La Nuova Ferrara

Ferrara

Il processo

Carife bis, tutti archiviati. Un dissesto senza colpevoli

Carife bis, tutti archiviati. Un dissesto senza colpevoli

Ferrara, chiusa definitivamente l’inchiesta sulla gestione 2007-2013

13 ottobre 2023
4 MINUTI DI LETTURA





Ferrara La notizia di reato è infondata, e in ogni caso è impossibile «esprimere una positiva prognosi di condanna». Sulle responsabilità “storiche” la discussione è aperta e probabilmente lo rimarrà ancora per un po’. Su quelle penali la partita è ormai da considerarsi chiusa - a meno di improbabili sorprese - dopo l’accoglimento integrale da parte del gip Carlo Negri della richiesta di archiviazione anche per gli ultimi indagati per il crac Carife derivante dalle gestioni 2007-2013, le ultime prima del commissariamento di Bankitalia di una storia iniziata nel 1838 e finita con un buco di 433 milioni di euro.

Archiviati, dunque, anche gli ultimi 9 rimasti di una prima serie che vedeva altri 27 indagati: l’ex dg Gennaro Murolo e poi chi venne dopo, Sergio Lenzi, Daniele Forin e i dirigenti Davide Filippini e Michele Sette, il revisore della Deloitte Michele Masini, e per CariCesena Andriano Gentili, Germano Lucchi e Maurizio Teodorani. Il gip ha accolto in toto la richiesta di archiviazione presentata a maggio dai sostituti procuratori Stefano Longhi e Barbara Cavallo. Il decreto è risalente già ad agosto, ma solo ora è stato reso noto.

Dopo quasi 10 anni d’indagini, la procura aveva valutato come non percorribile l’esercizio dell’azione penale per gli ultimi anni di vita più o meno indipendente della Carife, quelli che condussero allo stato di dissesto che portò dapprima allo scioglimento degli organi di amministrazione da parte della Banca d’Italia e poi al crac definitivo del 2015, con in mezzo la storia - un pasticcio anche e soprattutto politico - della risoluzione, molto probabilmente evitabile lasciando intervenire il Fondo interbancario, che già aveva dato l’ok al salvataggio della banca ferrarese.

Per la procura, alla fine di lunghi conti, sono mancati i riscontri necessari alle ipotesi accusatorie formulate in vaste informative della Guardia di finanza, da un lato per errori di valutazione da parte degli stessi investigatori, dall’altro perché i conti di Carife - in grande difficoltà ma considerati non irrecuperabili da parte degli organismi di controllo - si scassarono in maniera determinante a seguito di un cambio delle regole di controllo europeo, divenute molto più stringenti. Nella decisione di archiviare gioca un ruolo anche la riforma Cartabia e la regola della ragionevole previsione di condanna degli indagati, che la procura ha ritenuto non vi fosse.

L’analisi degli inquirenti si è concentrata su più aspetti della gestione societaria: dal quello delle partecipate alla vicenda Siano-Vegagest - forse il vero “buco nero” dei conti Carife - sulla quale sono pesanti, e giudicate tali dai magistrati, le responsabilità dell’ex dg Gennaro Murolo (processato e prescritto a Milano per truffa), ma non al punto di portare la banca al dissesto e al crac. Non responsabili nemmeno gli amministratori che arrivarono successivamente, che peraltro vennero a conoscenza di alcune esposizioni creditizie solo dopo e tentarono di evitare il peggio, magari non proprio nel modo migliore e non sempre come richiesto dalla Banca d’Italia, i cui ispettori non furono affatto teneri nel loro successivo giudizio. A ciò si aggiunge anche l’analisi sulle operazioni per l’aumenti di capitale del 2011 (poi confluita in un altro processo il cui percorso si è chiuso con la sola condanna confermata di Daniele Forin, la prescrizione della posizione di Lenzi e l’assoluzione di tutti gli altri imputati) e quella sulla concessione di alcuni prestiti a quelli che sono stati poi definiti i “grandi debitori” di Carife, come il Gruppo Mascellani e il Gruppo Tomasi: tutto regolare.

Come anticipato, questa archiviazione chiude l’indagine denominata “Carife bis” che aveva già visto archiviate altre 27 persone: l’ex dg Giuseppe Grassano e l’ex presidente Alfredo Santini (da tempo deceduto) e poi i membri dei Cda tra 2007 e 2013 come Renzo Ricci, Corradino Merli, Alessandro Capatti, Antonio Bondesani, Tiziano Artioli, Andrea Calamanti, Marco Berti, Guseppe Vancini, Simonetta Talmelli, Riccardo Fava, Paolo Govoni, Mario Guidi, Ennio Manuzzi, Massimo Marchetti. E, ancora, archiviati furono già i sindaci revisori di Carife: Paolo Lazzari, Luigi Argentini, Walter Bignozzi, Stefano Leardini, e Marco Massellani, Luigi Roth e l’ex direttore commerciale Gabriele Galiera e poi Piero Puglielio e Giudo Reggio della Fondazione Carife, infine Giovanni Coraggio e Raffaele Petrone che erano al vertice delle società controllate di Napoli Commercio e Finanza e FinPosillipo. Tutti estranei, rilevò la procura, o perché non avevano la capacità come membri del Cda di leggere alcuni segnali d’allarme sull’imminenza del crac o perché , per il ruolo ricoperto, non potevano avere contezza né responsabilità di eventuali condotte illecite.

Ora è finita davvero per tutti. l

© RIPRODUZIONE RISERVATA