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Torna Ferrara Sotto le Stelle, Nuccini: «Nei live cerco una visione d’insieme»

Nicolas Stochino

	Arab Strap
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Tre concerti nel cortile del Castello e uno all’Abbado. Il direttore artistico racconta la rassegna

03 settembre 2023
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Corrado Nuccini, chitarrista reggiano, storico componente dei Giardini di Mirò, ma anche al fianco di Emidio Clementi per “Motel Chronicles”, terzo capitolo di un percorso dedicato all’immaginario americano messo in musica (il 21 ottobre l’album verrà presentato a Officina Meca a Ferrara), continua ad essere la guida di Ferrara Sotto le Stelle.

Con lui, direttore artistico del festival da quattro anni, abbiamo parlato della rassegna, delle sue evoluzioni e degli ospiti in arrivo in città.

Nuccini, cosa ricorda del momento in cui l’è stato proposto di diventare direttore artistico del Festival?

«È successo nell’autunno del 2019 quando si stava iniziando a progettare l’edizione del 2020. Ho sentito grande soddisfazione e grande responsabilità perché è un festival che, magari all’interno delle mura cittadine ha una percezione strana, ma a livello nazionale ha una quotazione importante per chi come me ha frequentato diverse serate».

In Italia manca la cultura del festival intesa come nel resto d’Europa e del mondo. Cosa ne pensa?

«L’argomento musicale mette sempre davanti l’appassionato di musica ed il suo genere, per cui c’è una visione filtrata dall’occhio del fan che vuole vedere nel proprio festival preferito gli artisti più importanti. In realtà, sui modelli anglosassoni, spagnoli o americani c’è una visione completamente diversa. In Italia prevale la cultura del boutique festival, realizzati all’interno di cornici prestigiose e che vanno a sfruttare come spazi il nostro patrimonio culturale».

Vale anche per voi?

«Esatto! Quest’anno siamo tornati nel cortile del Castello Estense. La nostra visione è quella di mettere al centro non solo un’opportunità di guadagno, bensì di condividere l’occasione di passare del tempo assieme, fattore che ci è mancato negli ultimi anni di “buco nero”».

Per la prima volta il festival è stato diviso in due parti.

«È dovuto all’adattamento necessario durante e post Covid e al bisogno di adattarci all’offerta musicale cittadina che è diventata più ampia. Per un’esigenza di sana convivenza dobbiamo riuscire a fare ciò che ci piace all’interno degli spazi e dei periodi a disposizione».

Come è avvenuta la scelta artistica?

«Questo è il mio campo e credo che la direzione artistica non sia l’inseguimento di un determinato artista, perché questo spetta ai fan, bensì sono dell’idea che il mio compito sia di seguire la visione generale del festival e quest’anno la tematica è quella di cercare un nostro modo diverso di portarlo in scena. Abbiamo cercato di valorizzare tutti quei punti che intorno a noi ci sembrava fossero meno toccati, che rispecchiano poi il Dna del nostro festival, come per esempio la varietà della scelta musicale, andando oltre le mode e i colori politici di una città che in 27 anni è cambiata diverse volte».

Torna anche la collaborazione con Internazionale.

«Dopo il concerto nel 2021 di Dimartino e Colapesce, l’anno scorso la collaborazione si è interrotta per via del periodo incerto che abbiamo vissuto. Quest’anno siamo riusciti a riprendere in mano la cooperazione tra i due festival e abbiamo organizzato una serata al Teatro Comunale il 28 settembre con ospiti i Kula Shaker».

Impressioni sulle prime 3 date?

«Veniamo da anni difficili ed in generale il mondo dei concerti vive sempre di equilibri precari, per quanto si creda sia un mondo ricco di finanziamenti. Soprattutto per noi che cerchiamo di attuare una politica dei prezzi contenuti, quando la risposta è tanta siamo felicissimi. Le due date sold out di Brondi, che lui stesso ha fortemente voluto, sono state per noi un forte privilegio, anche per mettere insieme tanto pubblico riuscendo a realizzare due serate musicalmente rilevanti e che al tempo stesso hanno aiutato a sostenere il festival».

Giovedì sera si ricomincia, aspettative?

«Per ora abbiamo buone risposte: parecchie delle serate sono quasi complete e per le altre stiamo lavorando per riuscire a portare il massimo del pubblico possibile. Non contiamo sul pubblico al chilo ma puntiamo a regalare a chi assiste al nostro festival una vera esperienza e non solo un semplice concerto».

Info: ferrarasottolestelle.it.l