Cento, credevano fosse una colica ma era un tumore: paziente risarcito con 200mila euro
L’esame era stato eseguito a Cento, sei anni dopo individuata la vera causa
Ferrara La colica diagnosticata è risultata, sei anni più tardi, un tumore al rene. L’intervento in sala operatoria, eseguito d’urgenza, ha poi salvato la vita al paziente, ma quell’errore a E.T., quarantenne ferrarese, è costato parecchio. Il giudice civile, con un’ordinanza del luglio scorso, gli ha riconosciuto un cospicuo risarcimento, liquidato un mese fa. Il paziente, nell’agosto 2013, si era rivolto all’ospedale di Cento perché avvertiva dolori all’addome di intensità e tipologia compatibili con una colica renale.
Nel percorso di diagnosi era stata inserita anche una Tac: l’esito aveva attribuito la causa dei dolori ad una colica. Quel disturbo si era ripresentato nell’agosto del 2019. Il paziente era stato visitato all’ospedale Sant’Anna, a Cona, con la stessa motivazione di sei anni prima: dolori addominali. La Tac però aveva indicato una diagnosi diversa, evidenziando una massa sulla vena renale destra che ha costretto E.T. a sottoporsi ad un intervento d’urgenza nel giugno 2021, una volta terminata l’emergenza pandemica. Quella massa aveva un’origine tumorale: si trattava di un carcinoma renale.
Nel corso del procedimento giudiziario le perizie, sia quelle di parte che dei consulenti incaricati, hanno verificato che la massa fosse già individuabile all’epoca della prima Tac, nel 2013. Il contenzioso si è concluso con l’attribuzione di una responsabilità ai medici dell’ospedale di Cento che avevano valutato il paziente dieci anni fa, per i danni derivanti dalla diagnosi tardiva. «Le patologie oncologiche, come quelle di E.T., determinano un fortissimo aggravamento nel tempo. Con un’individuazione tempestiva le cure e l’intervento che ha dovuto affrontare il paziente avrebbero potuto essere decisamente più lievi», commenta l’avvocato Ressa che lo ha assistito. L’ordinanza del Tribunale civile ha condannato l’Asl ad un risarcimento di poco superiore a duecentomila euro.
In effetti E.T., a causa della prima ed erronea diagnosi, «si è dovuto sottoporre a una serie di cure assai invalidanti senza contare che ciò ha comportato anche una riduzione dell’aspettativa di vita», conclude il legale. l
Gi.Ca.
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