Porto Garibaldi: «Anche noi rovinati dal granchio blu»
La protesta di un pescatore da posta: «Spaccano le reti e mangiano i pesci che dovremmo vendere al mercato»
Porto Garibaldi «Ci siamo anche noi, danneggiati doppiamente dai granchi blu, perché distruggono le nostre reti e mangiano anche i pesci che dovremmo vendere al mercato». È più amareggiato che arrabbiato Tonino Farinelli, un esperto pescatore comacchiese, associato come tanti colleghi alla cooperativa Piccola e Grande Pesca. Lui lavora in barca ogni giorno assieme al figlio Michele anzi, meglio dire che i due lavoravano in barca, visto che da circa un mese i due, come tanti altri colleghi, stanno preferendo lasciare le barche ferme in porto, come si dice in questi casi “il fine non giustifica i mezzi”.
La pesca di cui stiamo parlando è definita da posta, cioé quelle reti che vengono posizionate fisse e poi tirate su con i pesci (si spera) dentro. «In questo momento non riusciamo proprio a pescare - ci dice Farinelli -, i granchi blu sono davvero troppi, ogni volta che caliamo le reti ne peschiamo 40-50 chili e se c’è pesce dentro lo mangiano loro. Ci vuole un tempo infinito a toglierli e le nostre reti sono troppo sottili per resistere alle chele del granchio blu. Per questo motivo noi e gli altri pescatori come noi in questo momento preferiamo restare in porto e aspettare non sappiamo cosa. Adesso non ne vale proprio la pena...».
Poco considerati Il tema granchio blu ormai da mesi è all’ordine del giorno, ma Farinelli non è contento di quanto sta vedendo: «È vero che tutti i giorni si parla ormai di questo, noi stessi ne parliamo con il nostro presidente di cooperativa (Ariberto Felletti; ndr) ma sembra che i danni siano solo quelli dei vongolari e quando si sente parlare di contributi la nostra categoria di pesca viene sempre dimenticata. Noi siamo svantaggiati anche rispetto ai pescatori a strascico, i quali hanno reti più grosse, dunque un danno inferiore. Siamo stanchi, le ultime giornate di pesca fatte le abbiamo passate a togliere un granchio alla volta dalla rete. Così non è possibile continuare. La nostra richiesta è quella di essere considerati, in questo momento noi non lavoriamo e le nostre famiglie non riescono a vivere dignitosamente». l
D.B.
© RIPRODUZIONE RISERVATA