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Il caso

Rapina a Corporeno, indagini sull’alibi dell’imputato: «Ero in nave»

Daniele Oppo
Rapina a Corporeno, indagini sull’alibi dell’imputato: «Ero in nave»

Testimonia anche il padrone di casa che minaccia denunce

26 ottobre 2023
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Corporeno L’altra volta fu un colpo di scena: un alibi fino ad allora sconosciuto, presentato direttamente in aula, davanti ai giudici e al pubblico ministero. La prenotazione per un viaggio in nave, tratta Italia-Albania, andata e ritorno, dal 9 al 18 giugno del 2020. La prova che Ilir Musai, 46enne albanese, il 13 giugno di quello stesso anno, alle 6 del mattino, non avrebbe mai potuto essere a Corporeno di Cento, a tentare un furto trasformatosi in rapina in una villetta, insieme a un complice che ha già chiuso il conto con la giustizia, indicando proprio lui come correo.

Questa volta è stato un grande punto interrogativo, perché la procura non è riuscita a fare le verifiche necessarie sull’esistenza nella realtà di quella prenotazione e del fatto che sia stata effettivamente usufruita dall’imputato. Cosa che ieri ha fatto non poco alterare la presidente del collegio giudicante, che ha dato un mese di tempo alla procura e ai carabinieri per fare tutte le verifiche del caso. Più che mai necessarie.

L’udienza però non è andata sprecata, perché la parte offesa costituitasi parte civile - assistita dall’avvocato Gabriele Bordoni - ha testimoniato, descrivendo il forte stato di paura vissuto quel giorno (lui, la compagna e i figli di 8 mesi e 5 anni cercarono riparo sul tetto), chiamato anche per “rispondere” ad alcune gravi affermazioni fatte la scorsa volta da Carmine Perri, colui che venne indicato come basista e che ha già patteggiato per la sua parte. Alla precedente udienza, infatti, affermò di conoscere bene il padrone di casa e di essersi recato quella mattina da lui per capire se avesse «dell’erba», quella stupefacente, o se sapesse dove e da chi acquistarla, avendo avuto a che fare con lui già in passato per le stesse ragioni.

Affermazioni tutte nettamente smentite dalla parte civile, anzi, fa sapere il suo legale «al termine del processo il mio assistito valuterà se procedere anche per quelle affermazioni totalmente fuori dalla realtà».

L’unica piccola conferma è che i due si erano conosciuti sì, perché il “basista” era andato a casa sua per fare una dimostrazione relativa a un elettrodomestico. E forse in quell’occasione, adocchiò quel che si poteva arraffare.

Il 7 febbraio si ritorna in aula, forse l’ultima volta. l

D.O.

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