La Nuova Ferrara

Ferrara

La storia

Cibo, coperte e calore umano: a Ferrara un “tetto di cuori” per i clochard

Daniele Oppo
Cibo, coperte e calore umano: a Ferrara un “tetto di cuori” per i clochard

Un gruppo di volontari si è attivato per aiutare chi dorme al freddo e all’aperto. Nel cuore di Ferrara i bivacchi notturni improvvisati di chi non ha nulla

16 gennaio 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Hanno iniziato l’anno scorso, con l’arrivo del freddo, nel periodo di Natale. Lo stanno rifacendo quest’anno, a partire dai giorni prima delle feste. Sono dei buoni samaritani, o più laicamente dei buoni cittadini che si preoccupano degli ultimi, di quelli che troppo spesso, quando non prevale l’indifferenza, vediamo come un fastidio per il decoro, quando a dare fastidio dovrebbe essere una società che porta a ciò: dormire al freddo senza un tetto e delle mura come riparo, in balia del clima e del disprezzo. Gli ultimi saranno i primi, diceva l’uomo la cui nascita abbiamo da poco celebrato e a Ferrara ci sono una quindicina di persone che si stanno occupando da settimane di tendere loro una mano, di costituire una leva, grande o piccola, per (ri)sollevarli, così affiancandosi alle istituzioni pubbliche, se non proprio sostituendole.

Il gruppo di chiama “Un tetto di cuori” e ha deciso di «non restare indifferente davanti al disagio e alla sofferenza di quegli esseri umani che anche a Ferrara, come purtroppo in quasi tutte le altre città, compaiono come per incanto all’imbrunire raggomitolati sui loro miseri giacigli fatti di cartone in diversi punti del centro»: le Poste centrali, i portici di via Fausto Beretta, quelli più moderni di via Kennedy e di via Porta Reno. Si tratta di 4-5 persone, sia italiane che straniere (un uomo spagnolo, africani, romeni), tra le quali anche una donna. Non sono tutti, sono quelli più visibili, altri sono “nascosti” in edifici fatiscenti in periferia.

Ed ecco quindi che «da settimane ormai, con l’arrivo del freddo, donne e uomini mossi dallo stesso spirito di solidarietà, si danno appuntamento nei diversi punti del centro città nei quali ormai sanno di trovare persone alla disperata ricerca di calore, soprattutto umano verrebbe da dire - si legge in una lettera/appello del gruppo - Non solo bevande calde, panini e dolci, coperte, maglioni e guanti quindi ma soprattutto chiacchiere, sorrisi ed abbracci è ciò che viene offerto a queste persone che più che senza tetto sono senza affetto».

Non c’è solo questo, perché i volontari dedicano attenzione anche all’aspetto della «pulizia dei ripari di fortuna ricavati sotto i portici», distribuendo «scope, stracci e sacchi per i rifiuti, per lasciare pulito ed evitare così che i residenti o i negozianti non si limitino ad essere purtroppo indifferenti ma diventino addirittura insofferenti richiedendo l’intervento delle forze di polizia, costringendo questi esseri umani alla disperata ricerca di rifugi che diano loro la possibilità di sopportare le temperature gelide e di sopravvivere almeno a quella notte, e per le altre si vedrà».

C’è anche una venatura polemica in tutto ciò: «Il volontariato come ormai consuetudine, non solo supporta ma spesso si sostituisce alle Istituzioni in quello che sarebbe un loro compito ma che la carenza di finanziamenti e qualche volta di volontà, rende da tempo quasi impossibile sostenere». Così «nell’attesa che finalmente le istituzioni si decidano ad assolvere il loro dovere sociale che non è quello di emarginarli scacciandoli ma di accoglierli sostenendoli, “Un tetto di cuori” cerca di affiancarli con quel rispetto e quella cura la cui mancanza è quasi sempre all’origine del loro disagio». Da qui infine il duplice appello lanciato dal gruppo, alle Istituzioni pubbliche «ad assumersi finalmente la loro precisa responsabilità con interventi più empatici che burocratici ed ai ferraresi tutti ad essere almeno più tolleranti e magari solidali con questi loro “fratelli”, contattando la redazione per fornire la propria disponibilità al gruppo “Un tetto di cuori” con l’intento di allargare e rafforzare questo “tetto” anche con i loro “cuori”».