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Pontelagoscuro, vetri artigianali in riva al Po

Dario Cavaliere
Pontelagoscuro, vetri artigianali in riva al Po

“La Serena” ha 70 anni e lavora soprattutto con il Veneto: «La bottega finirà con noi»

27 novembre 2023
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Pontelagoscuro Coniugare lavoro e passione è forse il massimo che ci possa essere e se il posto di lavoro si chiama “La Serena” il quadro diventa quasi idilliaco. Stiamo parlando di una vetreria che affonda le radici fino ai primi anni’ 50 e che meriterebbe l’ufficializzazione di “Bottega storica”. È un’aria un po’ retrò quella che si respira entrando nel cortile di via degli Amanti a Pontelagoscuro, che non cambia all’interno, fra vetri di tutte le fogge e colori; sì perché questa è l’unica vetreria artistica che è rimasta a Ferrara dove si possono trovare ancora certi tipi di vetri stampati di cui vengono gelosamente custoditi anche i ritagli. Ed è stata proprio l’arte a far innamorare del mestiere Anna, che condivide oggi con il marito Gilberto le fatiche.

«Mio padre ha iniziato a lavorare nel settore a 16 anni - raccolta la signora Anna mentre prende le misure di un cristallo - poi nel 1954 con tre soci ha aperto la vetreria in via Putinati. Dopo 40 anni chiusa società e sede si è trasferito qui a Pontelagoscuro e ha chiesto a me e mio marito di seguirlo di aiutarlo fra laboratorio artistico e vetreria normale». Nel ’94 la signora Anna lavorava in fabbrica «ma poter seguire il sogno di mio padre mi ha fatto fare il grande salto e sono entrata in azienda senza sapere nulla del mestiere. Mi piaceva il lavoro manuale ed avevo un po’ di estro, così mi ha insegnato i primi rudimenti ed ho iniziato a seguire la parte artistica. Più mi insegnava, più imparavo e più aumentava la passione di disegnare vetrate e tagliare i vetri che servivano a comporle e creare pezzi unici. Il primo lavoro – ricorda – fu una porta a fiori con lavorazione tiffany. Fui decisamente orgogliosa…». A distanza di 30 anni il lavoro «mi piace ancora, anche se il mercato è in netto calo ed il poco lavoro artistico arriva dal Veneto e non da Ferrara. Mi piace stare qui dentro, mi piace il contatto con la gente, capire le loro esigenze e inventare quello che loro vogliono. Adesso c’è più richiesta di murrine, ma il grosso del lavoro è sui vetri normali». Il marito Gilberto va in giro «a fare la parte faticosa del lavoro ed io resto qui con le mie “bimbe” (due piccole gru che movimentano le lastre pesanti dal magazzino ai banchi di lavorazione, ndr) - continua ridendo l’artigiana - Qui taglio, curo il filo con la “rettilinea” o con la manuale che fa il filo grezzo. Poi se necessario monto su telaio e buco se è il caso con le punte diamantate. Abbiamo ancora quelle di una volta che forse sono ancora le migliori».

Il momento più particolare per lei resta sempre legato alla parte artistica, con il taglio e la lavorazione dei pezzetti che compongono un mosaico, «le macchine sostituiscono l’uomo fino ad un certo punto. Non arrivano ovunque… Se penso alla pensione? Ancora no, ma è certo che quando smetteremo noi l’attività finirà. Gli eredi percorrono altre strade e non sono interessati a proseguire. Brutto da dire ma è la verità. Adesso si lavora per il piacere di farlo, non certo per il guadagno. Per gli artigiani, con le attuali norme è sempre più difficile tirare avanti, non ci sono aiuti. Noi in un certo senso abbiamo già dato, ma penso a chi adesso vuole intraprendere un viaggio come il nostro». l


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