La Nuova Ferrara

Ferrara

Ferrara, cadavere trovato sull’Adriatica: fu omicidio

Ferrara, cadavere trovato sull’Adriatica: fu omicidio

Dopo tre anni di indagini per la morte di un giovane nigeriano che trasportava droga nello stomaco la procura ha indagato il presunto responsabile, ultimo ad averlo visto in vita a casa sua

13 dicembre 2023
3 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Trasportava nello stomaco 39 ovuli di droga, uno dei quali si ruppe. L’11 marzo 2020 sul margine della SS16 Adriatica, a Monestirolo, fu ritrovato il corpo senza vita di Solomon Okocha, imbianchino, 33 anni, nigeriano. Il corpo era stato adagiato in maniera composta. Dopo tre anni di indagini la Procura di Ferrara ha individuato il presunto responsabile e ha chiuso le indagini a carico di Victor Chukwuyekwu Obileme, 50 anni, anche lui nigeriano. Fu l’ultimo ad averlo visto in vita, a casa sua: era lì che avrebbe dovuto effettuare la consegna del carico speciale che si portava dietro ed è lì che, molto probabilmente, è morto.

L’indagine è stata condotta dai carabinieri ed è stata coordinata dalle sostitute procuratrici Barbara Cavallo e Isabella Cavallari.

L’accusa è di omicidio volontario aggravato, nonché di aver organizzato il trasporto dello stupefacente. Un carico che arrivava da Torino tramite Okocha, il suo stomaco usato come valigia per riporre gli ovuli di eroina: 466,34 grammi di roba pura al 40,73%, buoni per produrre, scrive la procura nel fine indagini, 7.597,7 dosi medie singole. La droga era addizionata con codeina, morfina, monoacetilmorfina e acetilcodeina.

Una spedizione andata molto male: uno degli ovuli si ruppe nello stomaco di Okocha, liberando direttamente circa 6 grammi di sostanza stupefacente. Il 33enne si sentì molto male, era in preda agli effetti della droga già dalla sera del 10 marzo e comunque dalla mattina presto dell’11 marzo, alle 6,30, quando arrivò a casa di Obileme per l’evacuazione e la consegna degli ovuli. Accusava dolori lancinanti, anche perché i 38 ovuli si erano ammassati, corpi estranei che non riuscivano a superare lo sfintere pilorico, la regione finale dello stomaco che regola il passaggio del contenuto verso il duodeno, ovvero verso l’intestino.

Okocha morì male. Il decesso, per usare il freddo linguaggio medico-giuridico, venne «determinato da “intossicazione acuta da assunzione di sostanza xenobiotica riconducibile ad eroina, produttiva di depressione centrale dei centri respiratori in un quadro ipossico da inibizione dei centri bulbari del respiro unitamente ad inalazione di materiale alimentare a livello bronchiale, con conseguente insufficienza respiratoria acuta , produttiva di edema polmonare acuto”». Il tutto senza che Obileme si premurasse di chiamare i soccorsi per salvarlo, con ogni probabilità per evitare guai. E per evitare guai, quella stessa mattina, lo caricò già cadavere su un’automobile e lo abbandono sulla SS16. Lontano da casa sua, ma in vista, perché fosse ritrovato.

L’uomo è indagato anche per reati in materia di droga, ovviamente, per aver organizzato il trasporto di quel grande quantitativo di eroina, incaricando Okocha della presa in consegna avvenuta a Torino il 10 marzo, e del trasporto mediante l’ingestione - con la tecnica dei “body-packers”, o degli “ovulatori come li conosciamo meglio da queste parti - fino a Ferrara. Droga che, in tutta evidenza, vedeva in Obileme un punto intermedio della catena, prima di passare alla suddivisione in dosi e alla vendita al dettaglio.

L’indagato, che è assistito dall’avvocato Giovanni Sorgato, ora potrà scegliere se farsi ascoltare dal pme depositare memorie difensive. l

© RIPRODUZIONE RISERVATA