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Porto Garibaldi, i pescatori tornano in mare. Ma l’orizzonte appare nero

Katia Romagnoli
Porto Garibaldi, i pescatori tornano in mare. Ma l’orizzonte appare nero

Dalla mezzanotte di ieri è finito il fermo: le reti sono state calate. «Il granchio mangia tutto e siamo già alle prese con il caro carburante»

11 settembre 2023
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Porto Garibaldi Allo scoccare della mezzanotte, dopo un mese e mezzo di fermo pesca biologico, i pescatori delle marinerie dell’Alto Adriatico, tra loro anche quelli di Porto Garibaldi e Goro, sono tornati a calare le reti. Recuperati tutti i documenti, dalla licenza di pesca, al ruolino di bordo, lasciati in consegna dal 29 luglio scorso alla Capitaneria, armatori e comandanti dei pescherecci sono pronti ad affrontare la nuova annata che, tuttavia parte con tante incognite, non solo legate all’effettiva pescosità dei fondali, sempre più minacciati dall’invasione del granchio blu, ma dettate anche da normative, talora tra loro confliggenti, restrizioni e caro gasolio. «Ricominciamo, – ha dichiarato Ariberto Felletti, presidente della cooperativa Piccola e Grande Pesca – e sarà una sorpresa perché non sappiamo cosa troveremo. Avevamo proposto di andare a pescare, durante il fermo, per provare a risolvere questo problema dei granchi blu. Bisogna anche dire che, oltre a questo stop forzato, gli armatori aspettano il pagamento dei fermi pesca degli ultimi 3 anni».

«Il Governo e le regioni hanno preferito farci fermare – ha aggiunto Ariberto Felletti – e fare dilagare questo problema serio dei granchi blu. Il mare è pieno di queste creature fino a 12 miglia dalla costa. Hanno sbagliato a prendere sottogamba il problema perché il settore delle vongole e al tappeto e adesso tocca a noi».

I pescatori di Porto Garibaldi da sempre convivono con i grossi disagi provocati dalle limitazioni imposte dal poligono di tiro a mare di Casalborsetti e dalle stringenti normative dell’Unione Europea, «che ci hanno ormai cancellato come settore lavorativo». Per i primi due mesi la pesca sarà consentita solo oltre le 4 miglia su 4 giorni lavorativi, per un totale compressivo di 60 ore. Il problema gasolio è sempre d’attualità, come osserva Mauro Gennari, presidente della cooperativa Isperia di Goro. «Attualmente sfiora 1,05 euro, ma si teme che andrà ad 1,40 euro. Si sta ragionando attorno ad un blocco generale, qualora questo dovesse succedere, perché sarebbe impensabile andare in mare per sostenere spese più alte dei guadagni. Ci aspettiamo nell’immediato di pescare poco pesce, solo qualche canocchia, ma il granchio blu divora anche quelle».

A parere di Gennari il fermo pesca, che ora si sposterà sul basso Adriatico, può essere di qualche utilità, ma non in estate. Per Vadis Paesanti, vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca dell’Emilia-Romagna, il fermento che si sta registrando nel settore della pesca a strascico, che coinvolge una ventina di pescherecci a Goro e meno di una quarantina a Porto Garibaldi, è dovuto alle incertezze per il futuro, incertezze sulle quali grave la variabile granchio blu.

«Si saprà solo domani (oggi, ndr) pomeriggio quali specie ittiche hanno ripopolato i fondali oltre le 4 miglia – ha commentato Paesanti – e quale invece sarà stata l’incidenza del granchio blu. Questo significa che siamo di fronte ad un disastro ambientale, perché il granchio blu, dopo essersi nutrito delle specie lagunari, ora punta alle altre specie ittiche». I pescatori dediti alla cattura del pesce azzurro e delle sogliole con le reti da posta, non soggetti al fermo pesca biologico come lo sono, invece, quelli impegnati nello strascico, hanno rinvenuto sui fondali grosse quantità di canocchie tagliate a metà dalle chele potentissime dei granchi blu. La ricca biodiversità dell’Adriatico è sotto assedio. «Speriamo che non sia vero che il governo – ha aggiunto Felletti – voglia aggiungere le accise del carburante ai pescherecci, perché per noi sarebbe la fine». l

Katia Romagnoli

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