Ro, il bar inizia a pagare le rate concordate ma scatta lo sfratto
«C’era un accordo, ma la volontà era diversa»
Ro Da diversi giorni a questa parte in paese non si parla d’altro. A giorni, probabilmente entro l’inizio di novembre, il circolo Arci Il Mulino di Ro dovrà chiudere per lo sfratto deciso dal Comune. La motivazione, come scritto dalla Nuova Ferrara, sono i debiti accumulati per il pagamento delle utenze e nonostante l’impegno dell’attuale gestione di sistemare i conti, la procedura già avviata non si può fermare. Evidente la rabbia di Katia Tonioli, che dal mese di maggio 2022 aveva avviato l’attività in memoria dell’amato fratello “Pasto”, deceduto prematuramente. Ma a essere arrabbiati sono anche i clienti, i quali si domandano come mai si sia arrivati a questo punto, senza che qualcuno parlasse prima con la titolare per trovare un accordo. «Ma io un accordo lo avevo, a voce ma l’avevo - tuona Tonioli -, perché quando mi sono arrivate le prime bollette protestai, dicendo che erano somme troppo alte, più del doppio di quanto pagato dai precedenti gestori. Mi fu risposto che c’erano stati aumenti, e così mi accordai e dopo aver pagato un primo sostanzioso acconto di quasi 2.500 euro il 21 aprile, ho versato altri 1.000 euro in giugno, in luglio e all’inizio di ottobre e 2.000 la scorsa settimana. Mi sono anche detta disposta a pagare la somma restante in un’unica soluzione, ma ho capito che qui c’è la volontà di mandarmi via».
«Dalla stampa» Quello che appare un po’ strano (ma non troppo se si pensano ai casi Vento di Supa e il più recente Banda di Berra) è che l’attuale gestore del bar abbia saputo dalla Nuova Ferrara dello sfratto, perché sia la comunicazione via Pec che la raccomandata sono arrivate dopo. «Non capisco, il bar funziona e sul debito perfino alla presidente provinciale di Arci il sindaco ha detto che dovevo stare tranquilla, che tutto si sarebbe risolto. Invece, siamo costretti a uscire, lasciando il paese senza bar, almeno finché non ci sarà un successivo bando per la gestione...».
Come detto, Tonioli si è rivolta a Francesca Audino, presidente provinciale di Arci, che ha subito fissato un incontro col sindaco Andrea Zamboni: «Forse ci siamo mossi troppo tardi, ma quando sono andata a Ro - conferma Audino - mi è stato detto di stare tranquilli, una volta pagati i soldi rimasti delle utenze, Katia sarebbe rimasta regolarmente nel bar. Poi, però, lo stesso sindaco e il responsabile dell’ufficio comunale, Luca Fedozzi, ci hanno detto che c’erano problemi insormontabili e, peraltro, a distanza di un anno e mezzo non vi è alcun contratto d’assegnazione, per cui lo sfratto è diventato esecutivo. Nonostante l’impegno a ripianare la somma in breve tempo».
Peraltro, sempre nel Comune di Riva del Po è notizia recente la chiusura dell’Arci di Alberone: «In effetti, in questo territorio comunale stiamo riscontrando dove in passato siamo sempre stati forti. Il caso di Alberone è diverso, lì c’era una cooperativa e dopo il cambio di presidente la nuova gestione non ha riavviato l’attività, ma speriamo che la situazione si possa sistemare. Invece per Ro la speranza è chiaramente quella per Katia di finire di pagare la parte rimasta di debito e di potersi così presentare al bando di gestione per poter riprendere il circolo, ma l’intero immobile, non privato di una parte».
Caso museo Qui, infatti, c’è un’altra questione, che coinvolge il Museo dei mestieri antichi di Guarda e il Gruppo archeologico ferrarese, che per una convenzione fra la Soprintendenza regionale e l’allora Comune di Ro dispone di una parte del locale come magazzino di materiali espositivi per i quali non si trovano spazi. A tal proposito, la stessa Tonioli spiega come nello stesso periodo in cui è venuto fuori il problema delle utenze da pagare, il Comune le propose di lasciare una parte del bar, «ma non potevo farlo, perché è la parte della cucina, fondamentale per me che organizzo anche eventi e in estate ho l’estivo per i concerti. Non potrei andare avanti con la sola attività di bar...».
Certo, le cose non vanno meglio al Gruppo archeologico ferrarese, perché è in scadenza anche la convenzione relativa all’uso di parte del bar come deposito e dopo sarà necessario rinnovare l’accordo o trovare uno spazio alternativo. In effetti, proprio all’inizio dell’attuale legislatura, c’era l’idea di spostare l’intero museo di Guarda al piano terra dell’ex municipio di Ro. Ipotesi però naufragata perché tale soluzione non è stata ritenuta idonea e ora sul tavolo non vi sono alternative. Anche se non dovrebbero mancare gli immobili vuoti...l