Ferrara, chiesto il rinvio a giudizio per le dottoresse no vax
Sono accusate di peculato, falso, corruzione e truffa
Ferrara La procura di Ferrara ha chiesto il rinvio a giudizio per le due dottoresse Marcella Gennari e Chiara Compagno e la figlia di quest’ultima, Francesca Ferretti, che le faceva da segretaria in ambulatorio.
Le donne sono accusate, a vario titolo, dei reati di peculato (per essersi appropriate di oltre 240 dosi di vaccino contro il Covid-19 e averle distrutte anziché somministrate), corruzione (in relazione a un solo episodio per Compagno, molteplici invece per Gennari e Ferretti per i pagamenti ricevuti dai pazienti a fronte delle “prestazione”), truffa ai danni dello Stato (per aver percepito il compenso extra dall’Ausl di Ferrara previsto per le vaccinazioni a favore dei medici di base) e falso (per via delle false attestazioni di avvenuta vaccinazione, che servivano per ottenere l’allora indispensabile green pass).
«Ho la coscienza pulita», è il commento che Chiara Compagno affida a uno dei suoi legali, l’avvocato Marco Linguerri che la assiste insieme all’avvocato Carlo Taormina. Dal difensore, invece, non viene rilasciata alcuna dichiarazione in merito al futuro processo.
Molti dei quasi 300 pazienti che, come rilevato dalle indagini della Guardia di finanza, non avevano ricevuto la vaccinazione - in maniera del tutto consapevole - hanno già patteggiato la pena: 8 mesi per i falsi e 1 anno e 8 mesi quando ai falsi si è aggiunta anche la corruzione. Da definire invece circa un altro centinaio di posizioni.
L’indagine, consistita anche in attività di intercettazione con l’uso di videocamere che hanno ripreso conversazioni tra le due dottoresse e i pazienti, nonché le somministrazioni considerate fasulle dei vaccini, si chiuse con il blitz della Guardia di finanza del marzo 2022, che portò agli arresti domiciliari le due dottoresse.
Gli ispettori della Finanza si recarono quella mattina nell’ambulatorio di via Armari in città, dove la dottoressa Gennari era al lavoro insieme alla sua assistente-segretaria e infermiera, la figlia Francesca Ferretti. Proprio nel momento dell’irruzione dei finanzieri, la Gennari stava iniettando la finta dose ad un giovane ferrarese che aveva pagato con la mini tangente di 20 euro. Il costo di tali tangenti variava dai 20 a i 50 euro, anche se su questo probabilmente ci sarà da discutere in tribunale, perché una delle posizioni difensive già emerse prime fasi del procedimento, è che quelle dazioni di denaro fossero del tutto volontarie e frutto della sola volontà dei pazienti di “compensare”, diciamo così, il favore ricevuto. L’udienza preliminare deve essere ancora fissata, ma il processo si preannuncia “frizzante”. l
Daniele Oppo
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