Ferrara, il debito e il rito voodoo: così è stata costretta a vendersi
Una coppia è sotto processo per sfruttamento della prostituzione
Ferrara Era attesa in tribunale per raccontare la sua storia, le vicissitudini che l’avevano portata dalla Nigeria all’Italia con la promessa di un lavoro, per poi finire sul marciapiede. Ma ieri non si è presentata al processo che vede due suoi connazionali imputati per sfruttamento della prostituzione, e il giudice ha dunque disposto per lei l’accompagnamento coatto per la prossima udienza.
La donna, 25 anni, ora vive lontana da Ferrara. Appena ventenne, aveva riferito alla polizia dopo essere scappata da quella situazione di degrado, i suoi familiari l’avevano convinta a partire per l’Italia, dove avrebbe potuto lavorare e mandare i soldi a casa. Ma il viaggio costava parecchio, e per arrivare in Italia la ragazza aveva contratto un debito per 26mila euro, il primo passo verso una condizione di schiavitù in cui finiscono altre giovani come lei. Le avevano detto che sarebbe stata impiegata come sarta, ma già durante il tragitto le sue illusioni si erano infrante e la giovane era stata anzi sottoposta a un rito voodoo che la legava ai suoi creditori impegnandola a rifondere tutto il denaro con i suoi guadagni di prostituta. La ragazza si era allontanata una prima volta, cercando rifugio presso la comunità di Giovanni XXIII, per poi tornare su suoi passi per paura di ritorsioni nei confronti della sua famiglia. La svolta era arrivata quando era stata avvicinata da un’Unità di Strada, trovando aiuto e protezione e la forza di denunciare i suoi sfruttatori, la coppia presso cui aveva alloggiato dall’agosto del 2016 al febbraio del 2017. Al termine delle indagini la procura ne aveva chiesto il rinvio a giudizio ritenendo che i due avessero sfruttato la giovane per ottenere denaro, offrendole ospitalità ma anche vigilanza e protezione nei luoghi in cui si prostituiva, con l’aggravante di aver usato violenza e minacce. Gli imputati da parte loro, difesi dall’avvocata Simona Maggiolini, respingono le accuse ammettendo di avere dato asilo a una loro connazionale, ma negando di sapere che si prostituiva, e che i soldi ricevuti erano per il vitto e l’alloggio. l
A.M.
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