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Banda scoperta

Ariano Polesine, demolivano frigo per rivenderne i pezzi

Ariano Polesine, demolivano frigo per rivenderne i pezzi

Tre uomini e una donna finiscono nella rete dei carabinieri

19 ottobre 2023
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Ariano Polesine I carabinieri Forestali di Adria e Porto Tolle, nelle zone esterne di pertinenza di un’abitazione che si trova ad Ariano Polesine, hanno “intercettato” 3 cittadini romeni che stavano demolendo compressori e serbatoi di climatizzatori e frigoriferi, cioè rifiuti pericolosi che contengono gas nocivi.

Vicino alla casa Nelle vicinanze della casa i militari hanno poi accertato anche che lo stoccaggio di questi materiali era stato fatto in maniera illegale. In particolare sono stati ritrovati in queste condizioni batterie, caldaie, grossi cavi di rame, nonché centinaia di unità interne per la climatizzazione (i cosiddetti split), il tutto ammassato all’interno di un garage/magazzino; e ancora, decine di compressori e serbatoi provenienti dallo smembramento di unità esterne di climatizzatori e/o frigoriferi ammassati all’interno della carcassa di un autocarro abbandonato in attesa di essere “trattati” e rifiuti metallici ferrosi e non ferrosi (acciaio, alluminio, rame e ottone) estratti dalle apparecchiature illecitamente smantellate, pronti per essere ceduti ai grossisti del settore. I militari hanno sequestrato la parte di cortile interessata dai traffici. In particolare la zona destinata alla lavorazione e allo stoccaggio dei rifiuti, del garage/magazzino all’interno del quale apparivano ammassati parte dei rifiuti e della macchina sguainacavi e di 3 autocarri e 2 carcasse di autocarro.

Gli stessi militari, inoltre, hanno denunciato anche la titolare di un’impresa individuale, anch’essa di nazionalità romena, che risulta operare in loco e che appare proprietaria di due degli autocarri sequestrati, la quale è regolarmente autorizzata alla raccolta e al trasporto di rifiuti metallici ferrosi e non ferrosi ma non certo a svolgere l’attività accertata o al trasporto di rifiuti pericolosi. Le indagini potrebbero avere un seguito e anche altre posizioni sono al vaglio delle forze dell’ordine.

L’ipotesi accusatoria Il processo risulta in fase d’indagini preliminari: l’ipotesi degli inquirenti è quella di gestione illecita di rifiuti pericolosi e ora gli indagati rischiano condanne da sei mesi a due anni e un’ammenda fino a 26mila euro. l

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