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L’intervista

Accoglienza, Anselmo: «I Cpr? Sono un business. A Ferrara serve sincerità»

Daniele Oppo
Accoglienza, Anselmo: «I Cpr? Sono un business. A Ferrara serve sincerità»

L’avvocato: «Con me un nuovo modo di fare politica»

15 novembre 2023
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Ferrara Davanti ha un iPad, il dito sullo schermo fa partire il video. Un’inchiesta del programma Rai “Spotlight”, 28 minuti sul business dei centri di permanenza e rimpatrio. I Cpr, proprio come quello che potrebbe essere costruito a Ferrara e che il sindaco l’altro giorno, dopo la lettera del ministro Matteo Piantedosi ha inquadrato come un’opportunità, un presidio di sicurezza. Per Fabio Anselmo, avvocato e - forse - futuro sfidante di Fabbri alle elezioni di primavera, quella del sindaco è una «propaganda nociva e ignorante, perché non conosce i termini della questione. Mi piacerebbe che il sindaco e chiunque ha responsabilità politiche, io compreso, venisse costretto a vivere per una settimana in quelle condizioni, per capire davvero cosa significhi».

E cosa significa?

«Che questi centri sono peggio delle carceri, non ci va solo chi ha commesso reati, ci va chi deve essere espulso in generale anche senza aver fatto nulla. Ma le espulsioni non si fanno, sono pochissime. E i Cpr diventano incubatori di radicalizzazione, guardi come vengono trattate le persone: i cittadini lo devono sapere».

Cosa vorrebbe dire?

«Che i Cpr sono un business gestito da una società che prospera con l’arrivo di migranti e che trova una rappresentanza attiva in Parlamento. E il fatto che la giunta leghista di Ferrara sia costretta ad ospitarne uno ne è un esempio».

Alla fine, anche in questa campagna elettorale, si ripropone il tema dei migranti.

«Un occhio disilluso non può non notare come la questione venga trattata come se fosse quella della raccolta differenziata. I migranti sono trattati da rifiuti, anzi peggio, con più odio, perché non vengono ritenuti necessari al nostro benessere, per la sola colpa di essere nati nel posto sbagliato».

Veniamo all’Anselmo candidato sindaco, cosa manca a Ferrara?

In questa città manca la libertà: di informazione, economica, del lavoro. Spesso, purtroppo, manca anche il rispetto dei diritti umani fondamentali.

E un elettore perché dovrebbe votarla?

Perché io voglio dare un nuovo modo di fare politica, libera da legami opachi e occulti, istituzionali ed economici.

Le serve però il sostegno di una parte politica che ha amministrato a lungo.

Sono un civico con la “C” maiuscola, mi candido al di fuori, non ho mai avuto nulla dalla politica e non ho mai risparmiato critiche ai governi precedenti a quelli della Lega. Sono per il dialogo e la mediazione, salvaguardando però la mia identità».

Manca ancora quell’unità del tavolo delle opposizioni sul suo nome che lei ha posto come precondizione.

Le persone hanno bisogno di sincerità e trasparenza e il tavolo non sta dando un grande segnale tra dichiarazioni anonime ed esternazioni ostili nei miei confronti. Si parla pure di primarie, ma che messaggio viene trasmesso? Quello della logica dell’impegno politico per l’occupazione delle poltrone. E nel mentre non si fa più opposizione: non una parola sui 500mila euro di Amsef usati per sponsorizzare eventi, il divertimento con i soldi del nostro dolore; ci si è dimenticati di Feris, un progetto morto anche grazie al mio lavoro per la legalità (il riferimento è all’impatto del “caso Arquà”, ndr) ma che è pronto a resuscitare in caso di vittoria di questa amministrazione. Si pensa solo a trovare un candidato, ma la vita dei cittadini va avanti. l

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