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Il caso

Uccise la madre, via al processo a Ferrara: «Sono qui per quello che ho fatto»

Daniele Oppo
Uccise la madre, via al processo a Ferrara: «Sono qui per quello che ho fatto»

Prima udienza in corte d’assise per Sara Corcione, imputata di omicidio

19 gennaio 2024
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Ferrara Per il momento nessuna perizia psichiatrica. La corte d’assise di Ferrara ha rigettato - ma non in maniera definitiva- la richiesta della difesa di approfondire la capacità di stare in giudizio di Sara Corcione, la donna a processo con l’accusa di aver ucciso la madre Sonia Diolaiti, 62 anni, facendole bere del tè avvelenato con il nitrito di sodio. Ieri si è tenuta la prima udienza ed era presente la stessa Corcione, detenuta nel carcere femminile della Dozza di Bologna. La sua condizione psicofisica è parsa abbastanza critica, ma ha comunque risposto ad alcune delle domande “esplorative” postegli dalla presidente Piera Tassoni. Si è detta consapevole di essere in aula «per quello che ho fatto» e che davanti a sé c’erano «le persone che mi devono giudicare». Corcione ha anche dato l’assenso a sottoporsi, in futuro, all’esame per raccontare la sua versione dei fatti. I suoi difensori - gli avvocati Antonio Cappuccio e Tiziana Zambelli di Bologna - avevano poco prima fatto notare che era trascorso circa un anno e mezzo dalla valutazione psichiatrica effettuata dal consulente del pm in fase d’indagine e che aveva rilevato un disturbo della personalità di tipo paranoide e schizoide, di non semplice inquadramento, e che nel frattempo la donna è rimasta in carcere, dove ovviamente il percorso terapeutico non può essere quello ottimale. La corte ha stabilito che l’eventualità di una perizia verrà valutata in futuro, se risulterà necessaria dopo aver ascoltato dei consulenti di parte in proposito. A questo non si è opposta la pm Ombretta Volta e non si è opposta la parte civile, alcuni familiari di Corcione, assistiti dall’avvocato Fabio Anselmo che invece avevano posto qualche questione sull’effettuarla subito, non essendovi state notizie nel frattempo di un decadimento del quadro psichiatrico dell’imputata.

Dopo l’ammissione dei mezzi di prova, la corte ha rinviato l’udienza al prossimo 31 gennaio e poi al 15 e 29 febbraio per le incombenze istruttorie. Secondo quanto emerso finora, la donna aveva pianificato l’omicidio da molto tempo, almeno da un anno, per via del rapporto estremamente conflittuale con la madre, dalla quale si sentiva maltrattata e ingabbiata, e disprezzata. Una situazione peggiorata dopo la morte del padre nel 2018, il noto senologo Stefano Corcione. Nell’agosto del 2021 acquistò due barattoli di nitrito di sodio dall’e-commerce cinese Alibaba, spendendo 120 euro, col preciso scopo di usarlo per avvelenare la madre. Si decise nel 2022: la morte della signora Diolaiti venne scoperta nella notte tra venerdì 29 e sabato 30 luglio, grazie a un’amica che non riusciva a contattarla e che venne insospettita dalle risposte evasive di Corcione, che abitava in uno degli appartamenti di famiglia, nello stesso palazzo di via Ortigara. La morte era risalente al mercoledì precedente, quando la donna era rientrata da una breve vacanza. Dopo aver bevuto il tè che aveva già preparato e conservato in frigo, e nel quale la figlia aveva mescolato un’abbondante dose di veleno. Si sentì male e provò a chiedere aiuto alla figlia per telefono. Non lo ricevette mai. Corcione disse che fu il più bel giorno della sua vita, che o moriva sua madre o lei.