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Anselmo-Calafà, il Pd a Ferrara non decide: «Un candidato solo, c’è tempo»

Stefano Ciervo
Anselmo-Calafà, il Pd a Ferrara non decide: «Un candidato solo, c’è tempo»

Sfida davanti ai dem. Ma l’avvocato dice: «Se continua così vi saluto»

24 novembre 2023
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Ferrara Il “duello” tra Fabio Anselmo e Laura Calafà alla fine è andato in scena nella cornice più consona, cioè di fronte ai delegati del congresso comunale Pd. È successo ieri sera al centro sociale Il Melo, in diretta Fb sulla pagina del segretario comunale Alessandro Talmelli, che ha cercato in qualche maniera di aggirare il peso che l’intero Tavolo dell’Alternativa, dopo mesi di condivisioni sui programmi, gli aveva scaricato addosso, cominciando a dividersi tra pro e anti Anselmo. «Serve un unico candidato, una soluzione politica senza escludere tutti gli strumenti anche di ampia partecipazione, c’è ancora bisogno di tessitura» ha preso tempo Talmelli. E alla fine Anselmo ha usato parole durissime che sanno da ultimatum.

Calafà ha cominciato citando Fidel Castro, definendo «insopportabile» la vittoria del centro destra nel 2019, rifiutando etichette partitiche e insistendo sul «noi, nel 2007 non ero pronta», e scegliendo parole come cultura progressista, memoria e discontinuità; «non sono conosciuta per scelta, non per errori: voglio essere conosciuta per quello che faccio». Ferrara? «Una città di frontiera, culturale e sociale, di fronte al declino serve più non meno politica, l’antipolitica non la sopporto. Il pubblico serve, non sono neoliberista. Ma il programma va scritto assieme, voglio unire. Il mio sogno è la rigenerazione con progetti europei». Fabio «l’ho visto per la prima volta domenica, ci siamo dati la mano». E alla fine ha citato Michela Murgia, «tutti dobbiamo uscire dai nostri recinti».

Anselmo è stato sintetico e brutale, «vivo nel fango da 40 anni, se non rispettano i diritti umani, lo dice anche Ilaria, non c’è nulla. Io vivo in mezzo ai morti: autopsie ecc. Ho capito sulla mia pelle il valore della vita, cos’è un servizio sanitario pubblico inefficiente». Si è definito «un animale da guerra: al governo, forse qualcuno non l’ha capito, ci sono i fascisti si può dire. E il governo della città ha un grande consenso, il problema è che vincono loro. Un sistema di potere non in linea con i valori etici, c’è qualche anomalia». E ha citato Lodi del lockdown e della Digos “di scorta”. «Se continuiamo così si perde, io ragazzi vi saluto» è stata la frase che ha gelato la platea, riferendosi alle divisioni emerse sulla sua candidatura. «Voglio battere questo sistema di potere, Monsterland chi lo paga, l’Amsefc con 500mila euro? Bisogna svegliarsi, concretezza e fare comunicazione sincera: tutti in piazza contro i Cpr» ha attaccato, usando sempre «voi».

Il segretario si era presentato dopo le 21 fresco di conferma, con l’81%. Non ha potuto evitare di parlare d’immigrazione e di Cpr, «il problema non è farlo vicino all’aeroporto, oppure in altro territorio della provincia, come oggi il vicesindaco ha ipotizzato: è che non vanno proprio fatti».

Il Pd, teneva a dire, è «un partito unito, checché ne dicano i giornali. Abbiamo dimostrato di saper lavorare assieme, sia pure con sfumature diverse. Non esiste un altro Pd, sicuramente troveremo assieme la strada migliore per continuare e migliorare il percorso». In segreteria è entrato non a caso Flavio Romani, leader degli schleiniani, oltre che l’ex parlamentare Paola Boldrini e la vice Sara Conforti.

Riferimento obbligato alla festa di Pontelagoscuro «che è una frazione, e citarla come quartiere vuol dire rubargli l’identità».

Il candidato? «È una risorsa avere più opzioni in campo. La nostra comunità per prendere una decisione ha bisogno di sentire tutte le posizioni in campo, Laura e Fabio sentitevi a casa vostra», e ha chiesto loro di giocarsi le proprie carte. «L’avversario non è qua, si chiama Alan Fabbri» ha concluso. 

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