La bomba a Ferrara, 12mila evacuabili. I casi infermi e ricoverati
Sarà decisa durante una riunione in prefettura la data dell'operazione di recupero e brillamento dell'ordigno nell'ex convento di San Benedetto
Ferrara Sarà probabilmente decisa domani la data della maxi-evacuazione di gran parte dei quartieri Gad e Giardino per le operazioni di recupero dell’ordigno bellico dall’ex convento di San Benedetto. È prevista infatti una riunione in Prefettura per fare un passo avanti operativo rispetto alle indicazioni già emerse la scorsa settimana, e potrebbe arrivare anche una data: sicuramente l’operazione non si svolgerà in ottobre, quindi le giornata papabili diventano le domeniche 5 e 19 novembre, quelle dove la Spal gioca fuori casa secondo l’attuale calendario della serie C di calcio.
Lo stadio Paolo Mazza, infatti, è parzialmente inserito nel perimetro dell’evacuazione, tracciato nella riunione in Prefettura della scorsa settimana. Ad essere interessate dall’operazione saranno 12mila residenti compresi tra l’area del Grattacielo-Motovelodromo, il fornice di Azzo Novello, il Castello Estense, appunto la zona stadio. Non è detto che tutti debbano lasciare le proprie abitazioni, in quanto c’è il tema degli intrasportabili che diventa particolarmente delicato in quanto collegato a quello delle presenza all’interno dell’area di evacuazione di due strutture sanitarie di primaria importanza come Quisisana e Salus. Una delle verifiche in corso è appunto la possibilità di messa in sicurezza sul posto di persone, che sarebbero a questo punto molte decine, sommando ai ricoverati più complessi delle due cliniche i residenti difficilmente trasportabili. L’operazione in se dovrebbe durare 5-7 ore, un lasso di tempo tutto sommato limitato, che potrebbe suggerire una soluzione “conservativa” per la maggior parte delle situazioni più delicate.
Molto dipenderà dalle indicazioni dettagliate che arriveranno dall’8° reggimento guastatori Folgore di Legnago, che svolgeranno materialmente l’operazione di recupero, neutralizzazione brillamento dell’ordigno. Una prima complicazione, emersa già nel primo summit, è rappresentata dalle precarie condizioni in cui si trova la spoletta d’innesco, per cui la prima parte dell’operazione dovrà essere svolta sul posto, prima di far esplodere in sicurezza l’ordigno altrove. Si tratta di una bomba d’aereo di 45 chili sganciata dagli alleati durante il bombardamento del 1944, e rimasta incastrata per tutti questi anni al primo piano dell’ex convento, fino al ritrovamento avvenuto un paio di settimane fa in occasione dei lavori di riqualificazione dell’intero complesso, destinato a diventare una sede dell’Agenzia delle entrate. Per tenere conto delle esigenze di sicurezza in caso di inconvenienti nel corso dell’operazione di disinnesco, il raggio di evacuazione è stato fissato in 680 metri dal punto di ritrovamento della bomba.
Per tutta la durata delle operazioni di bonifica funzionerà regolarmente la ferrovia, è già stato stabilito, mentre gli autobus subiranno modifiche al loro percorso. l
Stefano Ciervo
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