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Ferrara: soffocò la madre, Biondi a processo. A giugno davanti alla corte d’assise

Daniele Oppo
Ferrara: soffocò la madre, Biondi a processo. A giugno davanti alla corte d’assise

Omicidio del Barco, la difesa valuta una nuova consulenza psichiatrica

23 gennaio 2024
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Ferrara Dovrà comparire davanti alla corte d’assise il 13 giugno prossimo, Sandro Biondi, l’uomo di 52 anni che il 23 febbraio dello scorso anno uccise la madre, Maria Sassoli (81 anni), nell’appartamento Acer di via Argante, al Barco, dove entrambi vivevano.

Ieri si è tenuta l’udienza preliminare davanti al gup Carlo Negri. Biondi, che è difeso dall’avvocato Francesco Andriulli (in precedenza era assistito dall’avvocata Monica Pedriali) non aveva accesso alla richiesta di riti alternativi - il rito abbreviato, ad esempio - per via della contestazione di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela con la vittima e dall’età avanzata della madre, ultraottantenne. Il suo rinvio a giudizio era una strada più che scontata, dunque.

Fu lo stesso 52enne a chiamare la Polizia quella mattina, avvisando di aver ucciso la madre: l’aveva soffocata con un cuscino, comprimendole al contempo il torace, impedendole così ogni tentativo di respirare.

Non è ancora ben chiaro perché abbia compiuto l’omicidio, fin da subito si è parlato di contrasti tra madre e figlio - nel tempo c’erano stati dei diverbi molto accesi e negli anni passati anche qualche intervento delle forze dell’ordine, mai comunque per maltrattamenti -, di difficoltà nel rapporto dovute ai bisogni assistenziali della signora Sassoli, ma anche di un gesto legato alla non accettazione del fatto che la madre si sarebbe di lì a pochissimo trasferita in una residenza per anziani. L’uomo, sentito dagli inquirenti, aveva detto «non ce la facevo più».

La sua condizione psichiatrica è stata approfondita con una consulenza ordinata dal sostituto procuratore Andrea Maggioni ed eseguita dallo psichiatra forense Luciano Finotti. Ne era emerso un quadro di disturbo ansioso-depressivo con alcuni tratti di disturbi vari della personalità, che però, a detta del consulente, non avrebbero inciso sulla sua capacità di intendere e di volere di Biondi al momento del compimento dell’omicidio. Nella consulenza veniva specificato che, rispetto alla permanenza in carcere, sarebbe preferibile per Biondi il ricovero in una struttura idonea per la cura delle patologie. Biondi è rimasto in carcere finora, anche perché - ma questo è un tema di portata ben più ampia - le strutture alternative al carcere sono poche, hanno pochi posti e liste d’attesa lunga. In ogni caso, in carcere è stato accudito con una certa cura. Per diverso tempo, dopo l’arresto il 52enne si era chiuso in sé stesso, rifiutando il cibo e rifiutando le visite in carcere da parte dei familiari e in almeno due casi aveva anche posto in essere dei comportamenti autolesionistici. A poco a poco ha poi iniziato ad aprirsi e a chiedere di poter vedere il fratello, che ha fin da subito mostrato un alto grado di comprensione e vicinanza, pur nell’immensa tragedia familiare.

La difesa valuta al momento se procedere con una consulenza psichiatrica supplementare in vista del processo che si aprirà tra pochi mesi davanti ai giudici della corte d’assise. 


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