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Corporeno, un processo in sospeso per la morte del giovane Marco Lelli Ricci

Daniele Oppo
Corporeno, un processo in sospeso per la morte del giovane Marco Lelli Ricci

Udienza rinviata a febbraio, si attende la decisione della Corte Costituzionale sulla “pena naturale” di chi, per colpa, provoca la morte di un suo prossimo congiunto, in questo caso il padre del ragazzo

12 ottobre 2023
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Corporeno Si attende che si pronunci la Corte Costituzionale prima di procedere con il processo per la morte di Marco Lelli Ricci, il giovanissimo giocatore di basket deceduto a 15 anni in un incidente stradale avvenuto la notte del 3 aprile 2022 in via Nuova, a Corporeno, al tempo strada interrotta: l’auto viaggiava a circa 80 km orari e cadde all’interno dello scavo profondo 5 metri.

Per la sua morte la procura di Ferrara ha chiesto il rinvio a giudizio per sei persone, una delle quali è il padre, che quel giorno era alla guida della Nissan Qashqai sulla quale viaggiava, seduto nei sedili posteriori, il figlio Marco. Proprio il suo legale, l’avvocato Valerio Galassetti, ha sollevato una questione preliminare davanti al gup Silvia Marini, che ha rinviato al prossimo 21 febbraio, in attesa del pronunciamento dei giudici costituzionali su una questione molto complessa e che anch’essa una radice “ferrarese”. La Corte è infatti stata investita da una questione di legittimità costituzionale sollevata dal giudice Franco Attinà, oggi a Firenze ma fino a qualche anno fa giudicante a Ferrara, in merito alla costituzionalità dell’articolo 529 del Codice di procedura penale «nella parte in cui, nei procedimenti relativi a reati colposi, non prevede la possibilità per il giudice di emettere sentenza di non doversi procedere allorché l’agente, in relazione alla morte di un prossimo congiunto cagionata con la propria condotta, abbia già patito una sofferenza proporzionata alla gravità del reato commesso».

In sostanza, si chiede alla Corte Costituzionale di valutare il particolare caso in cui un azione (o un’omissione) colposa da parte di una persona, determini un la morte di un suo prossimo congiunto e una conseguente sofferenza così grande che, già essa, possa essere considerata di per sé una pena - definita «naturale» - tale da non richiederne anche una di tipo giudiziale.

Ovviamente non ci si può addentrare oltre qui, però è chiaro che ci si ritrova anche in questo caso in una situazione simile, per cui è naturale che si voglia attendere il pronunciamento della Corte Costituzionale prima di proseguire con il processo. Sulla stessa base era stata sollevata una questione anche nel corso di un altro processo a Ferrara, quello relativo alla morte in piscina a Bosco Mesola del piccolo Maxsimiliano Grandi, ma l’istanza era stata respinta dal tribunale.

Oltre al padre di Lelli Ricci, vi sono però altri cinque imputati. Si tratta di un’automobilista che urtò le barriere del cantiere e non si preoccupò di sistemarle o di avvertire le autorità per farle ripristinare, dei responsabili del cantiere, in sostanza, per non averlo adeguatamente segnalato, contribuendo così al verificarsi della piccola concatenazione di eventi che ha avuto un esito così disastroso, come è stata la morte del 15enne. 

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