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Ferrara, giovani autisti Tper in fuga dal lavoro in cerca di benessere e paghe migliori

Ferrara, giovani autisti Tper in fuga dal lavoro in cerca di benessere e paghe migliori

Sono una decina gli abbandoni di addetti alla guida verso altre realtà lavorative. L’azienda all’assunzione chiede l’impegno a restare almeno tre anni ma non basta: «Turni spezzati e poche ferie»

28 gennaio 2024
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Ferrara Una professione non più ambita. Entrare in una azienda di trasporto pubblico locale era fino a pochi anni fa uno dei lavori al quale aspiravano molti giovani, che permetteva loro di coniugare la sicurezza dello stipendio alla qualità della vita e alla possibilità di accedere a mutui e altre agevolazioni per “mettere su famiglia”. Da oltre 50 anni le aziende assumevano i professionisti del volante attraverso concorsi pubblici al quale si accedeva una volta in possesso dei necessari titoli di abilitazione alla guida. Una professione basata su turni, molti dei quali “spezzati”, assolvendo così alla funzione propria del trasporto pubblico nel quale gli orari di punta negli spostamenti dei passeggeri devono coincidere con una maggiore offerta del servizio.

Negli ultimi anni il lavoro del conducente di autobus, sia di linea che di noleggio è sempre meno ambito per fattori di carattere economico e di qualità della vita. La fascia oraria di impegno del personale addetto alla guida va dalle 4.30 del mattino alle 22.30. Il verificarsi di questa situazione è diametralmente opposta all’offerta che Acft (azienda che ha gestito il trasporto pubblico Ferrara fino al 2009) proponeva ai dipendenti e basata su una buonuscita di una cifra tra i 15 e i 20mila euro a fronte delle dimissioni da parte del personale addetto alla guida.

«Rispetto al passato è più complicato riuscire ad ottenere la patente di guida e la prescritta carta di qualificazione del conducente» spiega Sandro Scodeggio della Filt-Cgil, il quale sottolinea che questo aspetto accomuna tutte le aziende del ramo, sia pubbliche che private. Alcune aziende, come la stessa Tper propongono ad eventuali candidati il pagamento di patente e C.Q.C: a fronte dell’impegno di rimanere alle dipendenze per almeno 3 anni. Purtroppo questo non è sufficiente per ottenere un numero sufficiente di autisti, tanto che negli ultimi anni almeno una decina di giovani in servizio nel Ferrarese hanno scelto di migrare verso altre realtà lavorative.

Tra questi Emmanuel Spanò, 28 anni tra pochi giorni, rimasto alla dipendenze di Tper per circa 5 anni. Spanò è uno dei tanti giovani provenienti dal sud, giunto a Ferrara dopo avere partecipato alle selezioni per autista di autobus. «Ora lavoro in una azienda di Bologna del settore ferroviario» racconta il giovane evidenziando che la scelta è stata fatta non solo per un discorso economico, ma anche di qualità della vita. «Ero troppo impegnato su turni spezzati e la mancanza di autisti ha ridotto notevolmente la possibilità di ottenere giorni di ferie» conclude il 28 enne.

Simili le cause che hanno indotto altri conducenti a cambiare lavoro anche dopo molti anni di permanenza in aziende del settore del trasporto pubblico, non ultima quella sul versante della sicurezza. «Da tempo denunciamo importanti questioni legate alla incolumità del personale, per via delle numerose aggressioni subite del personale addetto alla guida» conclude Scodeggio. Un problema, quello della difficoltà nel reperire autisti, di non facile soluzione che rischia di rendere difficoltosa l’erogazione del servizio di trasporto pubblico locale. l

Stefano Balboni

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