La Nuova Ferrara

Ferrara

Violenza sulle donne

Ferrara, picchiava la convivente anche incinta: «Se mi denunci ti porto via il bimbo»

Alessandra Mura
Ferrara, picchiava la convivente anche incinta: «Se mi denunci ti porto via il bimbo»

Gli abusi dal 2014 al 2022, lui la minacciava: condannato a 3 anni e 8 mesi

21 dicembre 2023
3 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Per otto anni ha subito e sopportato botte e insulti dal convivente, ricattata dal timore di perdere il figlio: "Se mi denunci, te lo porto via" era la minaccia che l’uomo le rivolgeva a ogni accenno di ribellione. Fino a quando la violenza ha oltrepassato un punto di non ritorno, e la donna è finita all’ospedale con lo sterno fratturato. Era il 3 settembre del 2022, la data di svolta che ha segnato la volontà della vittima di uscire dalla prigione di abusi che il convivente le aveva costruito attorno. E anche quella di ieri è stata una data importante, con la condanna in abbreviato a 3 anni e 8 mesi del compagno violento, imputato di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate. Perché botte e sopraffazioni avvenivano anche in presenza, e a danno, del bambino della coppia che oggi ha otto anni. L’inferno domestico è durato dal 2014 al 2022, ed era cominciato - ricostruisce l’avvocato di parte civile Rita Lovato - quando la vittima era incinta. Il suo convivente, oggi cinquantenne e all’epoca disoccupato, più volte l’aveva picchiata e colpita all’addome e la situazione non era certo migliorata con la nascita del bimbo. Botte e offese erano all’ordine del giorno, anche quando la mamma teneva il piccolo in braccio. Un inferno durato otto anni con violenze fisiche e, nei riguardi del figlio, maltrattamenti psicologici. Nel settembre dell’anno scorso la donna si era allontanata da casa dopo essere finita all’ospedale con lo sterno rotto. La prognosi iniziale era di 30 giorni, poi saliti a 47 e a quel punto la vittima aveva detto basta e aveva denunciato il convivente. Quest’ultimo a sua volta aveva mantenuto la minaccia di portarle via il bambino; si era impossessato dell’auto di lei e aveva portato il piccolo in Campania, la sua regione di origine. Da qui è scaturito un altro procedimento penale, ancora pendente, per sottrazione di minore e appropriazione indebita. Solo dopo due mesi, il 1° dicembre 2022, la mamma aveva potuto riabbracciare suo figlio dopo che il Tribunale dei Minori di Bologna, attivato dalla procura ordinaria a cui la donna si era rivolta, aveva disposto un provvedimento urgente ordinando che il bimbo tornasse a casa. E c’era voluta una task force di carabinieri e operatori dei servizi sociali per riunire il figlio alla mamma. Si attende ora la decisione del Tribunale dei Minori sulla decadenza della responsabilità genitoriale. Nel frattempo il tribunale di Ferrara aveva emesso nei confronti dell’uomo le misure coercitive di allontanamento dalla casa famigliare e di divieto di avvicinamento all’ex convivente e ai luoghi da lei abitualmente frequentati. Divieto violato il 19 giugno di quest’anno quando l’uomo aveva sorpreso la sua ex alle spalle, mentre si trovava nel parcheggio dell’ipercoop Il Castello, e dove gettandosi a terra l’aveva supplicata di tornare insieme, minacciando in caso contrario di togliersi la vita. C’era stato inoltre un altro tentativo di catturare l’attenzione della ex, quando l’uomo aveva inscenato un tentativo di suicidio sul cavalcavia di via Wagner, le cui modalità  avevano lasciato piuttosto perplessi i soccorritori, a cui l’uomo aveva pure chiesto di intercedere con l’ex compagna per convincerla a perdonarlo e a riallacciare il rapporto. Tentativi che gli sono costati il rischio di una denuncia per simulazione di suicidio e una denuncia, questa reale, per aver infranto il divieto di avvicinamento. E se questo, come altri procedimenti a suo carico, è ancora pendente, quello per maltrattamenti e lesioni aggravate ieri è approdato alla condanna, con rito abbreviato, a 3 anni e 8 mesi più il pagamento di una provvisionale di 10mila euro. La pubblica accusa era sostenuta dal pm Stefano Longhi, l’imputato era difeso dall’avvocato Debora Giusto, che ha chiesto al giudice la revoca delle misure coercitive dell’allontanamento e del divieto di avvicinamento alla parte offesa. Il tribunale si è riservato, «ma la speranza - interviene l’avvocato di parte civile Lovato - è vedere confermate le misure; il comportamento dell’imputato, che ha già violato il divieto, e la sua indole violenta non mi sembrano le giuste premesse per revocare le misure cautelari».