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Ferrara, l’anoressia esplode fra i minori: «Il governo non riduca le risorse»

Ferrara, l’anoressia esplode fra i minori: «Il governo non riduca le risorse»

Stop ai fondi supplementari post-pandemia. A rischio anche posti di lavoro

16 gennaio 2024
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Ferrara Nel 2022 il Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare (Dca) settore Adulti dell’Asl ha avuto in trattamento circa 200 pazienti. Sono persone anche giovani o giovanissime, le cui condizioni di salute possono aggravarsi fino al ricovero o al decesso (nella maggior parte dei casi si guarisce, se si viene seguiti). L’anoressia è il disturbo più conosciuto e rappresenta la seconda causa di morte tra le ragazze fra i 12 e i 15 anni, secondo l’Oms. Ma nei centri allestiti per questi pazienti entrano anche bimbi, giovani e adulti, femmine e maschi, che devono fare i conti con gli eccessi del cibo (bulimia).Dopo la pandemia queste patologie hanno registrato un’impennata. Il governo ha risposto, dal 2022, assegnando fondi supplementari per sostenere i servizi allestiti dalle Regioni. Per il 2024 quel fondo non è stato ancora finanziato e il timore è che sia sparito definitivamente dai radar del governo.

Il rischio, in assenza di altre tipologie di intervento, è che la macchina dei servizi si blocchi o venga rallentata fra qualche mese proprio in una fase in cui viene richiesto un impegno maggiore al sistema sanitario. «I ritmi di crescita sono preoccupanti - conferma Elisabetta Zerbini, presidente dell’associazione di volontariato Kairos – Parliamo di impennate anche superiori al 120% per certe fasce. L’isolamento imposto dalla pandemia che ha pure complicato l’accesso ai servizi ha agevolato in diversi casi l’esordio precoce di questi disturbi o la loro riacutizzazione. Queste malattie sono marcate da una trasversalità che coinvolge tutte le fasce d’età con esiti altamente invalidanti che richiedono l’intervento di equipe multidisciplinari (psichiatri, psicologi, medici, nutrizionisti, tecnici della riabilitazione psichiatrica etc.). Più è precoce e tempestiva la risposta terapeutica più migliorano i risultati». Oggi, ricorda Elisabetta Zerbini, il limite anagrafico inferiore si è abbassato sotto i 10 anni: ad essere colpiti sono ragazzine, ma anche ragazzini, che non sono ancora entrati nell’adolescenza. I fattori che incidono sull’insorgenza sono molteplici e concomitanti: alla condizione familiare si può aggiungere il rapporto con i social media, che entrano in modo sempre più invasivo nella vita delle persone, soprattutto se la loro età coincide con gli ultimi anni di frequenza della scuola primaria. Servirà altro tempo, e tanto, per formare la personalità di questi bambini, di fatto indifesi rispetto all’aggressività e alla capacità di condizionamento dell’universo "social". Il professor Stefano Caracciolo, che ha guidato per molti anni il Centro Dca interaziendale universitario (è in pensione da gennaio 2024) spiega che «con i fondi supplementari del ministero (circa 150mila euro, non strutturali) abbiamo potuto acquistare attrezzature e finanziare in modo più corposo l’assistenza alle persone. Abbiamo anche assunto personale a termine». L’assenza di questi contributi potrebbe far calare in prospettiva la copertura dei servizi e gli organici disponibili «che dovrebbero invece essere stabilizzati. Per i pazienti occorre inoltre un Day Service, una struttura fuori dall’ospedale», sottolinea Caracciolo.

Anche Camilla Mondini, titolare della start up DiCiAlice, ricorda che i fondi stanziati dal governo erano «temporanei. Ora bisogna pensare a interventi strutturali, in grado di incidere su una realtà in forte e preoccupante crescita. Soprattutto occorre continuità: i bimbi con Dca dovrebbero accedere a un percorso differenziato (oggi sono ricoverati in Pediatria insieme a chi è entrato per altri motivi, come la polmonite). E dovrebbero avere a disposizione servizi dedicati anche i ragazzi fra 16 e 18 anni, solo per fare qualche esempio». Sono servizi che oltre al paziente soccorrono le famiglie, anche quelle più in difficoltà. Ieri sul tema è intervenuta in Regione la consigliera del M5s, Silvia Piccinini, che ha presentato una risoluzione. «In Emilia-Romagna - ha scritto - il Centro regionale per i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione ha registrato 190 nuovi accessi soltanto nel 2022, mentre nel 2021 i pazienti presi in carico per disturbi del comportamento alimentare erano 2.008 (+ 27,5% rispetto all’anno precedente), di cui il 91,7% donne e il 69,5% adolescenti con un’età compresa tra i 12 e i 30 anni, con un incremento addirittura del 124,4% tra i minori rispetto al 2016». Al governo si chiede di eliminare la situazione «di grave incertezza».