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Congresso Pd, Minarelli sferza l'assemblea ma il dualismo Anselmo-Calafà rimane

Fabio Terminali
Congresso Pd, Minarelli sferza l'assemblea ma il dualismo Anselmo-Calafà rimane

Il segretario provinciale convoca i delegati di tutta la provincia per la sua relazione in cui traccia la linea operativa

10 novembre 2023
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Ferrara L’obiettivo è «giocarci le prossime sfide alla pari e risultare potenzialmente vittoriosi ovunque». È un grido di battaglia quello che arriva dal congresso provinciale del Partito democratico, al centro dell’Olmo di Portomaggiore. L’assemblea aperta dalla relazione del riconfermato segretario Nicola Minarelli guarda inevitabilmente alle amministrative 2024: 13 Comuni al voto su 21.

Occhio puntato sul “pezzo grosso”: il capoluogo. Si avvicinano i giorni caldi per individuare il candidato sindaco: Fabio Anselmo o Laura Calafà? Di certo, dice Minarelli, c’è che «il Pd lavorerà fino all’ultimo per mettere in campo una proposta vincente: di una sconfitta onorevole non ci accontentiamo». Il Tavolo dell’alternativa («ma non siamo gli anti-Fabbri: l’etichetta è ingenerosa, siamo coloro i quali vogliono un progetto alternativo di città e lo stiamo costruendo», sostiene Minarelli) ha partorito una bozza di programma, ora però tutti attendono il nome dell’uomo o della donna che lo incarneranno.

L’appello Sulla “cornice” c’è l’accordo: «Una candidatura civica, trasversale, che sappia allargare e parlare a quanti più pezzi di società e cittadini possibili, che abbia la grinta e la voglia di mettersi in gioco», sottolinea il segretario dem, secondo cui «la pluralità di proposte non può essere un peso o un problema bensì un’opportunità e se solo pensiamo a pochi mesi fa il rischio che delle figure di spessore e che rispecchino un profilo elevato non si mettessero a disposizione era elevato».

Minarelli non si nasconde l’attesa che c’è sulla posizione del partito più forte della coalizione, «e noi quell’aspettativa non la tradiremo», con la convinzione di «voler unire e costruire alleanze il più larghe possibili». Un altro ragionamento va però sul piatto: «Il Pd non ha paura di scegliere», è la premessa, tuttavia «deve essere chiaro che se arriva quel momento molto probabilmente segnerà una divisione e la responsabilità di quella divisione non potrà essere ad appannaggio di qualcuno, ma sarà di tutti». Insomma, nessuno pensi che la malaugurata eventualità di andare al voto su strade diverse possa essere in seguito esclusivamente additata al Pd: «È compito di tutti con generosità, altruismo e consapevolezza arrivare a trovare la soluzione condivisa».

A breve i Dem proporranno la convocazione del Tavolo, quello «sarà il luogo e il momento per capire se i buoni propositi rimarranno tali (e dunque nei fatti non lo erano) o se diventeranno realtà e in quel caso segneranno l’inizio concreto di una campagna che ci vedrà vittoriosi il prossimo giugno».

Il progetto Al di là del candidato sindaco, c’è da mettere in campo idee per il futuro: «Presenteremo progetti di governo veri, concreti, qualitativamente elevati –dice Minarelli –. Non ci terrà mai insieme il bieco desiderio di vittoria, bensì la voglia di dare una prospettiva ai nostri cittadini».

L’avversario è chiaro e Minarelli lega Ferrara allo scenario nazionale, dove c’è «una destra che vuole imporre una contro egemonia culturale reazionaria». La giunta Fabbri «è quella del consenso facile, dell’incasso elettorale immediato», questo perché «non basta programmare concerti o sagre, neanche organizzare grandi eventi», che è un po’ come «trattare la città capoluogo come un comune di medie dimensioni moltiplicato per dieci: tradisce il ruolo e le potenzialità che Ferrara ha e deve esercitare. Poi l’attacco molto duro: «Non rispondere alle interrogazioni o ai legittimi strumenti di controllo posti in essere dagli eletti, dirigere un consiglio comunale come un’assemblea di partito, disattendere i tempi previsti per legge per una surroga di un consigliere o la ricostituzione di un quorum in commissione, vietare ad un consigliere comunale di poter interloquire con gli uffici se non in presenza di un assessore o del direttore generale, sono atteggiamenti che vanno ben oltre l’arroganza, attengono all’idea dell’utilizzo delle istituzioni come qualcosa di proprio.

Quanto all’alternativa, le opposizioni hanno centrato «obiettivi importanti (Feris e il teleriscaldamento sono forse i due più evidenti)». Il Pd giocherà un ruolo fondamentale ma serve un bagno di realtà, «imparare a capire la vita, non solo la politica», stando al fianco di tutti coloro i quali si trovano in una situazione periferica».

«È il rapporto regolare e ininterrotto – dice Minarelli – il segreto per ridurre le distanze coi cittadini, per realmente occuparci dei loro problemi, per essere interlocutori credibili». Il tutto «per affermare empatia e umiltà, due doti per me imprescindibili in chi fa politica».

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