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Ferrara, bilanci sanità bocciati. Il Pd si lecca le ferite: «È stata un’imboscata elettorale»

Ferrara, bilanci sanità bocciati. Il Pd si lecca le ferite: «È stata un’imboscata elettorale»

Minarelli: deficit figli di mancati rimborsi. Malaguti (Fdi): miliardi buttati col 110% e Reddito di cittadinanza

15 settembre 2023
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Ferrara Un’imboscata elettorale. La débâcle subìta sul voto ai bilanci preventivi di Asl e Sant’Anna, entrambi bocciati dalla Conferenza socio-sanitaria, ha messo in fibrillazione il centrosinistra locale mostrando la misura di quanto potrà valere, politicamente, il tema della sanità durante la prossima campagna elettorale per le amministrative. Un terreno risultato scivoloso a Ferrara, per il centrosinistra, proprio mentre la segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein l’ha eletto fra i due o tre da ritenere prioritari per il rilancio del partito.

L’altro ieri i sindaci di centrosinistra della provincia si sono ritrovati isolati in un consesso dove contano i servizi insediati sul territorio ma anche i legami politici. I 32 no contro i 26 sì (i comuni in Conferenza sanitaria hanno un numero di voti pesati sulla popolazione residente) hanno svezzato una “coalizione volante” formata da amministrazioni di centrodestra e civiche. Un’alleanza che per la prima volta ha fatto piovere la sfiducia dell’assemblea sulle scelte della Regione e delle aziende che traducono sul territorio le sue indicazioni strategiche: Asl e Sant’Anna.

Giovedì scorso Monica Calamai, la dg che le guida entrambe, ha presentato i bilanci respinti dal consesso illustrando i dati di un deficit tendenziale complessivo (Asl più Sant’Anna) di 116 milioni di euro, in parte dovuti ad una trattenuta precauzionale di fondi operata dalla Regione, preoccupata dalle previsioni di bilancio dell’ente proteso verso un disavanzo tendenziale di 300 milioni di euro. Ieri la manager ha comunicato di non voler commentare l’esito del voto. Lo hanno fatto invece Pd e Fratelli d’Italia, fornendo due interpretazioni contrapposte.

«È evidente l’uso strumentale che si è fatto di quel voto – ha dichiarato il segretario provinciale del Pd, Nicola Minarelli – La Conferenza ha scontato una “militarizzazione” del dibattito, una prova di forza dimostrativa in vista delle elezioni del 2024 e del 2025. Ma quei bilanci non sono figli di una cattiva amministrazione, piuttosto dei sovracosti dovuti alla pandemia e ai rincari dell’energia, finora non rimborsati. Sono almeno 15 le Regioni che hanno evidenziato problemi di bilancio, questa non è un’esclusiva dell’Emilia Romagna. Che, fra l’altro, non ha presentato un bilancio senza deficit perché non intende tagliare i servizi». È il governo, che «ora deve dire – ha aggiunto Minarelli – in che direzione intende andare: sistema universalistico per la sanità o altri modelli? Noi siamo per il sistema universalistico». Il no, a suo avviso, non inciderà «sulle future scelte della Regione», che non ha figli e figliastri. Il segretario comunale, Alessandro Talmelli addossa al centrodestra la «volontà di ridurre ovunque i costi del welfare. Quando a Ferrara governava il centrosinistra l’Asp riceveva – prima del Covid – 8,2 milioni di euro, oggi ridotti a 7,5. E non dimentichiamo che la Regione ha aperto 120 Case di comunità, rafforzando il territorio: servono risorse che il governo non vuole trovare e spendere mettendo a rischio servizi fondamentali. Fabbri, infine, in quattro anni non ha quasi mai fatto sentire la sua voce in Conferenza, lo fa ora per motivi elettorali». L’onorevole Mauro Malaguti (Fdi) conferma che «soldi ce ne sono pochi. Soprattutto per due motivi: sono stati buttati miliardi per il Reddito di Cittadinanza e per le ristrutturazioni edilizie (110% e bonus facciate) ingessando i bilanci per i prossimi anni e sottraendo risorse ai cittadini che ora non possono usufruirne».  l

Gi. Ca.

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