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Ferrara, Blanco e Notre Dame de Paris: no di Bologna, sì del ministero

Stefano Ciervo
Ferrara, Blanco e Notre Dame de Paris: no di Bologna, sì del ministero

Le Belle arti avevano negato piazza Ariostea: poi l’avocazione

17 settembre 2023
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Ferrara Piazza Ariostea nell’estate 2022 è stata occupata per un mese e mezzo da un grande palco dove vennero allestite le rappresentazioni di Notre Dame de Paris e i concerti di star come Blanco e Madame. Oggi si viene a sapere che l’allora soprintendente alle Belle arti, Alessandra Quarto, riteneva che «un evento di tali dimensioni, sia per l’invasività delle strutture che per la temporalità di permanenza, non sia compatibile con la tutela e con la fruizione da parte della collettività di una delle principali e monumentali piazze della città», ricordando «che la città di Ferrara costituisce, nel suo insieme e nelle sue specificità spaziali e territoriali, un patrimonio Unesco di grande rilevanza».

E allora com’è stato possibile svolgere Summer e il Vibez, visto che il via libera della Soprintendenza è vincolante? Ad assumersi la responsabilità è stato direttamente il ministero, nella figura dell’allora direttore generale di Archeologia, Belle arti e paesaggio, Federica Galloni, che ha avocato a se la decisione vista «l’eccezionalità della richiesta del Comune di Ferrara che si pone al termine delle restrizioni» Covid, poiché la riapertura di luoghi significativi per la città in quel momento costituiva «anche ai fini della valorizzazione del patrimonio, un importante strumento per la ripresa culturale, sociale, economica e di sviluppo del Paese». Una situazione, insomma, sostanzialmente non replicabile, tanto che l’estate scorsa piazza Ariostea non è stata toccata.

La lettera inviata il 23 maggio 2022 dalla Soprintendenza di Bologna e Ferrara al ministero, per informarlo appunto del proprio orientamento negativo «salvo la facoltà di codesta Direzione generale di esercitare, qualora ne ravvisi la necessità», l’avocazione, rivela la visione di chi deve tutelare un bene. Secondo Quarto «l’utilizzo, per finalità di tipo “privato”, di uno spazio urbano connotato da una valenza identitaria tanto marcata, può essere ammissibile solo a condizione che esso non snaturi, per modalità di esercizio e per finalità perseguite, la valenza culturale della grande piazza/giardino rinascimentale». Invece gli spettacoli proposti «prevedono l’utilizzo dello spazio urbano in questione come mero (ed anonimo) “contenitore” delle varie manifestazioni, che verrebbe sfruttato solo in ragione della possibilità di sistemare, senza eccessivi intoppi, al suo interno», le sedie o le delimitazioni dell’area spettatori. A questo punto, dice la Soprintendenza, meglio altri spazi come «il Parco urbano, che da piazza Ariostea dista poche centinaia di metri, oppure anche l’Ippodromo, lo stadio e le aree del Sottomura»: curioso il riferimento al Bassani, dopo le polemiche di questi mesi per il concerto di Springsteen, ma va considerato che gli eventi erano di natura diversa e che la tutela delle aree verdi non è di competenza delle Belle arti.

Ad allarmare è infine la fragilità della colonna e della statua dell’Ariosto. Nei recenti restauri «sono emerse una serie di problematiche legate alla stabilità e alla conservazione degli elementi lapidei che compongono la colonna e la statua», “cerchiati” e monitorati costantemente; e ci sono problemi anche alle fondamenta «dovute all’abbassamento della piazza del 1933».

Nelle prescrizioni del ministero c’era anche l’impegno da parte del Comune «per il ripristino dello stato dei luoghi precedente all’evento»: le piccole siepi ancora mancano. l

S.C.

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