsano concretamente», commentano in paese) e altre no.

La palazzina che si affaccia su via Masi non è protetta da polizze, un conto dei danni a carico dei condòmini – già in parte quantificato – parte da 40mila euro. Tetto, finestre, pensiline mutilate, la copertura del box esterno bucata come uno scolapasta sono lo scenario che accomuna centinaia di famiglie locali.

I nastri rossi e bianchi che delimitano le aree dove tetti, cornicioni e finestre rischiano di perdere ancora qualche frammento sono spuntati un po’ ovunque, come i teli di plastica posati sui tetti in attesa degli operai. Molti pannelli fotovoltaici presentano ancora l’aspetto bersagliato di un mese fa. I tempi di attesa sono lunghi, le imprese di installazione e manutenzione sovraccariche di lavoro, qualcuna ferma per ferie. Franco Scaramagli e la moglie Morena abitano in una casa indipendente a poca strada dalla caserma dei carabinieri. «Abbiamo contattato i muratori ma per il cantiere bisogna aspettare settembre», la loro tabella di marcia.

La grandinata qui ha spaccato decine di coppi. «Ma questi non si trovano più – spiega Franco Scaramagli – li trasferirò su una parte del tetto per sostituire quelli simili, ma rotti, sull’altra dovrà posare una nuova copertura». I chicchi hanno ammaccato le tapparelle in metallo, anche le luci del giardino e i pannelli fotovoltaici sono da sostituire. Assicurato? «Purtroppo no». Più avanti, sulla strada, un paio di auto sono avvolte in grandi teli stretti da elastici. Vetri rotti, sostituiti da “tappabuchi” in plastica, e carrozzerie butterate. Lì vicino, sopra la banca, la parete “ferita” di un palazzo. Il residente azzarda il paragone: «Non ricorda un po’ la guerra in Ucraina?».

(gi.ca.)

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