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Ferrara, rette Cra: i rincari dall’1 febbraio. Bocciata la richiesta di sospensione

Ferrara, rette Cra: i rincari dall’1 febbraio. Bocciata la richiesta di sospensione

Non passa la proposta dei sindacati e dei Comuni schierati col centrodestra

18 gennaio 2024
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Ferrara Il secondo step previsto per i rincari delle rette delle Case di riposo e delle Residenze per disabili scatterà l’1 febbraio. Il primo, per i nuovi ingressi, è già operativo dall’1 gennaio. Ieri la Conferenza territoriale socio-sanitaria, che riunisce i sindaci del territorio e il presidente della Provincia, convocati assieme ai vertici della sanità, ha approvato la data di introduzione dei rincari di 4,10 euro al giorno per gli ospiti che avevano già un contratto l’1 gennaio scorso, sia nelle Case di riposo (+8%) che nelle Residenze per disabili (20%). L’incremento di spesa per l’ospite sarà di circa 123 euro al mese e proiettato su un anno di circa 1.500 euro, come ha confermato ieri il dirigente del Servizio Anziani dell’Asl e direttore del Dipartimento Cure primarie, Franco Romagnoni. La Conferenza era stata chiamata a decidere solo sulla data ma, come ormai avviene da qualche tempo (e forse una spiegazione, ma non la sola, è che fra pochi mesi si voterà anche per le amministrative), il dibattito ha assunto presto colorazioni politiche, con una sostanziale spaccatura per schieramenti: uno favorevole a manifestare platealmente il dissenso rispetto alla scelta della Regione e che ha deciso di non partecipare al voto (Ferrara, Bondeno, Lagosanto, Copparo, Vigarano Mainarda, Fiscaglia, comuni governati dal centrodestra o da liste vicine; assenti Jolanda e Masi Torello), l’altro – in buona parte composto da amministrazioni di centrosinistra – disposto a mandare giù il rospo, a far slittare all’1 febbraio l’avvio del secondo step ma con la richiesta di poter eventualmente ridiscutere «nelle sedi competenti, assieme alla Regione», il ritocco delle rette (la proposta però è già passata in altre province, come Modena e Reggio). L’ammutinamento in Conferenza socio-sanitaria, guidato dal sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, aveva portato alla prima “storica” bocciatura del bilancio preventivo di Asl e Sant’Anna lo scorso settembre ma ieri non ha fatto breccia e la conta finale ha premiato con 34 voti “pesati” su 60 chi ha deciso di non ostacolare il percorso della delibera. A fare la differenza sono stati i 5 voti assegnati alla Provincia (retta dal sindaco di Mesola, area centrosinistra) e i voti pesati espressi da Comacchio (Comune retto da un sindaco di centrodestra al centro di una polemica politica fra Lega e Fdi). Dopo le elezioni amministrative la Provincia, ente derivato, dovrà essere rinnovata e quei cinque voti in Conferenza socio-sanitaria saranno uno degli incentivi per la conquista dello scranno più alto del Castello per ognuno degli schieramenti in campo. Ieri, ad argomentare la richiesta di sospensione della delibera regionale (non accolta), sono stati, con l’intervento di Francesca Battista, Cgil, Cisl e Uil). «Una decisione sbagliata», così sono stati definiti i rincari, richiamando però la responsabilità del governo per il «definanziamento del sistema sanitario nazionale» e del welfare.

Fabbri ha attaccato la Regione, accusata di aver scaricato sugli enti locali il compito di sostenere gli utenti “tartassati”, di aver cambiato i criteri per le assegnazioni delle case popolari e di non aver risolto il problema delle liste di attesa in sanità. Ha condiviso la posizione dei sindacati. A contestare il suo intervento “politico”, «un abuso per le funzioni di questo organismo», è stato il sindaco di Portomaggiore, Dario Bernardi, che ha ricordato che la Regione è già intervenuta per abbassare le rette «attingendo dai fondi per la non autosufficienza». Fabio Tosi (Fiscaglia) ha commentato: «Per azzerare i rincari a Fiscaglia servirebbero 100mila euro». Pagnoni (Copparo) e Lambertini (Vigarano) hanno stigmatizzato «una scelta calata dall’alto» e «non discussa con i Comuni». Accorsi (Cento) ha ricordato «che le tariffe erano stabili dal 2009» e che «i gestori avevano chiesto aumenti da 10 euro al giorno». l

Gi.Ca.

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