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Ferrara, l’omicidio ripreso in un video: i baristi si sono difesi da soli

Daniele Oppo
Ferrara, l’omicidio ripreso in un video: i baristi si sono difesi da soli

Le immagini mostrano un assalto a ondate e la risposta dei Di Gaetano. Davide Buzzi e il 20enne che era con lui inaspettatamente sopraffatti

05 settembre 2023
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Ferrara Completamente sopraffatti da chi avrebbe solo dovuto subire. Davide Buzzi e L.P. sono andati al Big Town per fare il disastro, probabilmente dar fuoco al locale con la tanica di benzina che si erano portati appresso. Ne sono usciti annientati da parte di due persone grosse un terzo di loro, lasciate completamente sole anche dai clienti all’inizio dell’assalto. Un assalto avvenuto come a ondate, con lanci di sedie e tavoli, all’inizio con il solo Giuseppe Di Gaetano, 69 anni, padre di Mauro, il titolare del bar in quel momento quasi impietrito, a difendere tutto, a provare a sbarrare la strada e prendersi una gomitata al volto e restituire una coltellata, la prima, quella ricevuta da L.P.. E da qui un primo stop con i due assalitori che entrano ed escono. Nel mentre Mauro Di Gaetano chiama il 118, forse pensa che sia finita lì. Invece no, deve ancora iniziare: ecco la seconda sfuriata improvvisa di Buzzi, che prova ad acchiappare il titolare del bar, non ci riesce e se la prende con l’anziano che cerca di difendersi e lo fa con successo, il figlio si aggiunge in preda al panico, trascinato dalla paura e dalla furia di rimbalzo che essa genera a volte, ed è qui arrivano i colpi che poi saranno quelli mortali, proprio poco prima che arrivi l’ambulanza e che arrivino le prime pattuglie di carabinieri e polizia, in servizio a due passi per il controllo della movida in centro. Qui, forse, è anche il punto in cui è stata valicata la sottile linea rossa che divide la legittima difesa dall’omicidio.

Le immagini della telecamera installata nel locale hanno immortalato tutto o quasi.

Una paura, quella di Mauro e Giuseppe Di Gaetano, che va contestualizzata, perché Buzzi non si è comportato affatto da quel “gigante buono” che i suoi parenti, amici e conoscenti continuano a descrivere nel salutarlo. Una decina di giorni prima della tragedia, secondo quanto denunciato dal barista, minacciò di distruggere il locale se non avesse chiuso entro il 25 settembre e chiese 3mila euro come “risarcimento” per la morte di Edoardo Bovini, figlio della sua prima compagna al quale era attaccatissimo, morto a metà agosto fuori dal bar probabilmente dopo aver assunto della cocaina. Accusava il titolare di non aver chiamato in tempo i soccorsi. Il quale però nemmeno era a Ferrara quel giorno. Un’estorsione, una minaccia che è apparsa talmente seria che ha portato i quattro dipendenti del bar a licenziarsi per il timore di finire male.

Per questo Mauro Di Gaetano ogni giorno chiedeva di avere il supporto di qualcuno dentro il bar, per non rimanere solo e avere una difesa.

Venerdì sera Buzzi sembra aver voluto dare seguito anticipato alla sua minaccia. Passando prima a bordo di una moto (con in sella la compagna) e facendo segno che sarebbe tornato. Un gesto che ha portato Di Gaetano a chiamare il 113. La chiamata è stata dirottata per competenza ai carabinieri, probabilmente non a conoscenza della portata né della minaccia né della precedente richiesta estorsiva, che sono passati per verificare che tutto fosse ok, senza fare ulteriori controlli. Ed è in questo contesto di tipo anche psicologico che va inquadrata anche la reazione dei Di Gaetano quando, nonostante la segnalazione alle forze dell’ordine, si sono ritrovati davanti Buzzi e L.P., la tanica di benzina poggiata sul bancone e la loro violenza randomica.

Questo è quello che è accaduto. Le immagini smentiscono le congetture su ipotetici aiutanti rimasti nell’ombra proposte da conoscenti e amici di Buzzi. Erano davvero due Davide contro due Golia.

Il superamento di quel confine sottile, almeno secondo la lettura attuale della procura e dei carabinieri, ha fatto scattare le accuse di omicidio e di tentato omicidio a carico dei Di Gaetano e il loro fermo con detenzione cautelare in carcere. Da sabato sera i due uomini di 41 e 69 anni sono all’Arginone, isolati per protezione (come sotto protezione è anche il presunto pusher che avrebbe venduto la droga a Bovini e che Buzzi, insieme alla ex, a L.P. e al padre naturale di Bovini, voleva picchiare al bar Condor), perché il rischio che possano subire ritorsioni esiste anche in carcere, ed esiste a maggior ragione anche fuori dal carcere: non è un caso che il pericolo di fuga che giustifica la misura cautelare è, in questo caso, dovuto al fatto che possano voler scappare da possibili vendette, da più parti preannunciate . l

Daniele Oppo

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