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Pieve di Cento, il Grand Hotel Bologna torna all’asta

Alessandra Mura
Pieve di Cento, il Grand Hotel Bologna torna all’asta

A sei mesi dall’acquisizione la struttura è di nuovo in vendita. Prossima chiamata il 15 marzo, offerta minima 3 milioni 225mila euro

31 gennaio 2024
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Pieve di Cento Il Grand Hotel Bologna torna all’asta. A sei mesi dall’acquisizione da parte della società immobiliare "La Torre" del gruppo romano Rinascimento Holding Italia, il complesso ricettivo è ricomparso sul sito delle aste immobiliari con il prezzo base di quattro milioni e 300mila euro e offerta minima pari al 25%, ovvero tre milioni e 225mila euro. Una somma di poco inferiore a quella con la quale "La Torre" si era aggiudicata il lotto lo scorso luglio. L’asta si terrà il 15 marzo e le domande si possono presentare fino al giorno precedente. Dopo l’acquisizione, dalla società Grand Hotel Sole, della struttura che fu proprietà del Gruppo Cavicchi da tempo fallito, l’amministratore unico della "Rinascimento Holding Italia", Paolo Selmi, aveva annunciato un programma di restyling e di rilancio del complesso immobiliare, di cui la stessa Holding gestiva già (e gestisce tuttora) l’albergo (sempre rimasto in attività), il ristorante, il PalaEventi e il Centro medico. Ed è lo stesso Selmi a spiegare i motivi che hanno fatto sfumare il piano, e far tornare in vendita il Grand Hotel Bologna: «Le banche non ci hanno fornito il sostegno finanziario, con la motivazione che non credono al progetto». All’indomani dell’asta, Selmi aveva sottolineato la volontà del suo Gruppo di «far capire che è cominciata una nuova era, che nulla ha a che vedere con le vicende del passato». Ed è proprio su questo punto, riflette ora, che si sono presentati gli ostacoli: «Dal piccolo fornitore all’istituto di credito, tutti restano dubbiosi sul fatto che ci sia una vera discontinuità con il passato, e ci sono venuti a mancare i finanziamenti». La Rinascimento Holding Italia, come avviene con le vendite all’asta, aveva anticipato il 20% della somma, il resto doveva provenire dal credito: «Ma la banca non si è detta disposta ad anticipare l’importo, dovremmo essere noi a coprire il saldo e successivamente ricevere il finanziamento». Il gruppo, puntualizza ancora Selmi, avrebbe potenzialmente le risorse per far fronte a questo impegno economico, perché proprietario di molti terreni e immobili «ma al momento dell’acquisizione abbiamo "ereditato" anche i contratti precedenti, molto bassi, che abbiamo rispettato, e vendere questi beni significa dover accettare offerte irrisorie». Nel frattempo, sottolinea, «avevamo portato avanti gli interventi post sisma, che erano stati abbandonati, e abbiamo ristrutturato la piscina, che contiamo di aprire in primavera». Tutti segnali, rimarca, «del nostro impegno e della nostra buona fede a fornire nuovi servizi alla comunità». Un impegno che non è bastato a sbloccare la fiducia nel progetto, e dopo una breve parentesi che aveva fatto sperare in un rilancio, il Grand Hotel Bologna torna all’asta.