La Nuova Ferrara

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L’editoriale

Ferrara, noi a scuola a parlare di violenza

Cristiano Meoni
Ferrara, noi a scuola a parlare di violenza

L’impegno del nostro giornale per una cultura del rispetto tra i giovani

20 novembre 2023
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Ferrara Molti dei nostri lettori forse non lo sanno, ma da un mese, spesso ogni giorno, i nostri giornalisti vanno nelle scuole la mattina a parlare con i ragazzi e le ragazze. Ci vanno perché ci siamo presi l’impegno di realizzare e pubblicare, tutte le settimane, un inserto che si chiama "Scuola 2030" scritto interamente dagli studenti. Nome ambizioso soprattutto nell’orizzonte temporale, che però dà il senso della sfida che ci siamo posti: per costruire qualcosa di duraturo ci vuole tempo, e una costanza nel tempo. Come la goccia che scava la roccia, cerchiamo ogni giorno di educare i ragazzi a leggere e affrontare quello che accade oltre il muro di cinta della loro scuola. Non di rado il discorso cade sulla violenza, di ogni tipo: psicologica e fisica, sociale o di genere. Per questo motivo ci sentiamo un po’ agevolati a rispondere all’appello che ieri, dopo la tragica morte di Giulia Cecchettin e l’arresto del suo fidanzato omicida, si è levato dalla politica, appello fortunatamente bipartisan: andiamo nelle scuole a insegnare l’educazione all’affettività e al rispetto, a dire che l’amore non è possesso, che nessun sentimento legittima la violenza, che se finisce non è un dramma e che finita una storia ne ricomincia un’altra.

Vicini agli studenti

Noi, giornalisti della Gazzetta di Reggio, della Gazzetta di Modena e della Nuova Ferrara, nelle scuole ci siamo già e ci saremo per fare quel "lavoro culturale" sulle giovani generazioni che è la precondizione perché queste tragedie non accadano più. Ci sono, infatti, campanelli d’allarme, sinistri presagi che ci dicono che la cultura patriarcale alla base dei femminicidi, tramandata spesso in famiglia e dai modelli sociali, attecchisce tra i giovani dove trova consenso e legittimazione. Il 40 per cento dei reati di stalking, maltrattamenti e violenza transitato dal Tribunale di Milano, ad esempio, è commesso da persone tra i 18 e i 35 anni, e il dato non considera i minori, ancora più sprovvisti di mezzi culturali per capire se una relazione sconfina nella sopraffazione. Quando c’è qualcosa che non va, in Italia, si dice sempre che bisogna ripartire dai giovani e dalla scuola. Ma poi non basta dirlo: bisogna farlo. Noi lo faremo, con le nostre iniziative e con i nostri inserti. Perché i proclami di oggi, passata l’emotività e il minuto di raccoglimento nelle aule deciso dal ministro dell’Istruzione Valditara e sepolto il cadavere della povera Giulia, non si dissolvano nel niente; perché dopo tutto il gran parlare non resti solo un rito, una data in cui ricordare le vittime: il 25 novembre Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. Di date rituali abbiamo già l’8 marzo. Meritori e doverosi, questi giorni da celebrare, se si abbinano a una vera azione sul campo, consolatori se restano poco più che ricorrenze.

Verso il 25 novembre

Gazzetta di Reggio, Gazzetta di Modena e Nuova Ferrara si avvicineranno alla giornata di sabato 25 novembre portando sul giornale il tema della violenza e dei femminicidi visto dai ragazzi e dalle ragazze di Scuola2030. Li inviteremo ad aprirsi e a scrivere, consapevoli che la parola scritta è ancora il miglior mezzo per superare le diffidenze di approccio, le comprensibili timidezze dell’ età, e manifestarsi. Rifletteremo, discuteremo insieme. Senza sostituirci alle istituzioni, provando a dare una mano per fissare un paio di concetti base da cui ripartire: che un "no" è un "no" e va rispettato e che non c’è amore, non c’è motivo che giustifichi la violenza.