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Saldi al via

Ferrara, iniziano le svendite di fine stagione: “Pronti, ma senza entusiasmo”

Stefano Luppi
Ferrara, iniziano le svendite di fine stagione: “Pronti, ma senza entusiasmo”

I commercianti preferivano il rinvio. Sui cartellini anche il prezzo originale

04 gennaio 2024
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Ferrara Anche se l’inverno vero e proprio ancora in pratica non si è visto partiranno domani in tutta Italia, Emilia Romagna compresa ed esclusa la Valle d’Aosta che è partita ieri, i saldi della stagione fredda. Quelli che una volta erano definiti i mesi delle "occasioni" (nella nostra regione sono due pieni, fino al 4 marzo), soprattutto per quel che riguarda l’abbigliamento, oggi sono visti in maniera più variegata, come spiegano le associazioni di categoria e i rappresentanti dei consumatori che analizzano la situazione per quel che riguarda regole da conoscere, rischi da evitare nell’acquisto dei capi scontati, concorrenza complicata con l’e-commerce delle piattaforme online che impera, trasparenza dei prezzi.

I numeri

Ma partiamo dai numeri dello shopping scontato. I saldi invernali, calcola l’Ufficio Studi Confcommercio, interessano 15,8 milioni di famiglie italiane con una spesa pro capite di 137 euro - destinata come ogni anno a crescere soprattutto in alcune regioni come la nostra - per un giro di affari complessivo di 4,8 miliardi di euro. In Emilia Romagna lo shopping in saldo vedrà attive 1,5 milioni di famiglie per una spesa di 137-140 euro a testa e un giro di affari totale di 450 milioni di euro. Secondo Federconsumatori sono il 27% del totale le famiglie interessate sul nostro territorio e la stima media pro capite è di poco più elevata, fino a 169,70 euro («il 4,9% in meno rispetto a gennaio 2023», assicura Federconsumatori Emilia Romagna). «I saldi - afferma l’assessore regionale al commercio Andrea Corsini - sono una buona occasione per sostenere i nostri negozi che rendono vitali le nostre città, soprattutto nei piccoli paesi. Nel Piano 2023 per il commercio la Regione ha investito 4 milioni di euro per rendere i centri commerciali naturali più belli e funzionali, riqualificare in generale la rete e promuovere l’attrattività dei territori perché il commercio è un motore straordinario per valorizzare l’identità dei territori oltre ad essere un fattore attrattivo per il turismo».

Ma ai consumatori e agli esercenti che sperano di riprendersi da momenti non facili - chi, ad esempio, con queste temperature "elevate" ha acquistato un piumino o un cappotto? - interessano senz’altro le regole del gioco.

Ecco i consigli per gli acquisti che servono a evitare di restare gabbati e al contempo di aprire inutili liti di qua e di là dal banco. La possibilità o meno di cambiare un capo acquistato con lo sconto è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme e in questi casi è il venditore che deve provvedere alla sua riparazione o sostituzione fino alla riduzione o restituzione della cifra sborsata. Il compratore è però tenuto a denunciare il difetto riscontrato nel vestito entro due mesi dalla data della scoperta del difetto stesso mentre per gli acquisti effettuati online i cambi o la rescissione della vendita sono sempre consentiti entro 14 giorni dalla ricezione del prodotto indipendentemente dalla presenza di difetti. Un argomento molto dibattuto riguarda la prova dei capi venduti in sconto nei negozi: non c’è alcun obbligo da parte del negoziante di fare provare la merce, è una sua scelta dire sì o no.

Mentre per quanto riguarda i pagamenti quest’ultimo è sempre obbligato ad accettare le carte di credito e deve favorire i sistemi cashless.

Quale merce?

Per quanto riguarda i prodotti o la merce in vendita va ricordato che devono essere messi in saldo l’abbigliamento stagionale e che la percentuale di saldo deve essere elevata, se il capo non viene venduto entro un certo periodo. Infine l’indicazione del prezzo trasparente: dallo scorso luglio, attraverso una direttiva "Omnibus" dell’Unione Europea, è fatto obbligo all’esercente di indicare il prezzo normale di vendita che deve essere il più basso applicato ai consumatori nei 30 giorni antecedenti l’inizio dei saldi, lo sconto effettuato e il prezzo finale. «Tiene la voglia di consumo degli emiliano romagnoli - spiega Pietro Fantini, direttore Confcommercio Emilia Romagna che ha avviato la consueta campagna di comunicazione "Saldi tranquilli" - poiché le nostre stime evidenziano una tenuta della propensione al consumo, dopo un anno complesso in cui la moda ha contribuito in maniera determinante al contenimento dell’inflazione. Questi saldi dunque rappresentano una importante opportunità e il fashion retail si conferma una componente essenziale per il valore e la vitalità dei centri storici, contribuendo alla crescita del Pil e

dell’occupazione».

Questione di liquidità

Interviene anche Marco Pasi, direttore Confesercenti Emilia Romagna: «La tendenza degli ultimi anni nel settore moda è stata quella di offrire alla clientela la merce in saldo a percentuali molto alte. Sono sempre di più, infatti, le imprese che propongono la merce fin dal primo giorno dei saldi con percentuale del 50%, destinata a salire anche al 70/75% nelle settimane successive. L’alta percentuale di sconto che viene offerta nei saldi, dunque, comprime in modo importante i margini per le imprese e arriva ad azzerarli se non a spingere l’azienda (per le necessità di liquidità a cui accennavo) a vendere a un prezzo inferiore a quello d’acquisto. La validità dei saldi risiede quindi principalmente nel fatto che consente all’impresa di avere quella liquidità necessaria alla gestione quotidiana e alleggerisce il magazzino che rappresenta sempre un onere importante per l’impresa».