Codigoro, salma sparita dall’obitorio
Nessuno aveva reclamato il cadavere, da mesi in cella frigorifera. Tutto era pronto per la sepoltura, poi la sorpresa: il corpo non c’è più
Mesola Salma da mesi in attesa di tumulazione, trafugata dall’obitorio, dopo che l’amministrazione di Mesola, Comune di residenza dell’uomo deceduto, aveva attivato le procedure per dar luogo a una degna sepoltura.
Si tinge di giallo la vicenda legata al corpo di Rodolfo Steinwerim, 77enne di Bosco Mesola, deceduto il 26 maggio, rimasto per mesi in custodia in una cella frigorifera della camera mortuaria di Codigoro, senza mai essere stato reclamato dai parenti. A darne la notizia il 24 agosto era stata la Nuova Ferrara, ma da fine maggio in tanti si interrogavano su quel foglio applicato alla cella frigo, su cui, oltre al nome, cognome e data del decesso dell’anziano, era riportata anche l’indicazione per il recupero dei documenti al vicino hospice, dove l’uomo era deceduto. A fine agosto, dopo l’uscita dell’articolo, Enrico Zanellato, titolare di un’impresa di onoranze funebri, si era reso disponibile ad assicurare gratuitamente il servizio funebre e la sepoltura, previo accordo tra i Comuni di Codigoro e di Mesola, volto ad escludere le tasse previste dai servizi cimiteriali. Il sindaco di Mesola, Gianni Michele Padovani, cogliendo favorevolmente la proposta, si era dichiarato ben disposto a fare la propria parte, una volta compiute le necessarie verifiche, dato che parenti del defunto risultano proprietari di una cappella in un cimitero di un Comune limitrofo. Anche l’azienda Ausl di Ferrara, proprietaria dell’obitorio di Codigoro, in cui la salma era custodita, proprio per accelerare e snellire le procedure burocratiche, aveva mediato nella complessa vicenda, cercando di giungere a una soluzione in tempi brevi. Solo in questi giorni, in vista dell’ultimo viaggio dell’anziano, da Codigoro a Mesola, l’amara scoperta. La cella frigorifera è risultata vuota, perché in circostanze tuttora avvolte dal mistero e dunque tutte da chiarire, la salma di Rodolfo Steinwerim è sparita.
L’Ausl di Ferrara ha immediatamente sporto denuncia e i carabinieri di Codigoro hanno avviato le indagini, naturalmente coperte dal più stretto riserbo. Interpellato sulla incredibile, inconcepibile vicenda, Enrico Zanellato, incaricato dal Comune di Mesola di procedere al trasporto della salma e alla successiva inumazione nel camposanto locale, circoscrive la propria sdegnata reazione a un “no comment”.
Addolorato e sgomento anche il primo cittadino di Mesola, Padovani, conferma che «avevo espletato le procedure dell’impegno che mi ero assunto, volte a conferire una degna sepoltura a un nostro concittadino. Erano già stati predisposti tutti gli atti del caso. È un grande dispiacere. La situazione è paradossale». Tra gli interrogativi ai quali gli inquirenti cercheranno di formulare risposte, spicca il perché di un’azione apparentemente incomprensibile, sfociata in un reato, punito dall’articolo 411 del Codice penale (sottrazione o distruzione di cadavere), che prevede da 2 a 7 anni di reclusione, pena aumentata se commessa in cimiteri o luoghi di deposito o custodia.l
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