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Ferrara, dieci chili di droga nell’automobile. Ma lui non c’entrava nulla: assolto

Daniele Oppo
Ferrara, dieci chili di droga nell’automobile. Ma lui non c’entrava nulla: assolto

Due amici dopo l’arresto lo avevano invitato a non parlare garantendo aiuto

15 novembre 2023
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Ferrara Arrestato perché nella “sua” auto c’erano 10 chili di hashish, poi rimesso in libertà ma con l’obbligo di firma, perché non si sa mai. La procura ne aveva anche chiesto la condanna a 3 anni di reclusione e 7mila euro di multa.

E invece per un ragazzo ferrarese di 23 anni, incensurato, assistito dagli avvocati Elena Smanio e Denis Lovison, è arrivata l’assoluzione: il fatto non costituisce reato, ha sentenziato ieri la giudice Carlotta Franceschetti.

La droga c’era, l’auto, una Citroen C5 parcheggiata in via Fabbri era davvero carica di stupefacenti - vari pacchetti contenenti hashish e marijuana - quando a maggio è stata controllata dalla Polizia dopo varie segnalazioni dei residenti, ed era intestata a suo nome. Ma serviva un’indagine più approfondita forse, perché dopo l’arresto è venuta fuori una realtà più sfaccettata.

Già per la convalida dell’arresto, infatti, il ragazzo aveva riferito al giudice che lui con quell’auto, in realtà, non aveva ormai più nulla a che fare, che se l’era intestata in cambio di mille euro e per fare un favore a due conoscenti nel corso di un viaggio in Lombardia, con i quali inizialmente se la divideva ma che poi lo avevano estromesso, perfino facendolo fuori dalla chat di WhatsApp e invitandolo a non interessarsi più della questione con toni anche abbastanza bruschi.

Dopo gli articoli di giornale che davano conto dell’arresto e del ritrovamento dell’auto con la droga, i due “amici” si sono rifatti vivi con dei messaggi, ignari di quanto lui aveva già detto al giudice, invitandolo a cambiare avvocato, assicurandogli che si sarebbero occupati loro del pagamento e del suo sostentamento. Purché non parlasse, purché non li mettesse in mezzo e tenesse per se le responsabilità. Peccato per loro che lo avesse già fatto, risultando alla fine, e in tutta evidenza, convincente anche per il giudice.

Ad aiutarlo, oltre ai messaggi dei due compari che forse hanno costituito la prova migliore della sua estraneità, hanno contribuito anche i successivi rilievi dattiloscopici effettuati dagli investigatori sugli interni della C5 dai quali non è emersa alcuna impronta riconducibile all’imputato. Peraltro, sulla questione specifica, si è rischiato anche un bel cortocircuito dato che i rilievi sono stati effettuati proprio nella stessa data - perfino programmati per un orario successivo - dell’udienza in cui si doveva trattare il processo per direttissima.

«Ringraziamo il tribunale per aver apprezzato la tesi sostenute a difesa del nostro cliente, assolto con formula piena - commentano gli avvocati Smanio e Lovison -. L'attività difensiva, che ha richiesto anche indagini da parte nostra, è stata tanto impegnativa quanto soddisfacente e soprattutto ha reso giustizia ad una persona che la meritava». l

Daniele Oppo

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