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Le indagini

Ferrara, omicidio Buzzi: baristi in carcere anche per protezione

Ferrara, omicidio Buzzi: baristi in carcere anche per protezione

Riflettori sui minuti prima del delitto. Verifiche su una chiamata al 112 per segnalare un precedente minaccioso passaggio in moto di Buzzi. La misura cautelare per i due Di Gaetano giustificata dal pericolo di fuga per evitare possibili vendette

03 settembre 2023
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Ferrara Quanto sia delicata la situazione dopo la morte di Davide Buzzi lo si capisce da uno dei motivi per i quali Giuseppe e Mauro Di Gaetano, padre e figlio accusati di omicidio, sono stati trattenuti in custodia cautelare in carcere, perché oltre al pericolo di reiterazione del reato, alle modalità con cui hanno ucciso, c’è anche il pericolo di fuga. E non per sfuggire alla giustizia, bensì per sfuggire a una possibile vendetta.

Vendetta che è il filo conduttore della vicenda che ha sconvolto Ferrara in questi primi giorni di settembre. Buzzi, 42 anni, e L.P. - il 20enne ricoverato in gravissime condizioni al Sant’Anna dopo aver ricevuto una coltellata al ventre e un forte colpo alla mandibola - sono andati al bar Big Town di via Bologna, di cui Mauro Di Gaetano è titolare, venerdì sera, verso le 23,15, per vendicare la morte di Edoardo Bovini, figlio “acquisito” di Buzzi, morto fuori dal locale dopo aver accusato un malore. Una morte per la quale il 42enne era convinto di aver individuato i responsabili: un tunisino, da lui accusato di aver venduto la cocaina a Bovini (e che potrebbe aver causato il malore, in collegamento a un difetto cardiaco a lui noto), che voleva picchiare e che trovò rifugio al bar Condor tra via San Romano e via Mayr, e che poi è finito sotto tutela da parte delle forze dell’ordine; il bar Big Town, dove Bovini avrebbe assunto lo stupefacente, e i cui gestori non avrebbero chiamato per tempo i soccorsi (secondo lui, come dimostra un suo commento su Facebook, arrivati con 40 minuti di ritardo). In questo contesto, stando alla denuncia presentata da Mauro Di Gaetano (che quel fatidico giorno, da quanto risulta, non era nemmeno a Ferrara ma nell’altro bar da lui gestito a Modena), Buzzi lo avrebbe taglieggiato “imponendogli” di chiudere entro il 25 settembre e di consegnargli anche 3mila euro. Pena la distruzione del locale. Da qui la denuncia per estorsione. I fatti, purtroppo, dimostrano che Buzzi abbia voluto dare corso al suo intento o quando meno incutere timore, presentandosi nel bar insieme a L.P. e con una tanica di benzina. Un intento che si è scontrato con la reazione dei due Di Gaetano, rimasti solo dopo il fuggi fuggi dei clienti. Una reazione violentissima, mortale. Anche spropositata, come appare dalle condizioni in cui è stato ridotto il capo di Buzzi? Per capirlo potrebbe contribuire un approfondimento investigativo: i Di Gaetano avrebbero chiamato il 112 chiedendo un intervento perché Buzzi e il 20enne sarebbero passati poco prima della tragedia, in moto, promettendo di tornare. Intervento che parrebbe essersi limitato a un passaggio per verificare che tutto fosse ok, ma che non ha purtroppo evitato il ritorno di Buzzi. Se così fosse, il non essersi sentiti protetti potrebbe aver amplificato la paura e l’agire irrazionale dei gestori, trasformatisi in macchine di morte.l

Daniele Oppo

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