La Nuova Ferrara

Ferrara

Il caso in consiglio

Comacchio, il mistero del casone non più in mano al Comune

Katia Romagnoli
Comacchio, il mistero del casone non più in mano al Comune

Si tratta della nota struttura di pesca denominata Sant’Alberto

29 ottobre 2023
3 MINUTI DI LETTURA





Comacchio Le Valli di Comacchio sono nuovamente al centro del dibattito politico e tra le interpellanze all’ordine del giorno della seduta consiliare, convocata per domani alle 19, quella di Filippo Sambi, capogruppo della lista civica 2Q20, sulla titolarità del celebre (e fotografato) Casone di Sant’Alberto, innesca un dibattito, prima ancora di approdare in aula.

Tutto prende il via da segnalazioni sottoposte, da alcuni cacciatori, a Walter Cavalieri Foschini, vicesindaco dal 2005 al 2010, durante la legislatura di centrosinistra guidata dalla sindaca Cristina Cicognani. Sono infatti stati trovati chiusi i cancelli di accesso al casone di Sant’Alberto, cuore delle Valli di Comacchio, al confine con il Comune di Argenta, e la scoperta ha suscitato stupore, se non incredulità nel mondo venatorio. Malumori e illazioni hanno spinto lo stesso Cavalieri Foschini a verificare la segnalazione ricevuta e «per le vie brevi, ho interpellato il Parco del Delta – spiega l’ex amministratore comunale comacchiese -, il quale mi ha risposto come quel casone facesse parte del processo di accorpamento vallivo, partito con una delibera approvata dal consiglio comunale nel 2010».

In sostanza il casone oggetto al centro delle attenzioni sarebbe finito in mani di privati, la Società Bonifica Valli Meridionali di Comacchio, perché il Comune ne avrebbe perso la titolarità, ovvero il possesso, nel 2010. «Ma è un falso storico – annota Cavalieri Foschini – e già stava montando una polemica del tutto strumentale per puntare il dito su chi amministrava il territorio nel 2010, perché si sarebbe così lasciato scippare un pezzo del proprio patrimonio storico, prezioso e fondamentale. È bene che sia nota la verità dei fatti, acclarata da verifiche, visure e atti alla mano. Il tutto è partito con un atto unilaterale del privato, risalente al 2004, atto con cui la Società Bonifica Valli Meridionali dichiarava come proprio possesso il Casone di Sant’Alberto».

Altri bandi L’atto in questione è rimasto silente nel tempo, tant’è che il progetto e quindi la delibera di riaccorpamento del comprensorio vallivo, già oggetto di altre interpellanze in tempi recenti, non contemplava l’immobile, sul quale oggi si concentrano le attenzioni del mondo venatorio e di quello politico. Nel 2013 l’amministrazione guidata da Marco Fabbri emanava un bando di gara per la gestione integrata dei musei, compresi i percorsi in Valle e la gestione degli antichi casoni di pesca, tra i quali figura anche quello di Sant’Alberto. «Tra il 2022 ed il 2023 – chiarisce Cavalieri Foschini –, scaduta la vecchia gara, si aprono nuove procedure di affido, andate in porto dopo un primo bando andato deserto, ma il Casone di Sant’Alberto sparisce dalla gestione, perché la nuova amministrazione comunale di Comacchio di centrodestra non lo ritiene più di sua proprietà».

La situazione è soltanto all’apparenza ingarbugliata, in quanto per dovere di verità, secondo l’ex vicesindaco Foschini si trascura completamente l’asse proprietario dell’Oasi di Boscoforte, non si prende in considerazione la gestione delle chiaviche storiche di proprietà comunale (Passo Pedone e Volta Scirocca), per cui «c’è bisogno che il Comune adotti un atto in tempi veloci per interrompere i termini di eventuale usucapione. Questa vicenda – chiude Foschini – è la cartina di tornasole del livello di interesse sulle Valli da parte di Comune e Parco».

«Nel 2016 una delibera integrativa a quella del 2010 si è resa necessaria – puntualizza ancora Denis Fantinuoli, ex vicesindaco lagunare dal 2012 al 2020 delle due giunte Fabbri -, perché alcune aree delle Valli di Comacchio di notevole importanza ed interesse, relativamente al riaccorpamento vallivo, erano rimaste escluse, come ad esempio metà del canale di Bellocchio che, a quel tempo, risultava ancora in proprietà privata. In merito al Casone di Sant’Alberto, occorre un doveroso approfondimento». l

© RIPRODUZIONE RISERVATA