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Granchio blu

Goro, il “nemico” sul piatto non piace ai pescatori: «Non è una risorsa, tuteliamo la vongola»

Alessandra Mura
Goro, il “nemico” sul piatto non piace ai pescatori: «Non è una risorsa, tuteliamo la vongola»

«A due euro al chilo, occorrerebbero 500 quintali per fare giornata». Ipotesi pesca a strascico

25 agosto 2023
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Goro Lo hanno detto e ripetuto, il granchio blu non è una risorsa. E l’idea di commercializzarlo - comunque non come unica soluzione - avanzata dal ministro Lollobrigida, non ha incontrato l’entusiasmo dei pescatori, fieri della loro miticoltura e della loro vongola apprezzata in tutto il mondo. «È improponibile – commenta Davide Pozzati, della coop San Pietro e presidente Trepponti –. Siamo duemila imprese, con il granchio blu a due euro al chilo servirebbero 500 quintali al giorno per arrivare a 50 euro a giornata. La priorità è la salvaguardia della vongola».

Deluso Antonio Cavallari, presidente della coop Logonovo di Comacchio: «In pratica ci hanno detto che siamo stati bravi e che dobbiamo procurarci delle nasse e incentivare lo sbocco commerciale del granchio blu». Per Cavallari è necessario fare chiarezza sulla destinazione dei quasi tre milioni di aiuti: «Arrivano molte segnalazioni, da vari territori, sulla presenza del granchio blu. Ma i fondi vanno dati a chi davvero fa impresa, a chi va in mare». E bisogna essere autorizzati a catturare il granchio blu anche all’esterno delle concessioni. Secondo Ennio Massimo della coop Magica di Comacchio, «stanziare 2,9 milioni di euro con le perdite che abbiamo subito è inconcepibile». Anche Cristian Pappi, presidente di Tecnopesca e vicepresidente dei Trepponti critica la promozione del granchio blu: «Bisogna salvare il capitale della vongola, non far diventare il granchio blu il capitale».

Prima dell’inizio dell’incontro, tra le richieste a tenere banco c’erano gli aiuti per lo smaltimento del granchio, le cui spese sono sostenute dai pescatori, e la possibilità di utilizzare le volanti per la pesca a strascico: «Con questo strumento saremmo in grado catturarne dieci volte di più rispetto a ora», calcola Franco Farinelli (Trepponti): «Con le nostre attrezzature è una lotta impari. L’obiettivo deve essere riuscire a pescare in misura maggiore rispetto alla riproduzione, solo così si ristabilirà l’equilibrio». Le reti di protezione? «Un tentativo disperato svolto con gli ultimi soldi in tasca», secondo Alessandro Gelli: «Se per paradosso il problema del granchio blu si risolvesse oggi, la produzione non ripartirebbe prima del 2025». «Non riusciamo a rimpiazzare il seme, è un disastro. E i sistemi adottati, come i teli, funzionano in una zona e non in un’altra», aggiunge Davide Castellani (coop Venus). «Tra un mese al massimo siamo fermi - è la previsione di Mauro Finotello - e oltre al danno, la beffa: dobbiamo pagare noi lo smaltimento». E anche sulla “filiera” della riconversione si sta ragionando, come avvenuto anni fa con il pesce azzurro, trasformato in concime organico.l

A.M.

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