La Nuova Ferrara

Ferrara

Bullismo

Ferrara, picchiati dai compagni di classe: due ragazzini cambiano scuola

Davide Bonesi
Ferrara, picchiati dai compagni di classe: due ragazzini cambiano scuola

La vicenda in un istituto superiore di Ferrara: fatta la denuncia ai carabinieri. Una madre: «Botte due volte poi è scappato. E gli aggressori vanno a lezione»

29 novembre 2023
6 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Una storia di bullismo sfociato in violenza, nata e proseguita in ambito scolastico fra compagni di classe. Le conseguenze sono gravi, e se quelle fisiche sono di fatto state superate, dal punto di vista psicologico quanto tempo ci vorrà, per non pensare a quelle scolastiche, visto che le due giovani vittime hanno deciso di cambiare scuola. Il tutto si svolge in un noto istituto scolastico superiore della città, dove i problemi sono praticamente scoppiati subito, anche se per pura casualità i genitori di una delle vittime si sono accorti che qualcosa non andava, innescando un susseguirsi di fatti che ha portato pochi giorni fa all’addio alla scuola di questo ragazzino e dell’amico.

I FATTI

Secondo la ricostruzione dei genitori, che hanno sporto denuncia ai carabinieri di via del Campo a Ferrara, l’adolescente prima vittima dei bulli è stato picchiato per due mercoledì consecutivi durante le ore di educazione fisica, evitando il terzo mercoledì di ricevere identico trattamento solo perché fuggito dalla scuola, ritrovato dopo alcune ore e numerose telefonate dal padre. Ma solo per caso la famiglia si è accorta della verità finora tenuta nascosta dal figlio: un giorno infatti si è rotta la tv di casa e quando la madre ha chiesto al ragazzino di aiutarla per spostarla per un movimento della maglietta ha notato i lividi. Da lì la corsa al Pronto soccorso di Santa Maria Maddalena e la prognosi di cinque giorni, ma erano passate quasi due settimane dall’ultima volta in cui era stato picchiato.

«La prima volta che ha preso botte l’anno scolastico era iniziato da appena tre giorni - racconta la madre alla Nuova Ferrara -. Durante le ore di educazione fisica, fuori dalla palestra, tre compagni di classe, tutti stranieri, in quello che loro definiscono un gioco, lo hanno picchiato a turno, mentre due lo tengono fermo. Mio figlio a casa ha detto di avere mal di testa e ha chiesto della Tachipirina, ma nulla più. Una settimana dopo identica situazione, mio figlio ha reagito minacciando di dirlo all’insegnante di educazione fisica, ma questi lo hanno spaventato dicendo che lo avrebbero ammazzato se parlava. Peraltro, mio figlio dice di aver provato ad avvisarmi, ma lo stesso insegnante gli ha dato una nota disciplinare perché aveva il cellulare in mano ed è stato picchiato ancora. Il giorno fatidico è stato il 4 ottobre, quando mio figlio ha provato in tutti i modi a dire che non voleva andare a scuola, dicendo che essendo lui esonerato dalla lezione di educazione fisica veniva preso in giro dal professore e così mi ha chiesto di andarlo a prendere in quelle due ore. Al ritorno davanti alla scuola era sconvolto, ma l’ho convinto a rientrare o almeno lo credevo, perché lui invece è scappato: io e suo padre siamo diventati matti a cercarlo, non rispondeva al telefono, finché impaurito lo abbiamo scovato dietro a un market nei dintorni della scuola». «In auto tornando a casa - aggiunge il padre - ha detto solo che la scuola era come una prigione».

Ed ecco la casualità, con la scoperta dei lividi e la corsa in ospedale: «Erano ematomi completi, abbiamo poi capito che la febbre dei giorni precedenti era dovuta alle botte. Anche al pronto soccorso non ha voluto spogliarsi, il personale sanitario ha solo immaginato com’erano i lividi subito dopo le botte. A noi ha detto poco, ha parlato di un gioco, ma è chiaro che così non era».

LA SCUOLA

I genitori del ragazzino attraverso il proprio legale, Erika Facchini, hanno chiesto un incontro urgente alla scuola. «Ma ci è stato negato, ci è stato proposto attraverso Meet, non ci sembrava il caso. Nel frattempo, abbiamo presentato denuncia ai carabinieri, dopo quella partita già dall’ospedale. La scuola ci ha proposto un incontro il 10 ottobre, ma dopo che hanno saputo della denuncia l’incontro è stato annullato col dirigente che a quel punto non ha più risposto, neppure alle sollecitazioni del nostro avvocato». E il legale conferma come «le nostre richieste di incontro non hanno ricevuto risposta. Il ragazzo voleva seguire le lezioni a distanza, ma è stato impossibile parlarne. Ho pure scritto a Provincia e Ufficio scolastico regionale, senza successo». Dal giorno della scoperta dei lividi il ragazzino è rimasto a casa da scuola e i tre se la sarebbero presa con l’amico e compagno di classe che andava solitamente a scuola in auto con lui e la madre: «Lo hanno minacciato, lui ha anche provato a registrarli col telefonino, ma l’audio non è dei migliori. Di fatto, però, anche lui ha detto ai suoi genitori di avere paura, raccontando tutto e decidendo di ritirarsi. Ha prima scritto alla coordinatrice senza ricevere risposta, poi si è rivolto al punto d’incontro ma dice di aver parlato del nulla». «Proprio così - conferma il padre dell’amico -, tutto quanto raccontato è vero, nostro figlio aveva paura e abbiamo deciso di portarlo via da quella classe».

Ora l’istituto superiore cittadino ha rilasciato i nulla osta a entrambi così da potersi iscrivere in due nuove scuole. «Nei giorni in cui nostro figlio era a scuola - dice ancora la madre - un professore gli ha dato due “3” di valutazione nonostante non frequentasse. La motivazione è che per lui questo è il giusto modo per stimolare gli “sfaticati”, quando gli ho spiegato cosa è successo ha detto che si era dimenticato della vicenda e ha tolto i due voti. Ma la cosa curiosa è che ci racconta di un’altra aggressione a scuola, addirittura con l’arrivo di un’ambulanza e dei carabinieri per i colpiti subiti da uno studente. Tanto che lo stesso insegnante ha deciso di cambiare scuola, pur andando a lavorare in una più lontana da casa sua».

PSICOLOGA

Le verità dell’adolescente picchiato sono uscite tutte in una volta quando ha incontrato la psicologa della Procura: «Ha parlato per due ore e mezza, dice di essersi finalmente sentito capito e protetto. Ha raccontato tutto, perfino i problemi avuti con un insegnante alle scuole medie. Chiaro, però, che la stessa psicologa ci ha parlato di forte trauma psicologico, dice ci vorranno anni perché si risolva. Sappiamo che i carabinieri hanno sentito i tre ragazzi, l’amico di mio figlio e il dirigente, eppure i violenti vanno regolarmente a scuola, abbiamo saputo che un giorno uno di loro ha picchiato un compagno durante la lezione, prendendosi sì una nota, ma per una bestemmia». Intanto, il ragazzino picchiato ha iniziato a frequentare la nuova scuola, con qualche difficoltà ovvia per inserirsi in un gruppo già formato, ma non sembra questo il problema maggiore: «Lavorando in città lo accompagno sempre io. Arrivati davanti al nuovo istituto scende dall’auto solo quando sono entrati tutti. Ha tanta paura».