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Bondeno, è arrivato l’arrotino: «Amo troppo questo mestiere»

Pietro Gavioli
Bondeno, è arrivato l’arrotino: «Amo troppo questo mestiere»

Paolo Quaglia gira mercati e fiere storiche, nel suo furgone c’è la storia

07 settembre 2023
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Bondeno Paolo Quaglia è un arrotino ambulante assai noto fra l’Alto Ferrarese e la Bassa Modenese. Appassionato del proprio lavoro così legato alle tradizioni della sua terra d’origine e al mondo contadino, è chiamato spesso nelle manifestazioni che rievocano gli antichi mestieri. La sua raccolta di strumenti e oggetti antichi della friulana Val Resia è stata fra le attrazioni più visitate di “Coltello in Festa” a Maniago, in provincia di Pordenone. Prima aveva partecipato a un’altra esposizione a Nonantola.

Quello dell’arrotino è un mestiere ambulante ormai in via di estinzione, ma fino a pochi decenni fa ha goduto di grande considerazione. Ispirava simpatia e curiosità quando in sella alla sua bicicletta, con movenze e gesti calibrati, azionava la sua mola per rifilare utensili appuntiti.

L’arrotino è un lavoro artigianale che Quaglia ha ereditato dai suoi avi e che porterà avanti fin che la salute non gli impedirà di accendere il motore del suo furgone Renault Master, utilizzato come mezzo di trasporto per recarsi da un paese all’altro e come officina per affilare e lucidare lame di varie dimensioni, utensili casalinghi e da lavoro. Paolo – i suoi affezionati clienti quasi non ricordano il cognome – abita nella campagna bondenese dal 1992 e da anni è una presenza puntuale nelle piazze e nei mercati della zona. «Il lunedì sono a Renazzo, il martedì nel piazzale Coop a Bondeno, il mercoledì a Finale Emilia, il giovedì lo dedico ai ristoranti e alle macellerie, il venerdì vado a Massa Finalese o a San Felice, il sabato di nuovo a Bondeno e la domenica mi riposo».

Nato a Sermide da genitori friulani, fin dai 13 anni ha seguito le orme paterne che nelle contrade del Basso Mantovano è stato un stimato arrotino. Ma Paolo è anche un provetto fantino insieme a suo fratello, soprattutto nella Marca Trevigiana. «Ma i guadagni erano abbastanza scarsi, per cui sono saggiamente tornato sui miei passi, che poi sono quelli di mio padre e di mio nonno, riprendendo ad affilare coltelli, forbici, forbicine, forbici da seta, coltelli da prosciutto e da cucina e altri oggetti da taglio. Al posto della tradizionale bicicletta e della “crosma” in spalla – la cassa di legno con molla a pedale che in tante immagini d’epoca hanno reso iconica la figura dell’arrotino – mi sono munito di un furgone che facilita la lavorazione e rende più agevoli e veloci gli spostamenti». Un ritorno al passato: «Il richiamo del mestiere ambulante di tanta gente della mia terra è stato troppo forte confessa Quaglia –. Mio nonno e mio padre provenivano dal Friuli, dalla Val Resia, la regione degli arrotini nota anche all’estero, e da lì raggiungevano le vaste zone del Nord e Centro Italia per praticare questo mestiere. In provincia di Ancona, ad esempio, è sorta una piccola comunità dal cognome Quaglia da quando il fratello del nonno, stanco dei continui trasferimenti, ha messo radici a Senigallia».

Da quella valle del Nord Est a cui è rimasto legatissimo, tanti arrotini emigrarono anche nei vari stati dell’impero Austro-Ungarico. Tutto ciò è ricordato a Resia, cuore di questo artigianato nomade, all’interno del caratteristico Museo dell’Arrotino fondato alla fine del secolo scorso. Ma per chi non possa andarci, una significativa parte di quel mondo la si può rivivere attraverso l’arrotino Quaglia quando arrota le lame per i suoi clienti. l