Vivaio allagato a Ferraraq, muoiono le piante: «Prioritaria la sicurezza dei canali»
Guai quattro mesi dopo pure in via Pomposa. La Bonifica prepara interventi
Ferrara Anche gli allagati dello Scorsuro, come quelli del canalino Cento a Porotto, stanno ancora facendo i conti con le conseguenze degli allagamenti del maggio scorso. «Ecco, vede, queste piantine di frutta e rampicanti pensavo proprio di averle salvate, anche se erano rimaste a mollo per più di una giornata: invece stanno morendo» faceva presente ieri Daniela Marchetti, titolare dell’azienda florovivaistica Borgo in Fiore. Era diventata una risaia con mezzo metro d’acqua, in una sola notte, a causa dell’esondazione del canalino di bonifica che passa lì dietro, e da allora sono stati definiti i danni (20mila euro, a crescere) e sistemate con l’aiuto della banca un paio di rate di mutuo, ma di ristori pubblici neanche un euro. «Non siamo gli unici danneggiati, in zona, i residenti di una villetta qui vicino mi hanno raccontato di essere finiti sott’acqua anche loro» fa presente la florovivaista, a chi gli porta solidarietà per la sfortuna capitale. E anche all’incrocio tra via Pomposa e via Ginestra, dove lo Scorsuro gira prima d’infilarsi nel Volano, se la sono vista brutta quella notte: «L’acqua è venuta su dal canale e ci ha allagati per la parte che abbiamo costruito più in basso - racconta Riccardo Botti, che vive proprio sulla curva del canale - In 50 anni che sto qua non era mai successo, evidentemente qualcosa è cambiato nel clima e bisognerà intervenire. Certo quando piove forte c’è da aver paura».
Situazioni a macchia di leopardo, come del resto a Porotto, che rendono non semplice la delimitazione di aree danneggiate da sottoporre al commissario Figliuolo per risarcimenti collettivi. Ma che sicuramente fanno aprire gli occhi sui nuovi bisogni di gestione di una rete di canali come quella che attraversa le zone abitate della periferia. «Posso assicurare che Scursuro e canalino di Porotto fanno parte delle nostre priorità - risponde Stefano Calderoni, presidente del Consorzio di Bonifica - Le proteste di chi è andato sott’acqua sono comprensibili, ma non dobbiamo dimenticare che sono venuti giù 300 millimetri d’acqua in tre giorni, 100 in un colpo solo, e i canali non sono dimensionati per sostenere un evento del genere. Stiamo completando le valutazioni tecniche sulla situazione in quelle zone, presto avremo progetti e soluzioni pronte per evitare che si ripetano esondazioni: poi ci sarà il problema di reperire i fondi, visto che la struttura commissariale risarcisce solo i danni alle opere già operative. Posso però dire che il numero degli allagati e l’estensione dell’area non sono una discriminante in questi casi: tutti i danneggiati hanno diritto ad essere risarciti in ugual misura».
C’è poi il grande tema delle vasche di laminazione: tra gli allagati si diffonde periodicamente la voce che il Consorzio di Bonifica ne stia preparando una nei dintorni della città, per fare da sfogo in caso la rete di canali andasse in difficoltà di fronte a piogge (non più) eccezionali. Calderoni fa capire che esiste un problema preliminare: «Bisogna entrare in una logica di indennizzi annuali per i proprietari dei terreni agricoli che accettino il rischio di vedere i loro raccolti allagati. Si tratterebbe infatti di aree produttive “sacrificabili”, ma la collettività deve farsene carico». l
Stefano Ciervo
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