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Ferrara, gli alluvionati “dimenticati”

Stefano Ciervo
Ferrara, gli alluvionati “dimenticati”

In via Cento ci sono famiglie che fanno ancora i conti con le devastazioni di maggio: «Preventivi da 10mila euro per sistemare muri o pavimenti». E l’assicurazione non paga

30 settembre 2023
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Porotto Via Cento, appena fuori Porotto, corre in piano rialzato rispetto alle abitazioni. Sul lato sinistro, direzione Vigarano, c’è un canale che ogni tanto scompare in tombinamenti, e in condizioni normali si confonde tra l’erba alta e i filari. Eppure è stato proprio quel rigagnolo d’acqua, la notte del 10 maggio scorso, ad ingrossarsi fino ad esondare nei giardini e dentro le case, svegliando di soprassalto decine di persone e aprendo ferite che fanno ancora male, a distanza di oltre quattro mesi. Alcune abitazioni sono state solo lambite dall’acqua, altre, costruite ad un livello leggermente più basso, sono finite sotto anche di mezzo metro. Lì abitano gli alluvionati dimenticati di Ferrara, dei quali nessun generale Figliuolo sospetta l’esistenza, ma che pure ieri mattina erano impegnati a spostare mobili e porte, dare di nuovo aria ai muri intrisi d’umidità, ripulire auto dai residui di fango. «Solo il muratore ci ha chiesto 12mila euro per risistemare la rimessa» sono i conti di Alessandro Martinelli, che ha tutto il resto da recuperare o buttare. E c’è chi aveva finito da qualche giorno di arredare casa dopo l’altra alluvione, quella dell’agosto 2022.

Barriere inutili Martinelli, dopo che un anno fa l’acqua gli era arrivata a metà del giardino confinante con il canale, aveva messo recinzioni di sacchi di sabbia attorno agli edifici, nella proprietà che divide con la figlia Giada e la famiglia di lei, lungo una stradina sterrata giù da via Cento. «A maggio però è stato peggio, non so come mai, l’acqua saliva da sotto, ribollendo» e indica la grande rimessa con i muri appena riverniciati, ma ancora con i segni visibili dell’allagamento. Dentro c’è accatastato di tutto, da mobili ad elettrodomestici, condizionatori, attrezzi da giardino: devono decidere cosa farne. «Abbiamo chiesto all’assicurazione, ma non coprono questo tipo di eventi - racconta Giada - Soldi pubblici? Non ne abbiamo visti». Martinelli è operaio in una carrozzeria, «tutto questo l’ho tirato su io, mi piace lavorare nel tempo libero e non abbiamo mai dovuto chiedere nulla. Certo, questa è una botta». Ci sono tre o quattro abitazioni su quella stradina, c’è chi è stato più fortunato, quella notte, ma di danni ne hanno avuto anche i vicini.

Tre generazioni Ci sono i risparmi e i sacrifici di tre generazioni nella bella casa con giardino poco più avanti, la prima già in territorio di Vigarano. «Ci abitiamo da 50 anni e l’avevamo messa a nuovo, poi nel giro di due anni siamo finiti sott’acqua due volte: c’è qualcosa che non va in quel canalino» dice Albertina Destro, facendo vedere dove sbuca il rivolo dopo il tombinamento, proprio dietro la loro recinzione.

La signora Albertina la notte del 10 maggio è stata svegliata dalle urla del figlio, che vive qui con la famiglia, «dormivo al pianoterra e mi sono trovata circondata dall’acqua - racconta mentre fa vedere la stanza ancora vuota, con i muri segnati - Quella porta lì, che abbiamo dovuto togliere, l’avevo montata nuova 12 ore prima, dopo l’altra alluvione. Questa volta l’acqua saliva dal pavimento, che sarà da rifare: il preventivo è di 10.500 euro».

Impianti elettrici, lavatrici, lavastoviglie, depuratore, tutto rifatto o da buttare. «L’anno scorso eravamo “fuori” dai risarcimenti pubblici per 300 euro, stavolta - conclude la signora - ci sono arrivati 3.500 euro dalla Regione, con quelli ci faremo le paratie; dall’assicurazione niente. Un aiuto farebbe comodo, certo».

Ripartire È riuscita a far ripartire le tre auto finite sott’acqua, Ambra Cavallin, che abita con la madre poco prima del cartello di fine località. «Tutto il piano terra era finito sott’acqua, gli impianti erano saltati, e per fortuna i Vigili del fuoco avvisati dall’azienda per la quale lavoro sono arrivati con le pompe» racconta la donna, una delle prime a diffondere le immagini del disastro e far sapere cos’era successo anche alle porte di Ferrara. Stanno ancora venendo fuori i danni di quella notte, «guardi qua, i divani nuovi, appena arrivati dopo l’alluvione dell’anno scorso, sono marci sotto» dice mentre li solleva. I muri sono segnati e “buttano”, uno dei due congelatori ha cominciato a funzionare male, ci sono stanze dall’aspetto provvisorio, per come sono messe le cose; la cucina, almeno, sembra essersi salvata.

Ambra ha ricevuto il contributo regionale e «qualcosa anche dall’assicurazione, mi sono venuti incontro», ma ha un conto aperto con il Consorzio di bonifica: «Sono andata per chiedere del canalino che ci ha allagati per la seconda volta, niente, loro non ammettono responsabilità per quanto successo, solo colpa della “bomba d’acqua”. Mi hanno detto che costruiranno un arginello tutto attorno alla casa, ma questo vuol dire avere le pompe pronte ogni volta che piove un po’ forte perché si accumulerà acqua. E comunque non abbiamo visto ancora niente».

Via Cento, e via Pomposa attorno al canale Scorsuro, altra zona allagata, non sono certo la Romagna: però non devono finire tra gli “invisibili” dell’alluvione.