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Mirabello, “Il piccolo principe” diventa “Al Prinzipìn”: l’impresa di Bianchi

Marco Nagliati
Mirabello, “Il piccolo principe” diventa “Al Prinzipìn”: l’impresa di Bianchi

Il capolavoro della letteratura tradotto in dialetto mirabellese, il ricavato in beneficenza

28 novembre 2023
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Mirabello La storia inizia così… «Si presenta a casa mia l’ingegner Rodolfo Soncini, lavora a Milano ed è proprietario della tenuta Sessa di Mirabello. Quel palazzo divenne anche abitazione di monsignor Pompeo Aldrovandi, che in questi luoghi lasciò tracce profonde e fu pure vicino a diventare Papa (nel 1740; ndr). Insomma, Soncini suona il campanello e dice: “Ti regalo questo libro”. Era Il piccolo principe tradotto in bolognese. Voleva mi cimentassi nell’impresa di fare altrettanto in dialetto mirabellese».

Giorgio Bianchi sospira, fissa un punto all’orizzonte. Come se il muro che ha di fronte facesse scorrere immagini e ricordi. Giorgio è nato a Mirabello il 26 settembre del 1938: è stato insegnante di ginnastica, giocatore e allenatore di basket. Attualmente è presidente provinciale della Federbasket. Dunque, Soncini lancia i dadi con la proposta stuzzicante ed impegnativa… «D’acchito gli dico di no – sussurra Bianchi -; una sfida oscena, penso. Poi arriva il Covid, tanto tempo libero. Dai, mi ci metto e traslo in vernacolo il libro di Antoine de Saint-Exupéry. È stata una faticaccia».

PARTO SOFFERTO

Nasce così Al Prinzipìn traduzión in dialét mirablés. In un mese la versione è pronta, però… «Però quello era il meno – precisa Giorgio -: il problema vero sono stati gli accenti. Quello acuto, l’altro grave. Il circonflesso… Il dialetto è una lingua particolare: un conto è parlarla, ben diverso scriverla. Se ci ho messo una trentina di giorni per tradurre l’opera, ho impiegato due anni per redigerla definitivamente nero su bianco. Letture e correzioni, analisi e nuovi interventi. Più mettevo mano alle bozze e maggiormente notavo errori».

A giugno la missione è stata compiuta. Sorriso. «L’amico Sandro Merli mi ha dato una mano nel portare a compimento questa epica impresa: conosce alla perfezione il nostro dialetto e quindi è intervenuto laddove scovava imperfezioni. E ringrazio anche Anna Lodi Maini per la disponibilità ed il tempo che mi ha dedicato».

Ecco, una spiegazione: perché dialetto mirabellese e non ferrarese? Bianchi va spedito: «Rispetto al vernacolo della città, quello mirabellese ha contaminazioni bolognesi con qualche infiltrazione di comacchiese. In alcuni casi cambiano la pronuncia e gli accenti».

SCOPO BENEFICO

Il libro di Bianchi conta su 80 pagine e riassunto in italiano della storia (in modo tale che chiunque può orientarsi durante la lettura), note e avvertenze su come coniugare verbi e far risuonare anche mentalmente gli accenti. E in coda un vocabolario mirabellese. «Quello che mi ha convinto a portare a termine l’impegno – confida Giorgio – è la convinzione di ritenere il vernacolo locale una forma di cultura importante. Il dialetto è una delle espressioni più significative di una comunità: sostanzialmente uno degli elementi distintivi più caratteristici. Un valore che trovo giusto e doveroso conservare».

Stampato a Padova («e anche loro poveretti si sono trovati in difficoltà nel fotocomporre un testo in dialetto» sorride l’autore), il libro è in vendita a 10 euro con l’intero ricavato devoluto in beneficenza a favore dell’Alt (associazione lotta alla talassemia) “Rino Vullo” di Ferrara. Le prime cento copie sono ormai esaurite: Bianchi dovrà necessariamente andare in ristampa. Per i numerosi collezionisti del racconto di Saint-Exupéry una copia del “Prinzipìn” si può prenotare allo 0532.55300, chiedendo dell’autore stesso. «È iniziato come un gioco – ammette Bianchi -, poi mi sono appassionato. Pagina su pagina».