Ferrara, Anselmo-Calafà: gli anti-Fabbri si dividono sulla candidatura
+Europa: «Crescono i consensi per la professoressa, Anselmo non unisce». M5s: «L’avvocato è il candidato con più chance, per lui ha senso coalizzarsi»
Ferrara Divisi sul candidato anti-Fabbri. Si presentano così i partiti e i movimenti del Tavolo per l’alternativa alla fase decisiva per la scelta del nome da contrapporre al sindaco uscente, che si prolungherà almeno fino alla seconda settimana di novembre, quando la nuova assemblea comunale del Pd si riunirà per la prima volta. Proprio il primo partito della futura coalizione, che a questo punto difficilmente manterrà la sua conformazione iniziale composta da una quindicina di sigle, è lo snodo di questa vicenda, in quanto lo scenario a due candidature, cioè Fabio Anselmo e Laura Calafà, è anche conseguenza delle divisioni interne ai dem, con la professoressa già fondatrice del partito a Ferrara che sembra raccogliere consensi anzitutto nella componente schleiniana, e una parte dei bonacciniani al lavoro da tempo sull’avvocato dei casi Aldrovandi e Cucchi. In mezzo ci sono i due segretari uscenti e futuri, il provinciale Nicola Minarelli e il comunale Alessandro Talmelli, che tentano una composizione a urne congressuali ancora aperte e l’accordo con gli schleiniani per una gestione unitaria da tenere insieme. Ma i due nomi polarizzano anche gli altri lati del tavolo, tanto da non silenziare il tifo di chi spera in una soluzione terza.
Punture Dopo l’uscita allo scoperto di Anselmo, che sabato ha dichiarato la propria disponibilità a candidarsi «ma solo se unisco», ieri è stata la volta di Calafà. La docente dell’università di Verona, vicina alla Cgil e in prima linea sul versante legislativo di diverse battaglie per i diritti, non ha risparmiato qualche “puntura”: «Il lavoro svolto dal Tavolo è importante, nel metodo e nei contenuti. È una base per costruire non tanto il programma elettorale, quanto un progetto condiviso di città. Rispetto alla candidatura di Anselmo, se ne parla da tempo, era già emersa nel 2019 se non sbaglio. Penso sinceramente che sia importante e debba emergere il pluralismo delle idee. Io - queste le sue parole - non riesco ad immaginare una mia autopromozione come candidata, con una dichiarazione alla stampa». Quanto alle richieste di coinvolgimento da parte di diversi gruppi civici, per Calafà «è vitale il supporto delle associazioni e dei gruppi spontanei già attivi, più importante anche dello strumento delle primarie. Che avrebbe un senso solo di fronte a più idee diverse di città da progettare insieme. Serve prima un confronto con questa importante realtà chiamata a costruire il progetto stesso. Perché mi pare che non sia la popolarità a priori a rappresentare la cifra dell’impegno per Ferrara». Una dichiarazione di “non indisponibilità” sufficiente ad aprire il confronto.
Schieramenti Il partito più schierato in favore di Anselmo, cioè il M5s, insiste proprio su quest’ultimo tasto: «Ho conosciuto Laura Calafà solo nelle ultime settimane - dice il coordinatore provinciale Paride Guidetti - e al Tavolo credo fossero messi tutti come me. Anche chi l’ha proposta e sostenuta ammette che non è conosciuta in città, e certo anche per questo non è divisiva: non mi sembra però quest’ultimo il criterio di selezionare candidati. Anselmo invece, tra tutti i civici, è quello con le chance maggiori ed è sostenuto da noi per questo motivo. È divisivo? Le reazioni social alla sua candidatura sono quasi totalmente positive, in ogni caso è quasi impossibile tenere insieme 14/15 sigle politiche. Dal nostro punto di vista, peraltro, non ha senso restare in una coalizione con forze politiche come il Pd, senza concrete chance di vittoria». Allo stesso modo, Guidetti boccia le primarie, «sono troppo identificative di un partito, il Pd, sembra un modo di piegare il tavolo al suo volere».
Mostrano poco entusiasmo per entrambi i nomi in campo i centristi del Tavolo. Italia Viva ha ribadito ieri la sua contrarietà per Anselmo, rilanciando appunto una candidatura terza dal mondo dell’economia («del resto noi abbiamo insistito su proposte programmatiche come mettere a bando rifiuti e trasporti» ha specificato il co-coordinatore Federico Orlandini). Per quanto riguarda Azione, il leader Alberto Bova concede ad Anselmo di «aver fatto una mossa intelligente a candidarsi, se vorrà incontrarmi sono ben disponibile, aspettiamo però che sia il Pd a sciogliere i suoi nodi perché dobbiamo scegliere un candidato il più possibile unitario».
Sinistra italiana, data nello schieramento dei calafiani, ieri ha evitato di esprimersi: «Il Tavolo ha ridotto a due le candidature e per ora ci fermiamo a questo - dice il coordinatore Sergio Golinelli - C’interessa molto l’altra decisione, di andare cioè a consultare le civiche (La Comune, Ferrara 2044, ad esempio) a partire dalla prossima settimana».
È invece rientrato al Tavolo il radicale Mario Zamorani (+Europa), dopo che l’aveva disertato per il mancato accoglimento della sua proposta di un candidato donna: «Ora c’è Calafà, che era uno dei nomi a cui pensavamo, e il consenso attorno a lei sta crescendo. Sono peraltro convinto che nei prossimi giorni ci saranno diverse prese di posizione contro Anselmo, e quindi sarà lui, se mantiene la sua premessa di candidarsi solo per unire, a prenderne atto e ritirarsi». E tra i civici del centrosinistra in Consiglio comunale Calafà sembra prendere piede.
Il Pd Talmelli, in giro per congressi, ieri ha ribadito l’attuale posizione di “facilitatore” del partito, in attesa del chiarimento interno. Ha però sottolineato due concetti: «Non è sufficiente candidarsi, bisogna garantire l’unità della coalizione e definire attorno a quale progetto di città lanciare la sfida. Quanto alle primarie, hanno un senso se entrambi i candidati e tutti i membri della coalizione sono disponibili a prescindere dall’esito: non possiamo perdere pezzi per farle».
L’idea del ticket, avanzata dal M5s e che non dispiaceva a Talmelli, è ferma a chi fa il candidato sindaco e chi il vice. l
Stefano Ciervo
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