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Ferrara, fallimenti in calo: i nomi delle aziende chiuse dal tribunale nel 2023

Alessandra Mura
Ferrara, fallimenti in calo: i nomi delle aziende chiuse dal tribunale nel 2023

Nel 2023 il crac del Kleb Basket, fermo da tempo il colosso Ravani Acciai. Le piccole medie realtà spesso crollano per debiti con banche e fisco

19 gennaio 2024
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Ferrara I fallimenti sono in diminuzione nel Ferrarese, ma il dato ha un risvolto meno incoraggiante di quello che può sembrare a prima vista. Nel 2023 il Portale dei Fallimenti riporta 33 liquidazioni giudiziali, tutte ancora in corso, contro i 49 casi (12 liquidazioni giudiziali e 27 fallimenti) dell’anno precedente. E anche risalendo fino al 2019, includendo lo “spartiacque” dell’emergenza Covid, non ci si imbatte in grandi numeri: 55 nel 2021, 53 nel 2020 e 51 nel 2019. Ma il motivo, è l’analisi dell’Ordine Dottori Commercialisti della Provincia di Ferrara, va anche attribuito a una contrazione dell’economia locale: rispetto a vent’anni fa le procedure sono circa un quinto, perché gli anni passati erano già stati attraversati da diversi fallimenti, coinvolgendo anche grosse realtà. A questo si aggiunge l’entrata in vigore, nel 2021, del Codice della Crisi, una vera e propria rivoluzione in materia di insolvenze: se la vecchia legge (Decreto Regio risalente al 1942) aveva un’impostazione “punitiva”, il Codice ha al contrario uno spirito riabilitativo nei confronti dell’imprenditore sfortunato e incolpevole, e si pone anche l’obiettivo di prevenire la crisi attraverso sistemi di allerta per consentire la pronta emersione dei problemi, puntando al risanamento.

Il Codice della crisi ha unificato la normativa in materia, accorpando e “aggiornando” la già citata legge del 1942 - i fallimenti ora si chiamano liquidazioni giudiziali -, la legge 14 del 2019 sulla composizione negoziale della crisi e la legge 3 del 2012, la cosiddetta “antisuicidi” varata per porre rimedio a casi di sovraindebitamento di consumatori, ovvero privati cittadini definiti “non fallibili”. La stessa legge include anche i liberi professionisti e le piccole aziende agricole che non svolgono attività commerciale. Il Codice della crisi ha ampliato questa platea aggiungendo anche aziende “fallibili” ma che rientrano in determinati parametri dimensionali relativi al fatturato e al debito, come piccoli artigiani quali idraulici ed elettricisti.

C’è poi il filone - continuano dall’Ordine del Commercialisti - delle cooperative, che rappresentavano il 40% del tessuto imprenditoriale ferrarese e che, dal punto di vista delle procedure fallimentari, rientrano nella liquidazione coatta gestita direttamente dal Ministero. Dopo il crac delle grosse cooperative, nel Ferrarese ora operano per lo più coop sociali medio-piccole che rientrano nella “casella” dei soggetti non fallibili.

Pochissimi i ricorsi (negli ultimi due anni una sola richiesta nel Ferrarese, peraltro respinta dal giudice) al concordato preventivo, una procedura «costosa e difficile per le norme da rispettare e soddisfare e le competenze professionali che devono essere messe in campo: un legale, un commercialista, un consulente del lavoro e un perito per la stima dei beni immobiliari».

Nell’elenco delle 33 liquidazioni giudiziali riportate sul Portale dei fallimenti, spiccano due grosse realtà (il Kleb e la Ravani Acciai) e molte aziende di dimensioni medio piccole. «Per questo - spiegano ancora dall’Ordine del Commercialisti - l’impatto sull’occupazione è stato relativamente contenuto, considerato che in alcuni casi ci siamo trovati di fronte a “scatole vuote”». L’area territoriale più colpita appare essere l’Alto Ferrarese (nove casi sparsi tra Cento, Casumaro, Vigarano, Poggio e Terre del Reno), che però è anche la zona con la maggiore presenza di imprese. Nell’elenco delle 33 liquidazioni giudiziali compaiono sia imprese “giovanissime” (2019 o 2020) che realtà nate negli anni ’80 «ma i motivi principali che portano al fallimento restano i debiti con le banche e con l’Agenzia delle entrate. Raramente chi intraprende un’attività parte investendo soldi propri, ma chiede un finanziamento. Se poi però non possiede un’adeguata gestione finanziaria e fiscale, finisce per indebitarsi». I settori più colpiti sono «quello edilizio e del commercio, oltre alla metalmeccanica: nel Ferrarese operano catene di subfornitura meccanica che lavorano soprattutto con Bologna e Modena, e dipendono dal loro andamento». Altro punto di debolezza, «le tariffe più basse rispetto ad altri territori più ricchi, con conseguenti utili più stringati».