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Ferrara, appello per il San Giorgio: «Va difeso, oltre alle cure ridà la speranza»

Ferrara, appello per il San Giorgio: «Va difeso, oltre alle cure ridà la speranza»

Parla la promotrice della petizione contro il depotenziamento del centro

05 settembre 2023
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Ferrara «Il San Giorgio non è già oggi quello di 2-3 anni fa. Il calo dei posti letto, temporaneo o no, è solo una parte del problema. L’ospedale sta perdendo un modello di riabilitazione di altissimo livello che si avvaleva sì di specialisti e di macchine (che ci sono anche oggi) ma soprattutto di un contesto positivo: la capacità di accogliere le famiglie e di restituire loro la speranza. Era l’approccio della Riabilitazione di Ferrara impostato dal professor Nino Basaglia. L’azienda ospedaliera deve ripristinarlo perché è unico, non ha eguali neanche all’estero». L’urbanista e architetta Giulia Pascarella è una delle promotrici della petizione contro il depotenziamento del Centro San Giorgio pubblicata sulla piattaforma Change.org che ha superato proprio in questi giorni le 31mila adesioni.

Abita a Caserta ma ha un domicilio anche a Ferrara perché proprio nella struttura destinata ai gravi traumatizzati encefalici, nell’azienda ospedaliera Sant’Anna, è stato curato il figlio, Oscar.

«Era il 6 giugno 2010 quando è avvenuto l’incidente. Mio figlio era in moto, a Lugo, e ha riportato danni gravissimi alla testa e agli arti, con coma e stato vegetativo. Lesioni e fratture che hanno lasciato un segno profondo nel fisico di Oscar, e non solo nel corpo – racconta Giulia Pascarella – Al Bufalini di Cesena è stato sottoposto a un intervento chirurgico durato 18 ore che ha coinvolto specialisti della chirurgia vascolare, neurologi, neurochirurghi, ortopedici. Ci hanno detto subito che non aveva prospettive di recupero: “Suo figlio non ce la farà”. Quelle prospettive si sono riaperte solo quando lo ha preso in carico il San Giorgio, a Ferrara. Una struttura veramente speciale dove Oscar è rimasto oltre un anno e dove ha riacquisito funzionalità che oggi gli consentono di muoversi, parlare, continuare a migliorare, interagire con gli altri».

L’incontro col professor Nino Basaglia, l’artefice del modello ferrarese di riabilitazione che ha fatto scuola grazie al San Giorgio, ha cambiato la vita a Giulia, a Oscar, alla famiglia e «a tantissimi pazienti e loro familiari che qui hanno trovato un servizio esemplare – prosegue la mamma del paziente – Qui ci hanno fatto capire che la strada per sostenere un impegno così gravoso e totalizzante (io ho rinunciato in buona parte alla mia attività per seguire mio figlio) è “lavorare con la stoffa che si ha”». Il realismo può fiaccare le energie, condizionare resistenza, fiducia e tenacia ma «grazie alla capacità di coinvolgere i familiari, all’umanità dimostrata dal personale che ci ha aperto la possibilità di superare progressivamente il dolore e di alimentare la speranza, abbiamo capito che quella battaglia poteva produrre risultati inimmaginabili quando Oscar è arrivato a Ferrara», osserva Giulia. Lavorando «affiancati dagli specialisti e da tutto il personale, che ha mostrato un’alta professionalità, con la vicinanza di volontari impagabili, Oscar ha potuto recuperare diverse abilità. Oggi, grazie a un arco impiantato su una specifica struttura è in grado di tirare le frecce contro i bersagli (lo ha fatto spesso al poligono di Ferrara), ha potuto seguire corsi professionali, è stato inserito in un collocamento mirato, può tenere con le sue due dita un cucchiaio e una matita, ascoltare la musica, parlare».

La famiglia ha conosciuto anche altre strutture similari, «ad Innsbruck, ad esempio, un centro riconosciuto a livello internazionale. E anche in questo confronto il San Giorgio è emerso come una struttura speciale. Oscar è uscito dallo stato vegetativo grazie alle cure ricevute al San Giorgio, grazie a quelle persone (oggi l’Unità Gravi cerebrolesioni è ben diretta dalla dottoressa Susanna Lavezzi) che ogni giorno spingevano noi e i pazienti a tentare un passo in più».

Negli ultimi tempi l’ospedale Sant’Anna, segnala Giulia Pascarella, «ha ridotto i posti letto nel Centro, ha eliminato spazi dove si poteva fare attività sportiva e ricreativa, socializzare. Il suo depotenziamento sarebbe una perdita incolmabile, bisogna restituire al San Giorgio l’impronta che gli aveva dato Nino Basaglia. Solo così per tanti pazienti e le loro famiglie questo resterà un centro che oltre a curare restituisce la speranza». La petizione, oltre alla riduzione dei posti letto (secondo l’ospedale temporanea), evidenzia che l’apertura di 30 posti letto con codice 75 in una clinica di Bologna (Villa Bellombra), in convenzione, potrebbe far scivolare la riabilitazione di alta specializzazione verso il “ privato”.l

Gi.Ca.

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