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Cooperative, mille posti vacanti fra Ferrara e Modena: «Mancano facchini e ingegneri»

Cooperative, mille posti vacanti fra Ferrara e Modena: «Mancano facchini e ingegneri»

È il dato di Legacoop Estense. Il presidente: "Tra i motivi denatalità e preferenze dei giovani, che vanno anche all'estero". In Romagna il “buco” sale a 3.300 unità: "Servono politiche migratorie serie e coerenti"

18 dicembre 2023
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Ferrara Legacoop Estense, colosso che riunisce 200 cooperative insediate fra Modena e Ferrara, dà lavoro a oltre 33.500 persone. Il saldo potrebbe essere più alto di un migliaio di unità ma questo non avviene perché le società – ognuna delle quali ha esigenze proprie e diverse da quelle delle altre coop socie – non trovano le competenze adeguate per assegnare quei posti di lavoro. Il grido d’allarme, ma non è il primo, è risuonato venerdì scorso durante la presentazione, a Modena, dei dati generali dell’associazione. Ma c’è chi sta peggio.

Legacoop Romagna, che riunisce le società delle province che si affacciano sulla costa, da Ravenna in giù, segnala un dato ancora più sorprendente: 3.300 lavoratori che le imprese «si apprestano a cercare», su un totale di oltre 25mila occupati. Mancano le expertize, la specializzazione e l’esperienza calibrata su un determinato incarico, ma anche le competenze, in alcuni casi manuali e legate alla formazione, che potrebbero riempire tutti i tasselli scoperti negli organici delle imprese. Che soffrono a prescindere dal settore merceologico o di mercato: servizi, agricoltura, industria. «È una condizione che accomuna imprese di costruzione, commerciali, sociali, dei servizi (informatica, energia) – spiega il presidente di Legacoop Estense, Paolo Barbieri – La ricerca dei profili spesso non garantisce risultati utili e quei posti restano vuoti».

Barbieri fa anche qualche esempio, tra i più semplici da rammentare, di incarichi che non vengono attribuiti per mancanza di “candidati”: facchini, camionisti, conducenti di muletto, saldatori, ingegneri e sviluppatori di software. Carenze che pervadono in modo trasversale il mondo del lavoro fino a toccare ambiti particolarmente delicati, come la sanità, dove concorsi e bandi aperti spesso si reggono in piedi solo perché il ruolo viene affidato a personale ancora in formazione.

I motivi? Possono cambiare da settore a settore. Uno in particolare però, sottolinea il presidente, si presenta con una certa regolarità ed è la denatalità. Nascono meno bambini ed è una tendenza di lungo periodo, i cui albori risalgono agli anni ’90. Significa meno giovani (e sempre di meno, stando ai dati delle nascite in provincia) in grado di rispondere alla domanda di lavoro che arriva dalle imprese. Barbieri ricorda che «il nostro Paese si distingue dagli altri anche per il tasso di donne occupate, ben al di sotto di quanto avviene all’estero. C’è anche la “fuga” oltre frontiera, spesso di giovani qualificati (solo a Londra 25mila italiani), senza contare le difficoltà di reperire in certi settori manodopera straniera perché nel mercato non ce n’è a sufficienza. Ovviamente il problema dell’alloggio che non si trova – con i canoni di oggi alle stelle – è un altro fattore che incide negativamente». Negli ultimi anni la forza lavoro più fresca, che esce dal ciclo della formazione scolastica, «ha iniziato a prestare molta più attenzione al rapporto fra tempo di lavoro e tempo di vita, un bilanciamento che si è spostato sempre più verso la famiglia e l’ambito delle esigenze e preferenze personali».

Barbieri considera meno rilevante sul punto la questione degli stipendi, più bassi e quindi meno attrattivi rispetto ai compensi offerti in altri Paesi. Ma è un tema su cui i sindacati e anche alcune forze politiche, battono l’accento da tempo.

Lo scorso settembre Legacoop Romagna ha promosso un’indagine interna focalizzata sul fabbisogno di personale stimato fra l’autunno 2023 e la primavera 2024. «L’indagine – precisa l’associazione – è stata realizzata coinvolgendo le circa 400 imprese cooperative aderenti a Legacoop Romagna e aventi sede nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Sono 3. 300 i lavoratori che le imprese si apprestano a cercare e selezionare, su un totale di occupati in forza pari a 25.400 unità».

I risultati – prosegue Legacoop Romagna – evidenziano, in particolare, che «il 46% del fabbisogno è espresso dal settore dei servizi (pulizie, logistica, ambiente, ecc.), a conferma di una crescita costante e continuativa di questo comparto; il 61% del profili richiesti può avere anche bassa scolarizzazione: un dato che conferma l’ineludibile necessità di poter contare su una politica migratoria seria e coerente con le esigenze di tenuta e crescita economica delle imprese». La scadenza temporale fissata alla fine della prossima primavera, conclude Legacoop Romagna, comporta un risalto più attenuato per il fabbisogno in agricoltura: «Il dato generale dei 3.300 è, dunque, probabilmente destinato ad aumentare nel corso del 2024».

Gi. Ca.

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