Codigoro, eredità Capuzzo: «Noi parenti evitati»
La rabbia della nipote della vedova Capuzzo: «Esiste un asse famigliare, dimenticato nell’eredità»
Codigoro Non è un caso di eredità contesa ma di rabbia per un’eredità che non arriverà e che, magari, si è sperato di poter ricevere, quantomeno in una parte.
L’ultimo consiglio comunale di Codigoro ha deliberato di avviare la procedura di accettazione di un’eredità con beneficio d’inventario. Si tratta dell’asse ereditario, al netto di legati e altre disposizioni patrimoniali, della defunta Maria Luisa Frignani in arte Marisa da Bondeno, vedova del pittore Mario Capuzzo, morto nel 1972. Lei a più riprese e in diverse occasioni aveva annunciato pubblicamente la volontà di nominare unico erede l’ente codigorese. L’asse ereditario risulterebbe costituito da numerose opere d’arte quasi totalmente realizzate da Mario Capuzzo, l’immobile di proprietà a Pontemaodino in cui la coppia aveva vissuto gli ultimi anni di vita e anche dei depositi bancari. Per una quantificazione che non è ancora stata completata.
Dopo il consiglio comunale ha contattato La Nuova Ferrara Mariaelena Frignani, nipote della defunta Maria Luisa, residente con il fratello a Desenzano del Garda. Sono i figli del fratello minore di lei Gigi Carlo Frignani, deceduto due anni or sono. E fra i parenti risultano anche altri due nipoti, figli di un altro fratello, residenti a Bondeno. Quello della nipote è un duro sfogo, il quale parte dal fatto «che un asse famigliare esiste ed è composto da me, non per nulla mi chiamo Mariaelena Frignani, mio fratello Alessandro, e da altri due nipoti figli di un altro fratello della zia residenti a Bondeno, dei quali mi riservo di fare i nomi poiché sto parlando di mia spontanea volontà».
Legami... «Voglio far presente - continua la nipote - che la zia ha vissuto pensando sempre e soltanto egoisticamente alla sua arte, senza alcun rispetto nei confronti della famiglia. Per fare un esempio, da lei mai ho avuto nulla nei vari incontri avuti. E questo nonostante sapesse delle difficoltà di salute di mio fratello e degli sforzi che ha fatto mio padre, insegnante, per assolvere ai suoi doveri. In tanti anni mai alcun aiuto, solo l’invio di qualche biglietto nel quale si rammaricava della situazione».
La nipote non ha vergogna di raccontare le proprie difficoltà: «Io abito da trent’anni in un appartamento di 30 metri quadri comprato lavorando come impiegata e vivo con un minimo sindacale. Eppure, mio padre e un’altra sorella, Francesca Frignani, si sono adoperati per aiutare Maria Luisa nei tanti anni della malattia, preoccupati di saperla vivere da sola in una casa forse non adatta a un’anziana signora (nell’ultimo periodo prima del decesso dello scorso agosto la vedova Capuzzo era alla Casa Alma di Codigoro; ndr)».
Che i rapporti non fossero ottimi è emerso anche da una recente causa legale che ha coinvolto proprio la sorella della vedova Capuzzo, Francesca Frignani, in una vicenda di coercizione in punto di morte. «La zia Maria Luisa in quell’occasione ha lasciato una deposizione contro tutti noi nipoti, definendoci come personaggi di scarsi valori morali e facendoci perdere la causa...».
Come detto all’inizio, qui non c’è la volontà di intentare una causa contro il testamento, bensì «soltanto far sapere che un asse famigliare esiste e che le notizie date dovrebbero essere il più possibile attinenti alla realtà dei fatti e delle persone coinvolte» conclude la nipote. l